29/12/08

Week end? You can!

Qualche mese fa raccontavo dei miei week end lavorativi forzati. Di come i miei impegni, il mio tempo libero venissero sistematicamente annullati da presentazioni urgenti, dal cliente in paranoia che il venerdì decide che vuole il lavoro per il lunedì mattina.
Non c'erano storie: se il cliente chiede, il cliente deve essere accontentato. E non importa cosa avessi in programma.
Non importava neanche il denaro: lo si faceva (a detta dei miei capi) per una giusta causa. Non una lira di rimborso.
Non un euro per le giornate extra. Nulla.
Pacche sulle spalle, al massimo.
Dopotutto è il tuo mestiere.

Bene.
Io quel mestiere continuo a farlo. Certo, in modo precario rispetto a prima.
Non ho la sicurezza che ogni volta mi richiamino.
Non ho neanche la sicurezza di prenderli i soldi (perché a conti fatti i pagamenti arrivano anche dopo sei mesi).

BEh, la bella scoperta è che, se ti devono pagare, automaticamente si può fare a meno di lavorare nel week end.
Magicamente il lavoro esce di stallo.
Le decisioni si prendono per tempo, le presentazioni si organizzano e - all'occasione- si spostano.

Automaticamente non serve lavorare nel week end.

Curioso come certe cose migliorino di colpo, no?

18/12/08

Inceppamento.




Quando un poliziotto sbaglia spara.
E poi chiede scusa.

Quando un poliziotto spara, muore qualcuno di rimbalzo.


Quando un poliziotto sbaglia, tu spera di non essere sulla traiettoria dell'errore.

Bang bang!

15/12/08

Io non ho paura.



Leggo un sacco di cose su facebook, o meglio: sul "fenomeno facebook".
Quello che non capisco è il perché di tanta paura.
"Luogo dalla creatività limitata"- "prigionieri a vita di un network"- "uso spersonalizzante della terza persona"- "amici non amici".

Perché preoccuparsi tanto?
Alla fine è un luogo dove si può tranquillamente mentire.

Io, Valentina Maran, dichiaro di amare le quindicenni e posto foto con in braccio una bimba di pochi mesi.
Io mostro con le fattezze da zia.


Facebook è una vetrina dove tutti si stanno mettendo in mostra.
Il problema è che alcuni cominciano a non sentirsi a loro agio...

Cominciate a preoccuparvi tanto solo quando vi sentite nudi?

Io giro nuda. Da un pezzo.

12/12/08

Aveva ragione lei.



Ce la ricorderemo sempre così.

11/12/08

Ce la posso fare.



Datevi un obiettivo. Possibilmente scemo.
Scommettete.
Raccogliete soldi.
Pubblicizzatelo.
E poi usatelo per fare del bene.
L'iniziativa- spassosissima- è del cesvi.
La trovate qui: http://www.cesviamo.org
I fondi servono per aiutare gli altri.

C'è uno che ha scommesso di mangiarsi le formiche (e senza usare il pane!)

Io ci penso. Voi che fate?
Scommettete?

La donna perfetta

"Pulisce casa, non apre bocca se non richiesto, legge ad alta voce il giornale, riconosce il tuo drink e il tuo piatto preferito, ha 20 anni ed è carina. Per Le Trung è la donna ideale. Il giovane nerd giapponese non l'ha tuttavia conosciuta in palestra, in discoteca o in qualche chat. No, Le Trung ha deciso di crearla da sé. Già, perchè Aiko - questo il nome dell'anima gemella - in realtà è un robot-femmina."

Mi viene da dire che se sei da solo non è un caso, pezzo di idiota.

09/12/08

25 dicembre.

Natale è:
Mettere le lucine all'albero canticchiando la musica di Mission Impossible.

Natale è:
Aspettarsi il regalo sbagliato che, puntualmente, arriva.

Natale è:
dimenticarsi quello che hai regalato l'anno scorso.

Natale è:
giuro che le palline belle le compro l'anno prossimo (da 5 anni a questa parte dico così).

Natale è:
l'anno scorso è stato più bello.

Natale è:
Ah, dovevo farti il regalo?

Natale è:
...

04/12/08

Pappa e ciccia.




Sei brutta.
Sei brutta. E grassa.
E’ un dato di fatto.
E la tua amica si siede di fianco a te solo perché le tieni il posto costringendo oltre 10 persone a starsene in piedi per metà viaggio fino a che lei non sale e tu sposti il tuo zaino sformato.

Sei brutta.
C’è poco da dire.

Stai male con quella giacca larga che ti sforma più di quanto non abbia già fatto la natura.

Sei brutta.
Senza spigoli di femminilità.

Soprattutto quando tieni quel broncio da menefreghista, anche quando trascini coi piedi la cartelletta dei disegni.
Sei irrimediabilmente brutta.
Le amiche ti chiamano solo per comodo, perché la mamma non le lascia uscire da sole.
Non ci credi?
Guardale. Ti portano con loro perché non sei un pericolo. Facci caso: spesso quelle carine hanno amiche brutte. Perché sono meno pericolose.
Ti cercano perché non fai male. Perché tanto non ruberai il fidanzato a nessuna. E quando ci sarà da darsi i baci ti lasceranno lì a fare il palo, saltellando da un piede all’altro.
E dicendoti solo “oh, grazie, eh!”
Anzi: magari l‘hai già fatto.

Guardati.
E’ difficile capire se sei femmina o maschio.
Così, a colpo d’occhio ho fatto fatica anch’io.
Ci sono arrivata solo quando mi hai risposto “No, è occupato”. C’hai messo un po’: ho dovuto insistere per farti parlare perché facevi finta di non sentire.
C’ho fatto caso sai alla tua amica carina col cappello bianco alla quale riservi il posto per chilometri di viaggio.
Quella che poi non trova argomenti.
Non ti racconta i segreti.
Non ti saluta neanche quando scende.

Scommetto che lei il ragazzo ce l’ha già.
A te forse toccherà qualche storia poco convinta, giusto per provare cosa vuol dire limonare.

Sei brutta.


Sei brutta. Prendine atto.
Poche chiacchiere.

Sei brutta e le ragazze che non ti invitano alle feste e te ne accorgi solo il giorno dopo, perché tutti discutono di quello tranne te.
Senza parlare dei ragazzi che ti prendono in giro e ti dicono che quando sudi puzzi di grasso maiale.

Sei brutta.
Prendine atto. E decidi che cosa vuoi diventare, perché la vita ti darà poche occasioni. A quelle come te le toglie.

Te lo dico: meglio se non lo tieni il posto alla tua finta amica.
Meglio se cancelli il suo numero e le dici che si deve arrangiare.
Vedrai quanto poco ci metterà a dimenticarsi i tuoi favori.
Neanche se lo immagina tutto il lavoro che fai a dire “è occupato” agli altri per far posto a lei.

Meglio se sostituisci quel broncio con un sorriso.
Meglio se dici “prego, è libero”.
E magari provi a fare quattro chiacchiere con chi ti siede di fianco.

Capito?
E meglio se lavori sul bello dentro.
Sulla parte di pelle che sta dentro, la fodera di pelle delle budella- quella che bisognerebbe rovesciarti come un guanto per vederla.
Sei grossa. Hai abbondante spazio dentro da riempire. Da rivestire.
Fallo.
Altrimenti resterai sempre e solo la ragazza brutta del pullman delle sette che fa Sesto Calende- Varese.
Quella che non faceva sedere nessuno. Neanche me.

03/12/08

Dietro.



Siamo nella repubblica delle banane.

Un posto dove tutto può finire da un momento all’altro.

Un posto dove qualcun altro decide- male- per noi.
Siamo in una dittatura dolce.
Più o meno.
Dove la gente non dice quello che ha detto.

Dove un lavoro un giorno ce l’hai e il giorno dopo no.

Un posto dove la spazzatura scompare dall’oggi al domani.
E nessuno si chiede che fine abbia fatto.
Un posto dove al potere non c’è un parlamento ma un reparto geriatrico con tanto di infermiere sexy.

Siamo in un posto dove la gente non decide.
Dove si conosce poco per cosa si protesta.

Un posto dove il brutto non viene giudicato.
Dove il talento non serve.
Basta alzare la voce

Basta sedersi sul trono da Maria de Filippi.

Siamo la repubblica delle banane, dove se non ti viene un figlio sono affari tuoi.
Quello che potevano fare per aiutarti te l’hanno tolto.

Siamo in un paese dove conta l’opinione di un altro capo di stato.
Tedesco.

Siamo in un paese dove si fa il gesto della mitraglietta, si fa cucù dietro le colonne, dove si minaccia di regolamentare internet.
Come, non si sa.
Forse seguendo il modello cinese.

Magari per essere sicuri che tutti faremo i bravi, il sistema cinese lo seguiranno alla lettera, esecuzioni capitali comprese.

Abituatevi a rispondere OBBEDISCO!
E’ meglio.

Siamo nella repubblica delle banane.
Il problema è che le banane ho la sensazione che ce le stiano infilando dietro.

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