08/12/09

Non sono venuta bene.



Quando ti fai quella foto tessera non stai troppo lì a sistemarti il trucco.
E' la foto che ti serve da mettere sull'abbonamento del pullman o su qualche altro tesserino.
Metti che ti chiedono una foto da allegare al curriculum ce l'hai, visto che hai finito il liceo e stai cominciando a cercarti un lavoro.
Magari a saperlo ti truccavi meglio o invece di farla a quelle macchinette della stazione andavi da un fotografo di quelli che la fanno con la digitale e prima di stampartela ti chiedono se ti piace o se la vuoi rifare.

Ma tanto è per il tesserino.
E quindi va bene se i capelli sono un po' così.
Se il trucco non ce l'hai, se il sorriso è venuto fuori quasi un po' imbronciato.

Non lo sai mica, quando metti i 5 euro nella macchinetta e poi sorridi guardando nella direzione indicata, che quel flash ti immortalerà per sempre.
Non lo immagini che è la foto, l'unica, fornita alla polizia.
La foto che magari qualcuno ha trovato al volo in casa, proprio quella del tesserino dell'abbonamento che hai nella giacca di tutti i giorni, perché eri uscita vestita bene e gli altri documenti te li sei portata dietro.

Non lo immagini che quella è la foto che gli altri vedranno quando sarai morta.
Non ci pensi mentre la luce del flash ti abbaglia.
Hai vent'anni, una foto tessera così così, e un mucchio di amici, uno dei quali ti ucciderà una sera che non te lo aspetti, che non te lo immagini, solo perché gli hai detto di no.

Prendi le quattro foto stampate dal bocchettone della macchinetta lì in stazione, le agiti perché l'inchiostro si asciughi bene.
Ti guardi e pensi:
"Non sono venuta bene..."
Ma sì, tanto mica devo finire sui giornali.

25/11/09

Neda e le altre.


La cosa agghiacciante della giornata internazionale contro la violenza alle donne è che non si fa mai fatica a trovare l'immagine di qualche donna trucidata a cui dedicare il post.

(l'anno scorso era Hina, quest'anno Neda. Purtroppo so già che l'anno prossimo ce ne sarà un'altra).

16/11/09

Puliti puliti.

“la cliente ci ha chiesto di cambiare il tema del publiredazionale”
“Perché? Se l’hanno approvato”
“si , va bene che parliamo del cambiamento del ruolo della donna in casa… ma vogliono un tratto più positivo delle faccende domestiche”
“ In che senso scusa? E’ ovvio che le donne non vogliono sobbarcarsi tutte le faccende domestiche come un secolo fa! E’ necessario un nuovo ruolo maschile! E’ questo che spieghiamo nell’articolo”
“si, ma loro trovano che sia troppo di rottura… loro sono per le faccende come puro piacere”
“ok, ma allora che si divertano pure i maschi a lavare le lenzuola e a lucidare l’argenteria!”
“Eh, tu hai ragione, ma così non ce lo passano… dobbiamo cambiarlo, renderlo più piacevole”

Il grande dramma del giorno è questo publiredazionale che stiamo facendo per un’azienda che produce detergenti per la casa. Proponiamo articoli che trattino il modo di vivere la casa in modo attuale. E attuale per me vuole dire “schioda il tuo grosso culo dal divano e dammi una mano a pulire questa casa”.
Invece no. Per queste persone siamo rimaste all’enciclopedia della donna- quella dove ti insegnano a prendere il tè coi biscotti e a stare seduta con le ginocchia strette.
Spolverare è una gioia, avere le lenzuola di fiandra ha del miracoloso e stare ore e ore a lustrare i pavimenti è un piacere che solo una donna può apprezzare.


Infatti mi è arrivata una nota firmata della presidentessa della società in questione che scrive “noi donne abbiamo la casa nel DNA”. Più che nel DNA io ho la sensazione che la casa ce l’abbiamo da qualche altra parte…
E questa cretina è pure laureata alla Bocconi.

E visto che siamo in tema di pulizie, oggi un amico mi ha chiesto di aiutarlo in un lavoro un po’ particolare.
Ha un cliente che ha avuto qualche problema con la giustizia… deve farsi un sito per ripulirsi l’immagine. Mi fa un nome e mi dice che su di lui si trovano solo cose negative, ma l’avvocato del tizio dice che è uscito bene dai processi.
Gli lascio il beneficio del dubbio.
Mi prendo un po’ di tempo: cerco le notizie, leggo, ragiono.
E mi dico che quando uno fa un buco da 400 milioni, è indagato per mafia ed è a capo di una società che raddoppia i fatturati imponendosi per merito del governo e di un parente che fa le leggi per favorirlo, tanto pulito non deve essere.
Probabilmente ho dato un calcio a un bel po’ di soldi… ma ho detto di no. Non farò quel lavoro.
Preferisco non mangiare e andare in giro a testa alta.

Il mio amico invece quel lavoro lo farà. Dopotutto, mi dice, per lui il tizio in questione è un cliente come un altro.
Io non ne sarei così sicura.

Sono un’obiettrice di coscienza della pubblicità. E ne vado orgogliosa.

12/11/09

Sua Signora dei paraurti.

Se siete in macchina e posteggiate ad Azzate, state attenti a Rita Giacometti: è una signora probabilmente di una certa età, non troppo pratica col servosterzo.
Rita Giacometti è all’apparenza gentilissima, perché nonostante vi abbia centrato il paraurti della macchina in vostra assenza, lei vi lascia un biglietto di scuse senza nome e cognome ma solo col numero di telefono.
Rita Giacometti vi risponde se la chiamate la sera stessa alle nove, appena vi accorgete del danno, e vi dice che è a una festa, se vi può richiamare il giorno dopo.
Ma certo!
Riattaccate col cuore gonfio di gioia, perché stentate a credere che al mondo ci siano persone così oneste. Già.
Però il giorno dopo non vi richiama.
Allora mandate un messaggio il giorno dopo ancora.
E lei solerte vi richiama e vi dice che, se va bene, avvisa il suo carrozziere, si mette d’accordo con lui e vi dice quando portare la macchina a sistemare a sue spese.
Certo. Non c’è problema.
Allora va bene: vi richiama lei appena ha parlato col carrozziere.
Perfetto.
Peccato che debba essere difficile parlare col carrozziere, perché dopo una settimana ancora non si fa viva, Rita Giacometti.
Allora che fate? La richiamate. E lei si scusa, che il carrozziere la doveva chiamare, poi ha avuto problemi, poi non ha avuto tempo e poi comincia l’estate.
Ma ti richiama lei il giorno dopo.
Mh.
Il giorno dopo la telefonata non arriva.
Si sa, le persone oneste sono sempre tanto prese.
Allora vi rifate vivi.
Rita Giacometti si scusa, è un casino trovare il carrozziere che è tanto tanto amico del marito al quale è intestata la macchina.
Andate in vacanza? Certo che ci vado in vacanza… no perché non so poi il carrozziere…
E allora rimandiamo a dopo l’estate, che di solito vuol dire la fine di agosto o i primi di settembre.
Al 15 di settembre ancora senza notizie.
Allora ritentate con un messaggio, maledicendo il giorno in cui avete trovato una persona tanto onesta.
Lei richiama scusandosi, che stava proprio pensando a voi perché è ripassata al posteggio e ha riconosciuto la macchina ed era tentata di lasciarvi un bigliettino visto che, accipicchia, ha perso tutti i numeri del telefono compreso il vostro.
Che sfiga, eh!
Ma ha parlato col carrozziere, che ha detto va bene ma non sa ancora quando.
Per me quando potrebbe andare bene?
Quando vuole lei. O lui. A questo punto dopo due mesi cominci a domandarti se il carrozziere sia miliardario, visto che non ha tempo di farti la macchina, e intanto auguri a Rita Giacometti, l’onestissima Rita Giacometti, tutti i mali del mondo.
Ti richiama lei appena lo sa.
Certo.
Dopo una settimana nulla. E tu ormai ne hai davvero le palle piene.
Allora smetti di stupirti che ci siano persone tanto oneste e cominci a domandarti perché esistono gli stronzi che ti lasciano un bigliettino col numero giusto se tanto poi ti devono prendere per il culo. Boh, forse lo fanno perché più li chiami, più gli si ricarica il telefonino.
Insomma, a un certo punto capite che non c’è niente da fare e che la sua onestà porterà la solerte Rita Giacometti a mentirvi a vita. Allora passate tutto alla vostra assicurazione che non potrà fare niente perché la macchina non è intestata a Rita Giacometti e per questioni di privacy è impossibile risalire ai suoi dati.
Quindi, cara signora Rita Giacometti che ha il commercialista ad Azzate e che a metà luglio mi ha centrato la Y al posteggio di Azzate, sa che le dico? Se ne vada cordialmente al diavolo.
E anzi: mi auguro che questo post la faccia incazzare tanto da denunciarmi: così finalmente avrò i suoi dati e saprò dove recapitarle il conto del carrozziere.

03/11/09

Etciù!

No, non mi vaccino.
Mi spiace.
Facciano tutte le campagne che vogliono. Seminino il panico.
IO non mi vaccino.
Non lo faccio perché ho saputo che agli infermieri in ospedale chiedono di firmare un consenso: nessuno risulta responsabile sugli eventuali effetti collaterali. Cosa che non succede mai per nessun altro vaccino in circolazione.
Non lo farò perché sembra che contenga bromuro e mercurio.
Non lo farò perché è stato testato poco. E non ci sono sicurezze.
Non mi vaccino.

Voglio i dati dei decessi delle altre influenze.
Voglio sapere chi ci sta guadagnando e quanto.
Voglio sapere perché l'allarme in Svizzera è rientrato, visto che ce l'abbiamo qui di fianco.
Voglio sapere da che parte stanno i media.

Non mi vaccino.

E se m'ammalo pace.
Non vorrete mica che resti qui in eterno, vero?

26/10/09

Un figlio uguale a Brad Pitt?

si può fare.
http://www.elle.it/blog/valentina-maran/faccio-un-figlio-uguale-a-brad-pitt

08/10/09

Adesso mi arrabbio.

Secondo Sky, solo le donne piangono.
Così pare dall'ultimo spot sull'HD.
Se volete protestare l'agenzia è la United 1861. Di Milano.

01/10/09

Stupro ad arte.

L’arte non è una buona scusa.
Polanski deve essere processato e giudicato.
Poco importa che il fattaccio sia accaduto più di 30 anni fa.
Non mi interessa.
Violentare una ragazzina di 13 anni è vergognoso.
E non parlatemi di "essere o meno consenzienti".
E’ da codardi scappare.
E’ da stupidi rintanarsi dietro il proprio talento.
Non so voi, ma non riesco a vedere prima l’artista dello stupratore.

Vedo solo uno schifoso di talento.

Anzi: mi fa rabbia che tutto il mondo dello spettacolo usi la scusante della genialità come attenuante all’orrore.
Ha macchiato la vita di una donna.
Anche se è stato perdonato. Anche se il gesto in assoluto più grande l’ha fatto lei dicendo “sono felice, non parliamone più”.

L’arte è la somma delle proprie colpe.
Quello che ha fatto è servito sicuramente ad alimentare la creatività delle sue opere. Consciamente o inconsciamente.

E’ giusto che paghi pegno.

Un genio non ha scusanti.

Non vogliamo parlarne più? Perfetto: che paghi, e non ne parleremo più.

08/09/09

I calzini e chi li porta


Tra una settimana esce il libro della Giulia.
Vediamo di comprarlo, eh!

(no, qui nessun post su Mike Bongiorno. Personalmente non m'è mai piaciuto)

04/09/09

Copio e incollo.

Questo bellissimo articolo di Loredana Lipperini.
"VENERDÌ, 4 SETTEMBRE 2009
FACCIAMOLO
L’articolo per l’Unità è uscito questa mattina. In attesa che sia anche on line (presumibilmente qui), lo posto. Molti di voi conosceranno già alcuni degli esempi e delle argomentazioni utilizzati. Quel che mi interessa è la parte finale. Facciamoli, questi stati della comunicazione: non so come e non so dove, ma vanno fatti. Suggerimenti benvenuti.

Agosto.

Sfoglio le bozze di un romanzo italiano che uscirà in autunno: protagonista, una ragazzina dotata di poteri paranormali. Ma, soprattutto, bella: il suo potere è la bellezza, sostiene anzi, come una Winx appena un po’ cresciuta. L’autrice del romanzo è una giovane donna intorno ai trent’anni, di grande intelligenza e attenzione. Ma leggendo la storia, sembra che la questione del corpo, del corpo gradevole, del corpo potente perché gradevole, anzi, sia la lastra di vetro su cui il suo personaggio batte le mani senza riuscire a infrangerla.

Il corpo siamo noi, mi scriveva qualche mese fa una collega, sempre intorno ai trent’anni, brava, curiosa, appassionata: cosa ci resta, oltre al corpo?

Quelle di cui parlo sono donne in buona fede, brave, preparate, impegnate in professioni intellettuali, accomunate soltanto da una fascia d’età che per lo più ha guardato con insofferenza al femminismo. Perchè quando il frame è identico per tutte – il corpo delle donne è la fortuna delle donne – è difficile sfuggire. Prima dell’estate, l’autrice Debora Ferretti, che ha scritto per Castelvecchi il tristissimo “Manuale delle giovani mignotte”, dichiarava in un’intervista: “ è ora di smetterla con la falsa morale e le ipocrisie di facciata. Basta additare le veline perché non sanno chi è il ministro della giustizia. Basta scandalizzarsi perché le telecamere di Miss Italia inquadrano il culo, che non si chiama più culo ma lato B. Basta scuotere la testa quando la showgirl sposa il milionario che ha tre volte i suoi anni. Viviamo, purtroppo o meno, in un’epoca e in un Paese in cui i parametri per far parte delle classi privilegiate, come la classe politica o quella del mondo dello spettacolo, si sono molto allontanati da professionalità, preparazione e competenza. Se tra questi parametri rientrano un paio di gambe e dei seni prorompenti, a me non stupisce e non mi fa indignare”. E aggiungeva: “Via dalla integraliste il cui impeto seduttivo innato è stato annullato da false credenze e sensi di colpa immotivati”. Ecco.

Agosto. Nel mio paese, un piccolo centro nelle Marche, si assiste ad una spaccatura feroce tra due schieramenti politici: quello di centro sinistra si è confermato alle amministrative per sei voti, e quello di centro destra promette opposizione durissima. La mette in atto organizzando una notte bianca “per riaccendere la fiamma dello sport”, con elezione finale di Miss Maglietta Bagnata. Ne discuto, costernata, con una ragazza – ancora una volta intorno ai trent’anni. Mi dice: ma in fondo cosa c’è di male? Perché mortificare il corpo? Perché impedirci di essere belle?

Agosto, ancora: rivendicare l’uso del corpo come passepartout è eredita del 68, rifletteva a Fahrenheit, la splendida trasmissione culturale di Radiotre, uno psicologo con cui condividevo una riflessione sul giochino on line che insegna alle bambine a farsi veline. Anche questa, sosteneva il mio interlocutore, era la conseguenza di quella battaglia. Sciolti i lacci, ognuno fa quel che desidera del corpo: anche usarlo invece del resto (ovvero il talento, l’intelligenza, lo studio, la preparazione, la passione). Se davvero il corpo è nostro, che male c’è?

Agosto, sulla fine. Discuto con un’amica avvocata che sostiene la stessa tesi. Il corpo mi appartiene e posso usarlo per fare la escort, o per ottenere un programma in Tv. Giuridicamente, è così, mi dice. E io le rispondo che allora mi appartiene sempre, quel corpo: anche quando è gravido, o morente. O cenere.

Comunque la si giri, l’equivoco è qui. E’ lo stesso che ha portato Niccolò Ghedini a urlare “bigotta” a Emma Bonino, in una puntata di Annozero. Ricordo bene il volto sbigottito di Emma che diceva: “io?”: e capisco lo stupore, perché ero al suo fianco, svariati lustri fa, quando si trattava di difendere diritti indifendibili,inclusi quelli della sessualità e, sì, del corpo. E’ lo stesso equivoco che porta molte donne a scambiare indignazione per integralismo, e a supporre che una generazione di frustrate intenda togliere alle più giovani il diritto alla bellezza, e alle meno giovani quello di restare tali.

C’è una reazione molto semplice quanto efficace che si può tentare: mostrare il paginone del Domenicale di Repubblica di qualche settimana fa, dove venivano ritratte tutte le Miss Italia dalla nascita del concorso. Le ultime sei sono indistinguibili. E a subito dopo bisognerebbe chiedere: questo significa rivendicare la bellezza? Essere identiche a qualcun altro? Appartenersi è un esercizio di cesello per adeguarsi a un modello dato? Appartenersi significa dover sottostare a un gioco di cui non si sono fornite le regole e non si sono nemmeno lette quelle date da qualcun altro? Appartenersi è difendere la desiderabilità formato Mediaset a tutti i costi, per parlar chiaro?

Detto questo, non è neanche vero, non del tutto, che il silenzio delle donne sia assoluto. Non lo è in rete, per esempio: dove da anni le donne scrivono e si incontrano e si organizzano secondo schemi che non sono più quelli della piazza, ma possono funzionare ugualmente bene. E anche meglio. Mi viene in mente la recente campagna pubblicitaria di una banca che dopo le mail di protesta non si vede più. Se l’aveste persa, è quella della vigilessa che si avvicina all’indisciplinato automobilista con il blocchetto delle multe in mano, e gli comunica l’entità della violazione. Cinquanta euro. Al che, il simpatico automobilista risponde:“Sali.”. In linea con quei nove milioni di italiani adulti che sono clienti abituali delle prostitute, anche se facciamo finta di no. In rete si sono mobilitate in tante, hanno inviato la loro protesta per posta elettronica e a tutte la banca ha risposto “ma noi volevamo far sorridere gli italiani!”.

Ah, e poi c’è stata la faccenda della Guinness. Una finezza, visibile su YouTube. Scena: una copula che ritrae solo i tronchi dei copulanti, manco fossero i lumaconi visti sempre in agosto sul muro della mia casa marchigiana. Senza testa: perché il concetto di bellezza attuale prescinde dall’unicità degli individui. E’ carne, un tanto al chilo, e i volti non servono. Lei sta sopra, lui sotto. Sul culo di lei c’è una bottiglia di Guinness, e poi si vede una mano maschile, che non è del signore di sotto ma appartiene ad altri, che la prende e la posa, dopo aver bevuto. E poi una seconda mano fa la stessa cosa. Infine, la fa anche quella del signore copulante. E lo slogan è “Condividila con un amico. Anche con due”. “Bigotte”, dicevano i commentatori alle commentatrici che postavano “che schifo”. Ma le commentatrici c’erano, questo è il punto.

Bigotte. Ecco, a questo non ci sto. A passare per una generazione talebana che alza il ditino e dice “allungatevi le gonne e mortificatevi”, io non ci sto. A passare per le madri o zie noiose, che citano Beauvoir in virtù di una giovinezza finita, io non ci sto. Perché non è mai stato questo quel che abbiamo detto e desiderato. Abbiamo parlato di scelta, certo: ma soprattutto di consapevolezza della scelta. C’è, questa consapevolezza? Nel famigerato immaginario, esistono i modelli che permettono di acquisirla? Se in televisione vediamo soltanto o fanciulle identiche e assai nude o la nobile vecchiaia intellettuale e scarmigliata di Margherita Hack, manca qualcosa: mancano le tantissime donne normali che vogliono davvero tutto: l’armonia del corpo e della mente, la valutazione che passa per le proprie capacità e non (solo) per il proprio aspetto.

Per questo, credo che sia importante cominciare da qui: dai luoghi dell’immaginario. Dalla televisione (perché chi inquadra la Silvestedt basso-alto e alto-basso nella Ruota della fortuna è una donna e lo fa lo stesso?). Dai giornali. Dai libri. Con altre donne, abbiamo ragionato – fin qui solo via mail - dell’importanza e dell’urgenza di dar vita a un incontro. Stati generali della comunicazione e questione di genere: credo che sia indispensabile farlo: e approfitto di queste pagine per lanciarli. Facciamolo. Perché il nodo è qui: l’immaginario. Molti e molti anni fa, con la nascita di Drive in, altri hanno creato quello che ora ci sta schiacciando. Adesso, tocca a noi."

03/09/09

Rinascente



...e poi ti ritrovi, non sai neanche come, al reparto bimbi della Rinascente.
Guardi tra le braghette minuscole, le gonnelline di taffetà.
Non resisti all'idea di toccare una giacchetta di lana cotta grigia e immagini quanto potrebbe piacerti.
La commessa arriva, ti chiede gentile "E' per un regalo?"
...
"No. E' per qualcosa che non sta succedendo".

27/08/09

In ritardo di un giorno.


Io lo so che mi devo ricordare il 26 agosto per due motivi.
Il primo è che è il compleanno di mia sorella.
Il secondo è che purtroppo, quel giorno, è anche l'anniversario della morte di Enzo.
Enzo Baldoni.

Chissà cosa scriverebbe se fosse qui adesso...
Di tutto quello che sta succedendo, intendo.

E come sempre, il mondo della pubblicità è stato zitto.
I "grandi" direttori creativi sono troppo presi a fare le campagne per vincere Cannes.

Bah!

19/08/09

Mamma, che dramma!



Quello che non sopporto dell’estate sono le mamme: quelle che pretendono di sapere cosa desidera la figlia di un anno.
“vuole fare un giro sul trenino”.
Quando del trenino, alla pargoletta, non gliene frega nulla.
Che dramma le madri che non si organizzano e impongono ritmi e orari.
E mettono un muso colossale quando le cose non vanno bene, e urlano contro padri che alla prima occasione vanno a farsi un giro a piedi pur di non sentirle.
Che dramma queste madri col patentino dell’affetto unico e assoluto, quando vogliono uscire e poi pretendono di trovare bar e ristoranti vuoti solo per loro.
Che dramma le mamme che riversano ansie e paturnie sui figli.
Quelle che “oddio, amore hai fame, vero? E sei stanca, vero?” mentre alla piccola non gliene potrebbe fregare di meno, sta benissimo e non si lamenta di nulla.
Che dramma le mamme che sono state figlie uniche viziate.
Che non hanno mai avuto animali e sono cresciute completamente anaffettive.
Che dramma e mamme che conosco io.

Se devo diventare così, preferisco non avere figli.

07/08/09

Di che morte devo morire



La violenza del proprio partner è la prima causa di morte per le donne italiane.
Ieri notte un uomo di Gornate Olona ha sterminato i figli e la moglie mentre dormivano.
La richiesta di separazione e la perdita del lavoro non sono delle attenuanti.
Spero di non sentir dire le solite cazzate nei telegiornali.

05/08/09

Per carità, mangiate!



Stampa per America's Next top model.

21/07/09

Ha ragione lei.



Mettere da parte i soldi a 16 anni e a 18 farsi una sesta, ma solo perché il chirurgo si rifiuta di farti un'ottava.
Investire per poi ottenere visibilità. E denaro.
Almeno per un po'. Fino a che dura.
Fino a che non ne arriva un'altra con le tette più grosse e più gonfie.

Le sue tette l'hanno tenuta a galla.

Oltre alla Moreira in bikini che fa ballonzolare le sue di bocce durante tutto Paperissima Sprint, e senza contare Belen e le inquadrature da film porno del suo culo, adesso ci manca anche questa.

Visto che Lucignolo è già occupato, visto che non si sa bene quanto sia amica dei bambini dopo le pornodive, le ritaglieranno un angolo fatto apposta per lei.
Appunto. E' quetso il problema della tv. Che gli angoli li tagliano apposta per queste qui, mica per noi.
Poco importa chi c'è davanti alla tv.
Quello che importa è chi c'è davanti alle telecamere.
Quello che importa è che tette e culi fanno audience.
Ma ne siamo così sicuri?
Quante alternative ci hanno dato?

Meglio spegnere e leggere libri.
Oppure boicottare i telecomandi di quelli che fanno test per gli ascolti.
Perché non ce li andiamo a prendere?

13/07/09

Prove di sciopero.



Domani questo blog starà zitto per far rumore.
Non sarò in piazza a Roma, ma ci saranno tanti altri al posto mio.
Domani tantissimi blog si zittiranno per far sentire quanto rumore fa il silenzio delle opinioni.

Domani si fanno prove di tendopoli: siamo i terremotati dell'opinione.
Dove tutto è controllato e gestito da qualcun altro. E tu al massimo hai il diritto a ringraziarli d'esser vivo.

Tra un po' dovremo comunicare coi piccioni viaggiatori, finché non ci abbattono anche quelli.

08/07/09

C'è Twitter nelle tendopoli?

Domandone: ma arrivano informazioni direttamente dalle tendopoli? Da chi ci vive?
Hanno internet? C'è qualcuno che aggiorna Facebook o un blog direttamente da lì, vivendoci dall'interno?
Ci sono voci che raccontano in diretta quello che succede?
O arriva tutto filtrato?
Twitter?

Perché non c'è internet nelle tendopoli ma c'è Miss terremoto?
Sono io che mi sono persa i dettagli, o c'è qualcosa che non sappiamo?

Io dopo aver letto questo ho cominciato a dubitarne:

HO VISTO L 'AQUILACondividi
Oggi alle 15.47

Questa lettera è stata scritta da Andrea Gattinoni*, un attore che si trovava a L 'Aquila per presentare un film. Le parole sono dirette a sua moglie ma rappresentano un'efficace testimonianza per tutti quelli che a L 'Aquila non ci sono ancora stati.

Andrea, per chi non se lo ricordasse era uno degli interpreti del recente film *Si può fare* con Claudio Bisio, su un gruppo di "pazzi".


Oggetto: HO VISTO L 'AQUILA
Lettera a mia moglie scritta ieri notte


Ho visto l 'Aquila. Un silenzio spettrale, una pace irreale, le case distrutte, il gelo fra le rovine. Cani randagi abbandonati al loro destino. Un militare a fare da guardia a ciascuno degli accessi alla zona rossa, quella off limits.
Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli. Ho mangiato nell'unico posto aperto, dove va tutta la gente, dai militari alla protezione civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini e la mozzarella e i pomodori e gli affettati.
Siamo andati mentre in una tenda duecento persone stavano guardando "Si Può Fare". Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia, Anna, Maria, Franco e la sua donna. Poi siamo tornati quando il film stava per finire. La gente piangeva. Avevo il microfono e mi hanno chiesto come si fa a non impazzire, cosa ho imparato da Robby e dalla follia di Robby, se non avevo paura di diventare pazzo quando recitavo.
Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore. Chi ha perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa. Francesca, stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli della protezione civile non potessero piombargli nelle tende all'improvviso, anche nel cuore della notte, per CONTROLLARE. Gli anziani stanno impazzendo.

Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli serve. Gli hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi, con la scusa che nel testo di quello che avevano scritto c'era la parola "cazzeggio". A venti chilometri dall'Aquila il tom tom è oscurato. La città è completamente militarizzata.

Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la città sono sempre più gremiti di militari, che controllano ogni albero e ogni roccia in previsione del G8. Ti rendi conto di cosa succederà a questa gente quando quei pezzi di ***** arriveranno coi loro elicotteri e le loro auto blindate? Là ????

Per entrare in ciascuna delle tendopoli bisogna subire una serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco fossero delinquenti, anche solo per poter salutare un amico o un parente.
Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da ginnastica.

Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L'Aquila.
Poi c 'è il tempo che non passa mai, gli anziani che impazziscono. Le tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E ' come se avessero voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a stordirsi di qualunque cosa, l'importante è che all'esterno non trapeli nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il ragazzo che me l 'ha raccontato mi ha detto che sembrava un venditore di pentole. Qua i media dicono che là va tutto benissimo. Quel ragazzo che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri ragazzi, adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere come si fa a tenere prigioniera l 'intera popolazione di una città, senza che al di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato che la lotta più grande per tutti là è proprio non impazzire. In tutto questo ci sono i lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non c'è più, tutto perduto.
Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre chilometri in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perchè i proprietari devono rientrare nelle tendopoli per la sera. C 'era un silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di zombie. E poi quest'umanità all'improvviso di cuori palpitanti e di persone non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere andato là. Ci voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi guardava nella notte in fondo alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei voluto buttarmi al tuo collo per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai.
Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e fuori c 'erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al bancone ha porto un arrosticino a Michele, dicendogli "Assaggi, assaggi". Michele gli ha detto di no, che li stavamo già comprando insieme alle altre cose, ma quello ha insistito finchè Michele non l'ha preso, e quello gli ha detto sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini".
Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve sapere. Anzi metto in rete questa mia lettera per te.

Andrea Gattinoni, 11 maggio notte

Da zeroviolenzadonne.it

ACHILLE SI RIGIRERA' NELLA TOMBA

di Valeria Palumbo

Perfino Achille, credo, si rigirerà nella tomba. Perché il Corriere della Sera, in un editoriale, ha addirittura tirato in ballo l’Iliade e l’ira di Achille per parlare di Massimo Merafina, l’uomo che il 23 giugno ha accoltellato a morte l’ex moglie, Monica Morra, in via Cova, a Milano, dopo averla picchiata davanti al figlio di due anni. Achille? Che eroe, quale epica? Quale poeta potrà raccontare (nemmeno giustificare, ma anche solo raccontare) l’assurdità di un uomo che, per quanto alterato da droghe e alcol, considera l’ex compagna una “cosa” così sua da non riconoscerle il diritto di abbandonarlo e sottrarsi così alla sua violenza? Ci sono tre elementi che, in quest’ennesimo assassinio di una donna, da parte di un suo partner o ex partner, non tornano.

Il primo: mentre è evidente che la violenza contro le donne viene, nella stragrande maggioranza dei casi, dai partner, i politici (e non solo di destra) continuano a parlare di norme sulla sicurezza contro gli stranieri e di ronde [ndr il ddl sulla sicurezza è diventato legge il 2 luglio scorso, saranno istituite ronde fatte da cittadini]. È la prima cosa che ha invocato il neo-presidente della provincia di Milano, Guido Podestà: non ha guardato le statistiche, non si è informato, non ha studiato. Ha urlato il suo odio contro la sinistra e gli immigrati per tutta la campagna elettorale, adesso figurati se abbandona il celodurismo da vero macho del Nord. L’ha uccisa l’ex marito? Se non era nero, rumeno o marocchino, è un pò un problema. I casi sono troppi? Come disse Silvio Berlusconi: “Non possiamo mettere un soldato per ogni bella ragazzza italiana”. In effetti le case italiane sono sempre più piccole. Forse Podestà si sarà anche detto: chissà se questa Monica Morra era poi bella. E a 33 anni, si è ancora ragazze? Insomma per quelle come lei, come noi, che non hanno la ventura di incrociare un nero assatanato, niente ronde, niente protezione, nessuna mobilitazione della popolazione indignata.
Perché il secondo punto è: dov’è finita la tanto sbandierata legge anti-stalking? La ministra Mara Carfagna non ha fatto ancora in tempo a imparare la corretta pronuncia in inglese che già la legge non funziona: Monica Morra, soltanto cinque giorni prima, aveva chiamato la polizia perché Merafina l’aveva minacciata di morte e poi aveva firmato la denuncia. Adesso l’uomo è indagato per stalking. Accidenti che prontezza. Possibile che la legge non preveda, in caso di una denuncia per minacce di morte, l’allontanamento forzato? Invece il nuovo 612-bis del codice penale lo prevede, altroché. E prevede pene severe per i “molestatori”. Magari ci si concentrasse meno sulle ronde e più sui provvedimenti…
Mi chiedo anche perché, se c’era tanta gente ad assistere alla scena e se una madre è riuscita a portar via il bambino prima dell’accoltellamento, nessuno abbia fermato il pestaggio. Certo, solo nel febbraio scorso, un padre, Mohamed Barakat, era riuscito ad accoltellare e a sparare al figlio di nove anni davanti al personale del Centro dei servizi sociali di San Donato Milanese. La paura farà pure la sua parte, ma avendo più volte assistito alla totale indifferenza della gente in metropolitana, sui bus o per strada quando una donna viene infastidita, derubata o aggredita, potrei pensare che gli italiani, da qualche tempo, hanno i riflessi lenti (li ritrovano tutti quando entrano a far parte delle ronde? O avremo ronde lente? O il termine “rumeno” risveglia i riflessi?).
Terzo punto: i riflessi lenti anche nelle reazioni successive (editoriali epico-omerici a parte). L’Europeo, il mio giornale, pubblicò nel 1960, a firma di Giorgio Bocca, il racconto del linciaggio, in quel di Cremona, di un ubriacone, Renzo Bottoli, colpevole solo di essersi diretto barcollando verso una ragazza, salvo poi inciampare in una moto e cadere. Forse voleva toccarla: non lo sapremo mai. Ma i compaesani, che lo conoscevano da sempre e sapevano che era innocuo, lo uccisero di botte. Quando la gente si lamenta dei tempi cupi che viviamo, dimentica che l’Italia è sempre stata un Paese violento. Non è “passato di moda” lo stupro. Non è passato di moda il linciaggio. E soprattutto se uno picchia la moglie fino ad ammazzarla la prima reazione è: «chissà lei che gli ha fatto», o gli ha detto… Dramma della gelosia, intitolano quasi sempre i quotidiani. Come se si parlasse di uno spettacolo di tango. E nella parola “dramma” non c’è soltanto la comprensione per il “poveretto” accecato dall’ira, ma, sotto sotto, l’idea che una donna i “guai” se li va sempre a cercare. Ma se li cerca fuori casa tocca agli uomini di famiglia o al branco ripristinare l’onore perduto della famiglia, o del paese o del quartiere. Se ad ammazzarla è il marito, be’… non dimentichiamoci che il “delitto d’onore” l’abbiamo cancellato dal nostro ordinamento soltanto nel 1981. E che i mariti assassini (le mogli un pò meno) uscivano impuniti dai tribunali tra gli applausi della folla. Chi applaudiva ieri (ed era soltanto ieri), oggi gira la testa. Una fiaccolata per Monica? Ma scherziamo?! Le fiaccolate si fanno, come quella del marzo 2007 a Milano, sindaco Letizia Moratti in testa, per la sicurezza. In strada. Se poi tuo marito ti picchia e poi ti ammazza per strada e nessuno interviene e le forze dell’ordine non ti hanno protetta nonostante le tue denunce, e i passanti guardano altrove, e il giorno dopo non accendono neanche un cerino in tuo ricordo… be’ in fondo, sei solo una donna.

07/07/09

Terremoti all'italiana



Questo è un articolo uscito oggi su City con una bella intervista alla signora Anna Pacifica Colasacco.

"Così si vive all'Aquila a tre mesi dal terremoto"

Come ha fatto ad avere il container? Il governo ha predisposto solo le tende...
L’ho comprato: 2100 euro più Iva. La scelta era tra stare sei o più mesi in una tenda con altre 12 persone o andare via dalla città. La roulotte che ci avevano prestato all’inizio degli amici non reggeva il freddo e la pioggia. Così abbiamo deciso per il container.
Ha perso la casa?
Se penso alla mia giornata tipo di prima, ho perso tutto: la mattina ti alzi, hai casa tua. Io l’ho persa. Andavo al negozio: l’ho perso. O ad arredare le case antiche del centro: perse anche quelle. Poi al bar a prendere il caffé: perso. Il cinema, la palestra, il medico: li ho persi. E io sono stata fortunata: non ho avuto morti.
Ma il centro storico è riaperto e in città si tiene il G8: non è il segno che L’Aquila sta tornando alla normalità?
Hanno aperto un tratto di corso, dalla villa comunale fino al Duomo: sarà 200 metri. E solo dalle 9 di mattina alle 9 di sera. In più con il G8 è tutto bloccato.
È vietato l'accesso alla zona del vertice...
Non solo: non possiamo neppure andare a fare la spesa.
Cosa c’entra fare la spesa con il G8?
Il G8 si tiene nella cittadella della scuola della Guardia di Finanza, nella stessa parte della città dove sono gli unici negozi aperti. Ora per noi è inaccessibile. Non so, forse al supermercato ci andranno i potenti della terra...
Non può chiedere un pass?
Non è che lo danno a chi deve fare la spesa. In più va chiesto al Dicomac, il centro di comando della protezione civile. Già quando non c’è il G8, per andarci devi presentare un documento, farti accompagnare da un finanziere e fare una fila allucinante, perché tutti stanno lì a chieder permessi. Ma per l’appunto è nella scuola della Gdf, dove ora si tiene il G8.
Quindi per andare a chiedere il pass bisogna entrare nella zona in cui è possibile entrare solo con un pass...
Esatto. Oltretutto nei campi gira voce che dal giorno 8 (da domani, ndr.) chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori: le tendopoli saranno chiuse. Io però non ci credo: sarebbe una violazione clamorosa dei diritti umani.
Ma scusi, non avete nessuna comunicazione ufficiale?
Non c’è nessuna istituzione a cui poter chiedere le cose, dalla più semplice alla più complicata. La protezione civile ti dice: “Non è nostra competenza, chiedi al Comune”. Se vai al Comune ti risponde che è di competenza della protezione civile. E tra l’uno e l’altro ci sono 10 km di strada trafficatissima, perché è l’unica aperta.
Possibile che non ci sia nessuno a cui rivolgersi?
È tutto un rimpallo. Il gruppo “100%”, che riunisce i comitati di cittadini, chiede proprio questo: il 100% della ricostruzione e il 100% della trasparenza. Ora per avere notizie dobbiamo leggere i giornali. E nei campi vengono impedite anche le assemblee.
Li gestisce la protezione civile, vero?
Sì: ha militarizzato tutto. E ha esautorato il Comune e la Provincia eletti democraticamente. È la prima volta che succede: in tutti gli altri disastri italiani la protezione civile gestiva solo il primo soccorso. Poi toccava alle amministrazioni locali. Ora il governo le ha affidato anche la cosiddetta ricostruzione.
Quella però sta andando avanti...
Ricostruzione è il termine sbagliato. Fa pensare che rimettano in piedi le abitazioni crollate. Invece il governo sta facendo un piano case.
Gli alloggi delle “New town”.
Hanno individuato 20 zone dove costruire moduli abititativi prefabbricati non temporanei: cioè per sempre. Hanno espropriato gli appezzamenti, a prezzo di terreno agricolo, e li hanno di fatto resi edificabili. Poi resteranno allo Stato, o a chi per lui: a noi certo no.
Quando sono iniziati i lavori?
Quindici giorni fa. Ma per ora solo in due zone. Devono costruire 2400 alloggi entro settembre; si immagini i mostri ecologici ed estetici: una bruttezza che neanche nella Cina di Mao. L’Aquila era una città medioevale circondata dai campi... E comunque non saranno sufficienti per i 60mila sfollati.
Voi cosa farete?
Io e mio marito eravamo completamente spaesati. Ci siamo chiesti: “Che cosa vogliamo fare di quello che ci resta della nostra vita?”. Abbiamo deciso di restare. Ora la prima cosa è lavorare: trovare un terreno dove rimettere su un laboratorio. Anche perché noi commercianti e autonomi se non lavoriamo non abbiamo nulla.
Per questo il governo ha deciso di darvi aiuti maggiori...
Sì, 800 euro al mese a testa, ma solo per i primi tre mesi. Altrimenti per chi sta fuori dalle tende l’aiuto è di cento euro al mese. Ma tutto sulla fiducia: al momento non ci hanno dato ancora un centesimo.

05/07/09

Scc...



“scccc….”
“DI’ SCARPA, IMBECILLE!”
“scccc…urati”
“merda!”
Intanto l’intervistatore fa domande inutili.
Tiz è sempre sorridente e cortese.

“Scc…scarpa”
“eddddddai”

L’intervistatore tronca quasi a metà un discorso.
Sembra che lo spoglio sia quasi concluso.
Me ne sto rannicchiata sul divano.
“scarpa scarpa scarpa scarpa scarpa”

C’è fermento attorno alla lavagna coi voti.
La solita bella e inutile è lì col gessetto in mano, e non fa in tempo a scriverli.
Allora glieli ripetono più lentamente. E’ tutta la sera che scrive cifre, possibile che non sappia ancora incasellarle al volo?

“scarpa scarpa scarpa scarpa scarpa”

Non leggono la classifica in ordine, tranne che per i primi due posti.
Tiz è tra quei due

“scarpa scarpa scarpa scarpa scarpa”

Voci, casino, rumore, flash.
Possibile che i tanto decantati “uomini di cultura” non sappiano stare zitti un attimo?!

“E per un solo voto, con 119 punti… vince la sessantatreesima edizione del premio strega…”

“Tiziano!”

“Tiziano Scarpa!”

Mi esce un “SI!” dedicato al cielo.
Agguanto il cellulare e gli scrivo immediatamente quanto sono orgogliosa di lui.
Avrà già il cellulare intasato, ma non importa.

Invio.
Intanto mi godo il suo sorriso sano, i baffoni e quegli occhi chiari.
Mi mette già un’insana allegria sapere che la prossima volta potrò urlargli
“Uh, che onore il vincitore dello strega!”
E lui se la riderà, con quel modo a metà tra l’imbarazzo e la gioia, dicendomi “che scema”.

Già Tiz. Sei il vincitore dello Strega.
Dio che bello!

29/06/09

Accabadora



Michela Murgia ha scritto un bel libro.
Uno di quei libri che solo le donne sanno scrivere.
E che parlano di donne. Di sacrificio e di pietà ancestrale.

Leggetelo. Ne vale la pena.

27/06/09

E morto maicol giexon



Sono in pullman, sto andando al lavoro, sono le sette e dieci del mattino.
Il telefonino mi trilla e compare la busta sul display.
Apro come se scartassi un regalo, sperando che sia qualcuno con un messaggio dolce per me.
Invece sull'intestazione del messaggio leggo "mamma"
Il suo testo dice:
"E morto maicol giexon"

Deve esseresi alzata presto, per colpa del gatto che non la fa dormire.
Avrà acceso la tv e sarà rimasta folgorata dalla notizia.
Le sarò venuta in mente quando, ancora ragazzina, appendevo i suoi poster in camera, compravo i suoi dischi e l'ho stressata per una settimana perché mi portasse al cinema quando uscì il suo film.
Questa donna ha conservato quest'immagine di me: della bambina che bloccava la tv sul canale dove c'era lui.
Le sono rimasta in mente ragazzina, mentre ascolto a tutto volume le canzoni dalle parole incomprensibili.

Stamattina un pezzo della mia adolescenza le è rotolata in salotto. Morta.

E allora mi ha scritto, pensando che mi potesse importare ancora.
Si è persa buona parte della mia vita, mia madre. Si è persa le mie opinioni, i miei cambi d'umore.
Non sa che non ho voglia di piangere quell'uomo che sventolava i figli fuori dalla finestra degli hotel, che li portava in giro mummificati e bardati per proteggerli da chissà che.
Non ho voglia di piangere la mia adolescenza perché sono troppo presa a lavorare per diventare adulta.

E' morto Michael Jackson. E onestamente non me ne frega niente.

25/06/09

Si, ma poi


All'uomo ucciso in metropolitana a Napoli gliel'hanno fatto il funerale?
Cosa è stato fatto per la moglie?
Hanno trovato gli assassini?
Chi sono?
Perché a Napoli la gente gira con le mitragliette e spara ad altezza d'uomo?

E' Italia. E in Italia succede.

Voi ci andreste in ferie in un paese estero dove succedono queste cose?

Perché i Tg mi parlano delle tendenze colore delle unghie smaltate e non mi dicono cosa succede?
Che mestiere è diventato quello del giornalista?

10/06/09

339 15313...




“Guarda che ti ha sfilato qualcosa di rosa dalla borsa. Controlla.”
Stento un attimo a mettere a fuoco quello che mi ha appena detto la ragazza coi rasta.
Il ragazzone abbronzato, straniero, con l’occhio tumefatto se ne sta lì strafottente a dire “oh, cosa vuoi?”
Apro la borsa e verifico. Manca il mio cellulare. Nella sua custodia rosa.
“Ridammelo!”
“Ma non è vero!”
“Ridammelo!”
“Ma cosa vuoi da me?”
“il mio cellulare! Lei ha detto che m hai preso qualcosa di rosa, il mio cellulare è in una custodia rosa e non ce l’ho nella borsa”
“vuoi vedere nelle tasche? Guarda!
So che non posso mettergli le mani addosso. Non voglio mettergli le mani addosso.
“Svuotale!”
Si mette le mani in tasca, tira fuori chiavi monetine,
“vuoi vedere nella borsa?”
“Si, fammi vedere!”
La apre, ci metto le mani ma non c’è nulla, intanto fa per allontanarsi
“ridammi il mio cellulare”
Intanto la ragazze dice . guardagli in tutte le tasche, fagli tirare fuori tutto
Io dico ad alta voce “chiamatemi la polizia!”
E se poi non ce l’ha? E se poi io sono stupida e l’ho dimenticato in ufficio?
Però no, lo so, ce l’avevo in borsa.
La custodia rosa.
“chiamatemi la polizia!” urlo ad alta voce
“macchè polizia? Ma cosa vuoi da me? “
Si allontana. Mi metto davanti a lui. Gli prendo un braccio.
E’ più grosso di me, mi scansa con un gesto.
Qualcuno urla “non le mettere le mani addosso”
“oh non mi toccare”
A guardar bene non ha torto. Lo sto fermando.
Posso farlo?
“chiamate la polizia!”
“ma che cosa vuoi?”
“fermo ho detto!- se non hai niente da nascondere perché ti rifiuti?”
”Cosa vuoi? perché devo perdere il mio tempo per te? Cosa vuoi vedere? Vuoi vedere nelle mutande, mh?”
Si abbassa i calzoni e mette una mano dentro.
Non penso che sfilerà il pacco. Invece lo fa.
Cala gli slip. Ne tira fuori un cazzo scuro e molle. Che eretto non deve essere niente male.
Non faccio una piega, lo guardo e gli dico
“non mi interessa: ridammi il mio cellulare!”
Penso in un attimo che potrei urlare alla gente di fare il mio numero: ma ho impostato la suoneria da riunione e non si sentirebbe niente.
Urlo ancora “chiamate la polizia!”
Intanto sono pronta a seguirlo e dargli noia finché potrò.
Rivoglio il mio cellulare.
C’è l’unica foto che ho con Roberto lì sopra.
E non la voglio perdere.
Ne quella , né tanti altri ricordi che ho registrato lì.
Poi accade tutto in fretta: la gente rumoreggia, lui mi dà le spalle, continua a dire cosa vuoi, fruga nelle tasche e a un certo punto si sfila il mio cellulare dalla tasca dietro facendo finta di nulla.
Sta per andarsene.
“E no, ridammi anche la custodia rosa!”
La pura e classica questione di principio.
Se la sfila dalla tasca e me la butta addosso mentre se ne va sfanculandomi.

In tutto questo la voce mi è sempre tremata.
Avrà avuto 20 anni. Forse rom. Non saprei dire. L’ho guardato in faccia quasi tutto il tempo.
Eppure l’unica cosa che mi ricordo nel dettaglio è il suo pisello.
Pura deformazione professionale.

HIV. Scommettiamo che me lo prendo?


E' in voga un nuovo "gioco erotico".
Si chiama Bareback: è la scelta di fare consapevolmente sesso a rischio tentando di prendersi una malattia sessualmente trasmissibile. In particolare l'AIDS.

Aspetto con ansia di poter vedere da qualche parte il film "the joung and Evil"
http://theyoungandevil.com/


Ne parla Niccky nel suo blog:
http://sieropositiva.splinder.com/

03/06/09

9 giugno.


Esce il nuovo libro di Roberto.
Si intitola "La bellezza e l'inferno".
E' una raccolta di articoli.

Non so voi, ma io sono spocchiosamente orgogliosa di lui.
Sempre.

22/05/09

Accanimento.

In Veneto tre imprenditori, angosciati dall'idea di dover licenziare, si sono uccisi.
Che io sappia gli stronzi che hanno licenziato me stanno benissimo e dormono sonni tranquilli...

19/05/09

Toilettes


Il bagno delle signore, visto dalle signore.
Loro e tante altre a Roma.
Le trovate qui.

14/05/09

Speravo di no.



E invece c'è anche sul social network: Miss Facebook.
Le caratteristiche? Le solite. Essere fighe. Il voto? Estetico.
Come facciano poi a "mettere in luce le tue potenziale e premiare i tuoi risultati" non so.
Forse con trucco, parrucco e le solite chiappe al vento.

Che palle!
(e come nella migliore tradizione, impossibile sapere chi ci sia dietro a tutto questo).

12/05/09

Silent, please.

Beatrice Borromeo non mi piace.
Non mi piace a pelle, per pura simpatia personale.
Non mi è piaciuta l'unica volta che l'ho vista ad Anno Zero, infatti ho cambiato subito canale.
Non mi piace neanche ora.
E' la classica persona con la quale, temo, avrei poco da spartire.
Forse è colpa anche dell'ambiente da cui arriva e in cui si è formata.
Nascere in una famiglia ricca è diverso, non c'è niente da fare.

Trovo che non sia una comunicatrice. Colpa del modo di parlare, del tono... non so.
Non la amo.
Ma ciò non toglie che quello che le è capitato dalla Bignardi sia sbagliato.
La censura è un atto gravissimo. E' il termometro della libertà d'opinione.
Da lì alla dittatura il passo è breve (anzi: l'avete visto il film "L'onda"? Ve lo consiglio. E' illuminante).

Da qui in poi tifo per lei, senza simpatia, ma tifo per lei.
Quando una ha ragione, ha ragione.

La trovate qui:
http://www.youtube.com/watch?v=XKPVCatNPgo.

Ha compiuto tre anni


E neanche me ne sono accorta!
E' stato ieri.
Da non credere.

11/05/09

Per Gaia. E per tutte le altre che non vogliamo essere noi.



Copio e incollo una petizione che gira in rete:

"C’è un fotografo in Italia che da oltre quindici anni va a fotografare manifesti di pubblicità sessiste in giro per Milano. Si chiama Ico Gasparri, e ora ha avuto l’idea di creare un protocollo contro la pubblicità sessista, a cominciare da quella stradale.

Per aderire al protocollo non occorre un documento di identità ne’
una firma da depositare. Basta rispondere alla mail pcps@fastwebnet.it scrivendo i propri dati (cognome, nome, data di nascita, città di nascita, professione, città e provincia di residenza ed e-mail indispensabile) e scrivere: aderisco al protocollo contro la pubblicità sessista.

Possono firmare singole persone (di ogni nazionalità) ma anche associazioni, enti, organizzazioni varie. l’adesione delle associazioni non annulla quella delle/dei socie/soci che invito ad aderire anche a proprio nome.

Ecco il testo del Protocollo:

Il Protocollo contro la pubblicità sessista intende proporsi come uno strumento di partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini alla vita collettiva: una militanza per un diritto violato, una vera e propria campagna di civiltà.

Questo strumento intende ostacolare con campagne di opinione civile la diffusione di tutte quelle forme di “comunicazione pubblicitaria a fruizione obbligatoria” – in altri termini dicampagne pubblicitarie affisse in luoghi pubblici – che trasmettano non solo esplicitamente, ma anche in maniera subdola, edulcorata, camuffata, allusiva, simbolica e subliminale, messaggi che suggeriscano, incitino o non combattano il ricorso alla violenza esplicita o velata, alla discriminazione, alla sottovalutazione, alla ridicolizzazione, all’offesa nei confronti delle donne.

Con il protocollo non si intende contestare i prodotti, i concetti, le aziende o i marchi rappresentati, ma la comunicazione discriminante e sessista attraverso la quale questi vengono.

L’adesione al Protocollo è aperta a cittadine/i di qualsiasi nazionalità e avviene mediante la comunicazione all’indirizzo di posta elettronica pcps@fastwebnet.it del proprio Cognome, Nome, data di nascita, professione, città di residenza e indirizzo di posta elettronico (indispensabile) e la frase: “aderisco al protocollo contro la pubblicità sessista”. L’obiettivo è quello di raggiungere il più alto numero di firme a livello nazionale ed internazionale, anche collegandosi ad altri gruppi di opinione presenti in altri paesi che perseguano i medesimi fini. Anche i gruppi e le associazioni possono aderire. L’adesione si intende effettuata una volta per tutte e sarà valida fino alla richiesta esplicita di rimozione da parte dell’interessata/o.

Il Protocollo con un testo di contestazione e l’elenco aggiornato degli aderenti, con cognome, nome, data di nascita, residenza e professione (senza la e-mail), unitamente a una riproduzione fotografica della campagna in oggetto, sarà presentato tutte le volte che si riterrà opportuno, anche se questo dovesse significare decine e di volte:

alla direzione (commerciale, strategica e marketing) dell’azienda reclamizzata;
all’agenzia pubblicitaria che ha firmato la campagna;
alle modelle o ai modelli, ai testimonial che abbiano prestato la propria immagine;
al Sindaco della Città che ospita le affissioni, differenziando di volta in volta le città, trattandosi in genere di campagne nazionali;
agli organi di stampa e TV che accoglieranno questa protesta e gli daranno risalto;
ai direttori delle riviste, quotidiani o altro organi di informazione cartacea o multimediale che abbiano ripubblicato la medesima campagna affissa in luoghi pubblici.
I firmatari sono avvertiti con la posta elettronica ogni volta che il protocollo sarà messo in atto.

Tutti i singoli aderenti contribuiranno alla diffusione del Protocollo come modello di cittadinanza attiva, raccogliendo ulteriori firme a sostegno in ogni sede e modalità possibile."

Secondo me non basta farlo con la pubblicità: serve farlo anche con la tv. Anzi: soprattutto con quella.

06/05/09

Mi raccomando...



"Ah, hai presente quella pubblicità su Napoli, della tizia coperta di spazzatura..."
"Non so... ah! Sì, aspetta, l'ho vista!"
"Esatto, beh... anche quella non ti dico... casting imposto"
"Si?"
"E' un lavoro sovvenzionato dal ministero coi soldi pubblici... quello della casa di produzione ha insistito per fare le cose bene, come si fanno di solito"
"Mh-mh"
"Alla riunione questo della casa di produzione si è presentato con la sua bella cassetta coi casting fatti, in teoria doveva esserci LUI- come lo chiamano lì, invece c'era il suo assistente. Quando hanno cominciato a parlare della protagonista si sono sentiti fare nome e cognome di questa qui.
Quando ha obiettato che se ne era sentito parlare nelle intercettazioni e non gli sembrava saggio usare proprio lei, l'assistente gli ha detto che LUI HA DETTO COSì E SI FA COSì. Fine della questione"
"pazzesco"
"Non lo chiamano neanche per nome, capito? Lo chiamano LUI. Fatto sta che questa qui è stata a dir poco imbarazzante anche da vestire: aveva una sesta di reggiseno e non riuscivano a tenerle la scollatura chiusa... guarda, ti giuro, mi fa schifo..."
".., beh... se ti ricordi anche quando dovevamo girare davanti al portone di quell'appartamento non l'abbiamo potuto fare perché era il posto nascosto dove si portava le tizie e doveva trombarsi una giusto in quei giorni..."
"Ma chi l'ha votato?"

29/04/09

Mi manda papi.



Pare che chiami così Silvio Berlusconi.
Pare che il ciondolo d'oro e diamanti gliel'abbia regalato lui (saranno contenti quelli della Damiani per la pubblicità).
Pare, non so se sia vero, che sia una specie di candidata alla vita politica del nostro paese, ma di più non vi so dire perché il mio cervello si rifiuta di registrare certe cazzate.
Ora: POSSIAMO SMETTERLA CON LE VELINE E COMINCIAMO A VEDERE GENTE CON DELLE IDEE, PER FAVORE?

(Lei la manda papi... meglio non vi dica dove vorrei mandarla io.)

27/04/09

Proporzioni



Se aumenti la quantità di figa in tv, non è detto che aumenti in proporzione l'auditel.
Grazie al cielo chiude il bagaglino. Almeno per quest'anno.
Grazie a tutti quelli (e quelle) che hanno cambiato canale.
Grazie a quelli che hanno il telecomando e fanno parte delle ricerche statistiche auditel.
Ogni tanto vi odio perché guardate programmi orrendi. Ma almeno questa volta grazie.
Voi, sparuto numero di telespettatori campione, oggi avete fatto qualcosa di meraviglioso.

11/04/09

In tacchi a spillo in capannone.



Ho scoperto che Alessandro De Benedetti mi piace molto.
L'ho scoperto nel modo che più amiamo noi donne:
entrando in un capannone in tacchi alti e trovandomi di fronte a chilometri di abiti appesi da provare.
Scegliere, guardare, ridere, provare e riprovare.
Non lo so se anche agli uomini capita quest'euforia.
Alle donne succede.
Ed è bellissimo.
E lui disegna e realizza abiti bellissimi.

10/04/09

L'idiota.

"Silvia sta arrivando. Vediamo insieme le cose che ho fatto nel week end e poi se vanno bene te le presentiamo"
"io non capisco questo modo di lavorare separati"
" era in vacanza a Londra, non si poteva fare altrimenti"
"No, veramente, non capisco questa fissa che avete voi giovani di fare separati... io preferisco il lavoro di squadra"
"Anche noi, ma lei ha preso ferie più di due mesi fa... vediamo le cose e presentiamo"
"Io sono uno che ama il lavoro di squadra, fatto alla vecchia maniera, capito?"
"Ho capito. Me lo pagavi tu il biglietto per Londra?"


***

"vedi, questo è il mio lavoro, estrarre pepite da questi titoli"
(n.d.a. I titoli, sistemati da lui, fanno cagare)


***

"Perché le campagne se vanno bene, lo capisci dalla stampa. Se la stampa funziona, funziona tutto"
"E la stampa di Bravia, quello dello spot con le palline che rimbalzano giù da una discesa di San Francisco, com'è?"
"... e vabbè..."

***


"Hai visto il video che ho mandato?"
"si, ma è davvero brutto come spot"
"si, ma se riusciamo a fare un quarto di quello che c'è lì, parliamo di comunicazione, mettiamo il business, è fatta"
"ma non hai detto che non sono previsti spot per questo cliente?"
".. 'sti cazzi, ma tanto poi la tv la vogliono"
"quindi la facciamo o no?"
"tu non ti devi preoccupare, Tu fai la stampa."

***

"ce l'avete la Big Idea? "
"Si, allora:.."
"No, no, non mi spiegare, dimmi la Big Idea"
"appunto: immagina di vedere..."
"No-o. La big idea ho detto! Il concetto! Il pay off!"
"Ok. Il concetto è COMUNICATE MEGLIO"
" e ccche vor' dì?"
"appunto, se mi lasci spiegare lo capisci".
"no lo devo capì subbbito!"
"E 'just do it' allora?"
"E vabbè, 'sti cazzi, quello è un'altra cosa"

***

(continua) - purtroppo.

19/03/09

Festa del papà.



Auguri a tutti quelli che stanno facendo da padri a figli non loro.
Magari senza saperlo.
In fondo, che male c'è?

12/03/09

Forum



Ok. Lo ammetto: guardo forum. Mentre pranziamo la tv è accesa sulle cause più assurde:
devo dire che alcune mi sta venendo voglia di segnarmele: sarebbero delle trame perfette per dei romanzi.
Ma a parte questo non sono le cause la cosa che mi lascia di stucco in quel programma:
sono le persone del pubblico. Non so secondo che criterio le scelgano. So che più o meno sono sempre gli stessi. Quello che mi stupisce profondamente sono le opinioni retrograde della gente in studio.
Resto di sasso sentendo conduttori e pubblico affermare cose tipo:
“non ci sono più le donne da sposare”
“Si sono fatte furbe: ti sposano e poi si fanno pagare gli alimenti”
“io quando torno a casa controllo il contachilometri della macchina di mia moglie: se vedo che è diverso da quello del giorno prima le chiedo ‘dove sei andata?’ se mi dice ‘da nessuna parte’ so che mi sta mentendo”
“torna a casa e picchia tua moglie, tu non sai perché ma lei si”
"Tradiscono molto di più le donne degli uomini”
“io se ho un figlio omosessuale mi sparo”
E quello che mi stupisce è l’agglomerato di persone – maschi soprattutto- concordi.
Resto di sasso di fronte all’immagine di questa italietta che ti arriva in cucina quando ti sintonizzi a pranzo.
Che brutto.
E che tristezza.
Speravo che fosse colpa solo delle veline e di Bonolis.

09/03/09

SMS




Arrivare, aprire quella porta, guardarsi.
Sorridere e sapere.

Sapere che si finirà a fare l’amore.
Lasciar correre i soliti convenevoli. Far finta di cambiare argomento anche se tutti e due si sta lì ad aspettare la mossa dell’altro.
Dire “ti trovo bene”, guardandolo negli occhi un po’ di più.
Sorridere e sorridere ancora.
Fissare quelle pupille aspettando solo che allunghi una mano per stringermi in un abbraccio e un bacio che questa volta non farò fatica a ricambiare. E avere paura di rovinare tutto.
Aver paura di dire la cosa sbagliata. Di bruciare la sua voglia di far l’amore perché è lui il maschio, nel vero senso della parola. Uno di quelli che non ti lasciano prendere l’iniziativa. E sapere perfettamente che se lui non farà passo passo tutto quello che serve , dallo sbottonarmi i jeans al sollevarmi di peso per portarmi sul letto- io ci resterò male da morire.

Guardarci negli occhi e sapere che non aspettiamo altro l’uno dall’altro.
Mai ammettere che in questi mesi mi è mancato da morire.
Mai dovrà sapere che ho una cartelletta nel computer piena delle sue foto.

Stare ad aspettare col fiato sospeso e la voglia che ti bagna, che lui decida come e quando toccarmi.
E se farlo.

Sono in balia di lui. Completamente.
In balia del desiderio. Dell’attesa.
Di un SMS che mi dica dove e quando.

08/03/09

8 marzo.



E' una donna. Ed è stata sfigurata dall'acido per aver rifiutato un uomo che non amava.
E' solo una delle tante.

Per non parlare di quelle che subiscono violenza in famiglia, qui e altrove.
Per non parlare delle discriminazione quotidiana, sul lavoro e fuori.
Per non parlare di tutto quello che ancora succede e si vede, senza che nessuno faccia nulla.

E anche oggi ci saranno quelle che usciranno e faranno finta di essere felici, si comporteranno da cretine andando a vedere qualche spogliarello maschile, prendendo questa giornata di "libertà" come un diritto acquisito. Dimenticandosi che di diritti riconosciuti ne abbiamo sempre troppo pochi.

04/03/09

Che fine fa?


Che fine fa l'amore che pensavamo di provare?
Che fine fa quello che pensavamo provassero gli altri?

Non ho una data di fine.

Non so neanche dire quando è cominciato il declino e perché.
So solo che non capisco.

Non so il perché di quel rimandare di continuo.
Non so il perché di quel non dire. Il negare.

Non so tutti quei "adesso non ho tempo, ti richiamo io".
"la prossima settimana... forse"

Io non ho chiamato più.
In memoria ho solo una telefonata non risposta e un messaggio di auguri di natale, di quelli che faresti pure a tua zia.
Cancellerò anche quelli.

Se ci si arrende subito non era amore.

Se si è arreso subito è perché non gli piacevo abbastanza.

In questi mesi nient'altro.
In questi mesi è stato tutto il silenzio dell'orgoglio.
Io non ti cerco più.
Io non voglio più sapere niente di te.
Lo sai: io tutti i giorni leggo il tuo oroscopo e spero che tutto ti vada male.

Io non ti perdono per avermi detto "ti voglio bene" e per aver dimostrato in modo così subdolo che non era vero.
Non me lo sono meritato d'essere trattata così.

Non me lo sono meritato.

01/03/09

Fare l'amore col pelo.

Qui fuori ormai è tutto un miagolio anomalo.
Un verso che parte dalla gola, triste.
La pancia che si muove come se fosse un crampo della fame, invece è amore.
E' un richiamo d'amore che urla "per favore".
Poi partono le soffiate di gelosia, le unghiate, le lotte a pelo ritto.

Sulla scala è rimasta il canino di un vinto. O di un vincitore. Non so.
Quei due che l'anno scorso erano solo dei piccoli, quest'anno saltellano in giro e imparano come si fa.
Io, femmina d'uomo che sono già impazzita per loro, non mi posso avvicinare.
Non posso neanche partecipare alle coccole di questa immensa sceneggiata a 12 voci.
Ci sono i castrati, i novellini, le anziane, le sterili, le brutte ma perennemente incinte, e i gatti di altri quartieri.

Signori, qui è da qualche settimana che va' in scena l'amore.
Nella sua forma più miagolata.

Senza sosta.

E tra un po' ci saranno piccoli nuovi da accudire, da non schiacciare con le auto quando fai manovra, mentre gli adulti se ne stanno a guardare, aspettando che le femmine vadano un'altra volta in calore.

16/02/09

Prendere i voti.



Il mio nipotino ha portato a casa la pagella.
E' un tripudio di otto e di nove.
Neanche io nei tempi migliori sono riuscita a fare meglio.

Si, certo, sono molto orgogliosa di lui.

Ma c'è un fatto: dubito che i voti così alti facciano bene ai bambini.

Sapranno abituarsi poi alla realtà? Quando si troveranno a scontrarsi con pagelle meno auliche di istituti superiori, ce la faranno?
Una discesa dei voti sarà ovvia e inevitabile con il passare degli anni.
Non li staremo abituando troppo bene?

Non li staremo illudendo?
Credo che il massimo che si debba dare, per principio, sia 8.
Abbassiamo le medie senza timori.

Lasciamo che i 9 e i 10 siano traguardi possibili ma lontani: trionfi da raggiungere a fatica. Credo che sia più educativo.
Lasciamo i 10 come evenienza eccezionale che ti capita una volta nella vita- o forse mai.
Che male c'è a essere imperfetti?

15/02/09

Occhio al riccio!

E' online il blog di un mio caro amico: Alessandro Ghione. Tenete d'occhio il ragazzo: ci sa fare.
Al momento ha solo un post, ma mi aspetto grandi cose!
Il sito è questo:
www.filisottili.it

: D

13/02/09

Di che morte morire.




Quello che trovo incredibile della morte è il senso dell’umorismo.
Me lo ricordo perfettamente quando la nonna Oliva ha detto in quel suo accento veneto “no, speriamo proprio di non rimanere qui in una qualche maniera. Mejo che l’me porti via tuta intera”.
L’aveva detto scuotendo la testa bianca e mettendoci una risata stridula. E puntualmente, due giorni dopo natale, l’abbia trovata con la bava alla bocca che non parlava, metà corpo paralizzato e la quasi totale incapacità di muoversi.

Era l’anticipo di quello che sarebbe stato. Il segno premonitore che non sarebbe durata tanto. Un annetto. Infatti poi se n’è andata nel suo letto in un rantolo acquoso, nonostante le cannette dell’alimentazione e il bombolone d’ossigeno tipo quello del luna park per gonfiarci i palloncini. Solo che noi c’abbiamo gonfiato i suoi polmoni.

89 anni è una bella età per andarsene.

Però, dai… è proprio una presa per il culo uscire di scena così, coi pannoloni, la carrozzina imbottita e la gente che ti deve parlare come se tu avessi 3 anni perché è così che sei ridotta: a un ghigno infantile e a un battito di palpebre a pupille spalancate per far capire che sei felice.

Non lo so se sia rimasta della stessa opinione in merito alla propria fine.
Quell’anticipo di morte le ha bruciato una parte del cervello.

A natale le avevo regalato i bagnoschiuma dell’Erbolario. Non li ha mai usati nessuno.

01/02/09

Canone e viagra.



Quest'anno il canone è stato di 107 e qualcosa euro.
Una tassa infame che la rai chiede, pretende e minaccia di ottenere con ogni mezzo.
E lo fa nonostante i programmi siano discutibili. Nonostante la pubblicità, tanta quanta sulle reti mediaset.
Pare che io quest'anno abbia speso 107 e passa euro dei miei sudatissimi risparmi per far andare a Sanremo quel puttaniere incartapecorito di Hugh Hefner, l'uomo che per moti altri è un dio, ma per la maggior parte delle donne è un magnaccia.

I miei risparmi serviranno per farlo stare in un mega albergo con tutte le sue Barbie siliconate al seguito.
I miei soldi serviranno a rifornirlo di Viagra e fargli credere ancora di essere un uomo interessante per le ventenni.

Il mio denaro, quello che ho guadagnato anche lottando e difendendo sui giornali il ruolo delle donne, finanzieranno l'arrivo in Italia del perfetto prototipo di maschio che personalmente non vorrei più dover vedere sulla faccia della terra.


Oggi mi sento di dare un personale grazie al signor Bonolis per l'evidente e continuo disperezzo che mostra nei confronti delle donne nelle sue trasmissioni. (Troppo difficile avere al fianco donne capaci, eh? Meglio le oche, meglio le gonfiate, meglio quelle che non hanno niente da dire).

107 euro davvero mal spesi.
Mi ci potevo comprare dei libri.

Hugh, vatti a comprare i preservativi con le stecche, vah!

25/01/09

Son tutte belle le donne italiane.



Pare che siamo così belle che - ahimè- non sia possibile evitare che ci violentino. Pare che un po', sotto sotto, ce lo meritiamo.
Sembra che a essere un po' fighe si incorra in parecchi rischi. Quindi ringrazio mamma d'avermi fatta bassetta e bruttarella, ma chissà perché non mi sento al sicuro lo stesso.
Hanno messo i militari a presidiarci. A farci la guardia.
Li mandassero nelle case, porta a porta, vedrebbero che la maggior parte delle violenze sulle donne si consumano in famiglia.
Si, non ci si può fare molto se a uno a un certo punto gli prende la fregola e decide che gliela devi dare.
Non ci si può fare nulla visti i presupposti della cultura. Visto che le donne ci stanno: guarda in tv!
Eh... capisco che sia difficile non aver voglia di alzarci contro le mani, stronze che non siamo altro, noi che andiamo in giro in macchina, che lavoriamo, che vogliamo fare sia figli che carriera, noi che non ci vogliamo più stare a casa a cucinare.
Noi che "ce la siamo voluta la parità", perché quella è una colpa, mica un diritto.
Stronze noi ad andare in giro con la gonna, che loro sono solo maschi, che ci vuoi fare?
Sono esseri dall'indole animale. Poverini: quando il sangue gli migra dal cervello la cazzo non puoi mica aspettarsi che si mettano a ragionare, eh!
Non è mica colpa loro se sei donna. Sei tu che sei nata femmina.

Sei tu quella che ha le tette, quella nervosa perché ha il ciclo, quella che dovrebbe stare a casa, quella che stira meglio, perché notoriamente è una cosa che si impara dal dna, mica usando il ferro.

C'è un detto che mi è rimasto in mente e dice "le donne non si toccano neanche con un fiore".
Beh, oggi c'è qualcuno che ci ha fatto malissimo con le parole.

Non bastano i soldati per proteggerci. Non bastano le leggi.
Non bastano i fiori per chiederci scusa.
Non basta niente.

22/01/09

Così è la vita 2.

Quando inviti Luca, viene anche Giorgio e di solito porta sempre qualcun altro.
Quattro amici a cena non sono mai solo quattro e di solito non bastano mai le sedie.
Ma tanto c'è sempre il bracciolo di un divano o lo spigolo di un tavolino su cui sedersi.
A un certo punto finiranno le birre e quello sarà il momento di tornare a casa.
Il giorno dopo nessuno verrà ad aiutarti a pulire. Ma non fa niente.
Tanto la prossima partita andrai a vederla a casa di qualcun altro.

20/01/09

Così è la vita 1.

Comincia col provare le tue scarpe e inizia a camminarci per casa.
Più avanti ti ruberà i vestiti. O tu li ruberai a lei. E sbatterà i cassetti quando non troverà quello che cerca.
E anche se tutto è spazioso e ogni cosa è funzionale, a un certo punto la casa le starà un po’ stretta e magari deciderà di andare all’università in un'altra città.
Tu lascerai i mobili come li ha messi lei, cuscini compresi.
E ogni volta che tornerà le farai il suo piatto preferito e quando ti dirà “ma che fai? Piangi?”
Dirai, “Ma no, sono le cipolle!”

19/01/09

Insediamento


Per lui gli U2, Springsteen, Beyoncè. E compagnia bella.
Qui al massimo Apicella.
Dio che schifo.
Ma perché stiamo ancora qui?
E soprattutto perché lo permettiamo ancora?

Perché non qualcun altro che sappia davvero capire.
E cercare il vero.
Perché?

Dove sono i giovani?
Dove sono quelli che sanno pensare. E scrivere discorsi?
Dove sono gli oratori?

18/01/09

Dio non esiste.

E neanche Babbo Natale.
E adesso scomunicatemi.

14/01/09

Niente nomination a Gomorra.

Merda. Questa non ci voleva.

12/01/09

Discrezione.

"Non hai fatto la spesa?!"
"No"
"Ma non hai detto che siete andate all'IPER?"
"Si, ma per negozi"
"Ma eri già lì!"
"Si , ma è troppo grande e a me non piace"
"Ma non ha senso"
"Si che ne ha. E poi a me non piace fare la spesa in compagnia. Non con lei"
"Quindi?"
"Ci vado da sola domani"

Non voglio che nessuno mi veda nel mio ossessivo calcolo di prezzi, pesi, razioni.
Non voglio che nessuno sappia di come mi affeziono ai colori delle confezioni.
Di come decida di getto per una cosa o per l'altra senza alcuna motivazione evidente.

A me piace viverla da sola la mia storia d'amore e odio col marketing del consumo.
Io la mia guerra tra le corsie col carrello la faccio da sola.

Altrimenti non posso bucare il coperchio d'alluminio degli jogurt.

Il programma è questo.



Sveglia alle 7,30 del mattino.
Cyclette o corsa (a seconda delle stagioni).
8,30 colazione.
Da lì fino alle 9,30 smazzo di mail e affini.
Poi testa bassa e si lavora fino alle 11,30.
Pausa pranzo.
Si riprende alle 14,30 fino alle 17,30 (di media).

Varie ed eventuali saranno le giornate di visita ai musei, alle biblioteche, uscite utili a capire cose.
Fino alla prossima chiamata. O al prossimo ordine.

Ma tanto non ce la faccio.
Ho solo un desiderio stupido: imparare a fumare.

Viste tutte le puntate di "Secret diary of a call girl".
Mh.

07/01/09

Oh, capitano. Capitano di 'sto cazzo.

Tu non lo sai.
Tu non lo sai come parla di Napoli.
Tu non lo sai che ti fa ascoltare "Napule è" da youtube.
Tu non lo sai che ogni tre per due ferma il cursore per tradurti la canzone e fartela capire meglio.
Tu non lo sai come sorride.
Come gesticola.
Come dice orgoglioso "ce l'abbiamo solo a Napoli una parola così bella per definire i bambini: 'le creature'!"
Tu non lo sai quando ti dice "E' vero: a Napoli il rumore sale dalla strada e ti entra fino in casa. E tu davvero lo senti che non sei solo".

Tu non lo sai quant'è fiero di quella città. E come la racconta.
Tu non lo sai quanto è stato felice lì.
Non lo sai, Cannavaro.
Tu non lo sai quanto Roberto ami la sua città.

Non lo sai.

Quindi fammi la cortesia di andartene a 'fanculo con tanti cari saluti.

02/01/09

Che freddo che fa.

2 gennaio 2009.




Il 2008 è stato l'anno in cui mi hanno licenziata in tronco.
L'anno in cui mia sorella finalmente si è separata.
L'anno in cui mio padre ha rischiato la vita per la seconda volta.
E' stato l'anno in cui mia madre è quasi riuscita a soffocarsi da sola.

Il 2008 è l'anno in cui le vacanze sono state vere vacanze.

Il 2008 è stato l'anno in cui ho ripreso a guidare (cosa che pensavo non sarebbe successa mai).

Nel 2008 sono diventata zia di una nipote non mia.
Nel 2008 ho imbiancato la facciata della casa.
Ho comprato un Mac che affettuosamente chiamo "il mio Mecchino".

Nel 2008 ho visto dei gran bei film.

Ho collaborato per pubblicare una rivista.
E sono stata a Cairo Montenotte, che mi è piaciuta un casino.

Nel 2008 ho presentato il romanzo di Raul Monatanari. Era la prima volta che lo facevo.

Nel 2008 ho anche girato un po' di spot. Ma non vado fiera di nessuno.

Nel 2008 ho cominciato a progettare casa (che a detta del geometra doveva essere pronta per natale. Ovviamente non è stato così).

Nel 2008 ho smesso di vedere un po' di persone.


E' il secondo giorno del 2009. E una volta tanto non ho aspettative.

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