09/10/10

Il rumore che fanno i ragazzini prima di morire.

Il botto la fa volare come un calzino.
Come un manichino senza peso.
Eppure quella leggerezza sulla carrozzeria ha fatto un rumore secco, di quelli che fanno i pali, i muretti, le incornate tra i cofani.
La Clio ha fatto un rumore da cracker di metallo.
Io pensavo che il tizio avesse preso un cordolo. Il palo della luce.
Non una ragazzina dentro a un maglione.

Ho sentito il botto, la frenata, con la coda dell’occhio qualcosa che volava.
Un uomo che è sceso dall’auto sulla corsia opposta e che ha cominciato a urlare “Che cosa hai fatto? Dio, che cosa hai fattooooo??” Tenendosi le mani nei capelli.
La macchina della frenata è arrivata pochi metri oltre a me.
E sull’asfalto, un bel po’ più in là, un corpo spettinato.
13 anni circa in un maglione rosa.
Poi l’uomo che urla va avanti a dire che cosa hai fatto, il ragazzo scende dall’auto e dice che non l’ha vista, altri scendono dalle auto.
Prendo il cellulare e faccio il 112 e ho il dubbio se devo chiedere un’ambulanza perché forse è morta. Lei non si muove, attorno a lei il tizio e il ragazzo urlano,
Il ragazzo vorrebbe vedere accertarsi delle condizionei, l’uomo inveisce e gli dice “non la toccare, guarda che cosa hai fatto
Lui dice di non toccarla e l’uomo ancora urla non mi dire cosa devo fare, guardacosahaifatttttooooo!
E mentre tento di spiegare alla tizia del centralino dove diavolo siamo, chi sono io, come si chiama la gelateria qui dietro, la ragazzina nel maglione si riprende, comincia a parlare, piange. Ma è viva. La centralinista mi passa al centro emergenza.
La voce registrata mi spiega mentre sono in attesa, che l’operatore chiederà le mie generalità, cosa è successo, l’indirizzo esatto. Di fronte alla cialda, cazzo. Cosa ne so del nome della via? È di fronte alla cialda, alla fermata del pullman. Non ce l’avete google maps? L’operatore mi risponde, ma in lontananza sento già le sirene dell’ambulanza “credo che abbiate ricevuto altre chiamate… Azzate, la ragazzina investita”
“si- abbiamo già allertato. Senta, visto che la sento calma, mi dice come sta la ragazza?”
Non sono calma. Sto solo cercando di rendermi conto che quello poteva essere un cadavere. 13 anni di niente. Di compiti in classe da saltare. Di baci dati di nascosto senza che suo padre la veda. Suo padre che ha urlato “checccooosahaifatttoooo” con tutto il fiato che aveva in corpo.

20 metri di volo e pochi secondi per spalmare la vita sull’asfalto.
“È intera. Parla, ora è seduta e si tocca. Dolorante ma viva. Sento l’ambulanza, grazie!”
“si mi raccomando, non la toccate, non fatela muovere”
Si.
Dillo a suo padre di non toccarla. È lì ancora che inveisce contro il ragazzo che non sa che parole usare. L’incarnazione della colpa che vorrebbe almeno aiutare.
Una resurrezione in due minuti.
Un uomo raccoglie un telefonino sfasciato da terra e va dal padre che ancora discute animatamente.
Chissà se ce l’aveva in mano quando stava attraversando.

Ho sentito che rumore fanno i ragazzini prima di morire – o quasi- sulle strisce.
Non è un bel suono.

07/10/10

Mandiamo la pubblicità.


Bastava dire così.
Una volta tanto la pubblicità sarebbe stata utile.
"Un attimo per favore. Dobbiamo parlare con la signora. Andiamo in pubblicità o andiamo a nero.
Dobbiamo parlare con la signora e poi vedremo se proseguire col programma."
Bastava dire così, andare a nero, staccare i microfoni e dare alla signora la tremenda notizia in privato delle voci che stavano circolando sulla confessione dello zio.
Senza insistere con la pornografia del dolore, senza pretendere di sapere cosa sta dicendo la cugina adolescente mentre piange.
Senza che la camera insistesse sul volto della madre attonita mentre si sentiva dire da una presentatrice urlante - come se avessero appena abbassato il prezzo delle patate- "lo zio ha confessato, stanno cercando il corpo di sua figlia"
Era meglio fare così, senza le finestre della tv tutte spalancate su quella scena.

Io non lo voglio vedere più questo schifo.

Chiedo scusa io, alla madre di Sara, per l'orribile violenza che la televisione le ha fatto ieri sera.

06/10/10

Solo se accompagnate.


Su Trenitalia le donne viaggiano gratis solo se accompagnate. Solo se in coppia. O solo se con famiglia.
Poco importa se la maggior parte di noi viaggi spesso per lavoro e spesso – ovviamente- senza prole e marito al seguito.
Poco importa se siate abituate a far lievitare il fatturato di Trenitalia coi vostri continui spostamenti.
Gli sconti ve li fanno “solo se accompagnate”.
Esistete solo in virtù di qualcun altro.
Non se siete delle lavoratrici, magari delle piccole imprenditrici di voi stesse, senza capo né padrone. Chissenefrega se avete un ruolo di responsabilità che vi porta in giro per l’Italia.
Niente sconti al merito.
Esistete Solo Se Accompagnate.
Perché si sa, è meglio se non andate in giro da sole.
Che non si sa mai.
Qualcuno potrebbe pensare che in Italia le donne possano farcela da sole.
Mi raccomando, mai far passare neanche e una volta che l’autodeterminazione sia possibile.
Vuoi fare il mese della prevenzione? Ok, regala una mammografia gratis, metti a disposizione un medico specialista in un ambulatorio su un vagone apposta: le donne potranno farsi visitare per un controllo specifico.

Non ci vuole molto per farsi venire una buona idea.
Trovo incredibile che Trenitalia come qualsiasi cosa che competa organi statali, riesca sempre a far svaccare la comunicazione facendo passare il messaggio
“le donne sono deboli”
Sono stanca di essere descritta così.
Stanca di essere perennemente oggetto di marketing sbagliato.
Piuttosto vado a piedi.


E poi basta con ‘sto cazzo di rosa!
Il rosa fa schifo!

25/09/10

E se fosse brava?



Noemi Letizia ha lanciato la sua prima collezione di abiti.
La notizia è rimbalzata in rete un po’ dappertutto.
Alle domande dell’intervistatrice ha risposto che non vuole lasciare il mondo dello spettacolo, ma fare tutto quello che l’appassiona.
Vede il suo futuro come imprenditrice e come donna in carriera.
A guardar bene c’è gente che a 19 anni alla stessa domanda guarda nel vuoto e dice “Boh”.
Ok. Ma i vestiti?
Nei vari servizi che ho visto non ho notato neanche un frame, uno stralcio, un lembo di un vestito disegnato da lei.
Solo un primo piano della sua faccia e, a fianco, la foto di un anno fa per notare le differenze.
E se nessuno le notasse, ovviamente nel trafiletto a fianco al video, c’è la spunta precisa per non perdersi neanche un rigonfiamento da pettegolezzo.

Nemmeno un abito.
Non le viene lasciato neanche il beneficio del dubbio.

Non voglio essere buonista. Non mi piace il modo in cui è arrivata lì. Non mi piace lei. Ma qualcosa mi dice che se fosse stato uomo tutto questo clamore non l’avrebbe avuto.

Perché non possiamo giudicarla per il talento?

Fateci vedere i suoi vestiti, e se fanno schifo, dimentichiamola.
Non parliamone più.
Ma se dobbiamo giudicarla facciamolo su un metro di misura che non sia estetico.

Abbiamo l’occasione per farlo. Perché non succede?

C’è una collezione? Bene. Guardiamola. Decidiamo se questa ragazza ha talento o no.
E se non ne ha, per favore non parliamone più e finiamo di darle spazio.
Smettiamola di alimentare questo subdolo alibi.

Fuori dalle prime pagine chi non ha talento.

24/09/10

Senza Donne.

Domenica sera alle 21,00 "Presa diretta" tratta la puntata "senza donne".
Ci sono delle testimonianze agghiaccianti di donne mollate a casa solo per la grave colpa di aver fatto un figlio.
Io lo so che c'è qualcosa da fare. Non so ancora esattamente cosa, ma c'è qualcosa da fare.
Io non mi arrendo a essere una specie di panda sotto protezione solo per il fatto di essere nata donna.
E non venitemi a dire che il femminismo è roba vecchia e dopotutto se le cose vanno così è perché ce lo siamo voluto.
Io non l'ho voluto.
Io non l'ho chiesto.
Io voglio che cambi.

26/08/10

2004.

6 anni fa moriva Enzo Baldoni.
Sigh.

13/08/10

Pannolini.



Dai, ormai è piuttosto chiaro. No stiamocela a raccontare.
Non ce la farò a fare dei figli.
E' evidente che il mio corpo per qualche sua oscura ragione dissente e va avanti come se nulla fosse.
La mia macchina perfetta e impeccabile anche oggi scocca precisa il primo giorno di mestruo.
Alla faccia mia, della laparoscopia, del "non ci pensare" e del "vedrai che quando meno te lo aspetti".
27 giorni spaccati, precisi. Immancabili.
La pancia che si tende, si gonfia e fa male.
Il sangue che comincia piano e poi fluisce e scansare ogni flebile speranza in un suicidio continuo di ovuli potenzialmente perfetti.
Il mio corpo non vuole farmi diventare madre. Avrà i suoi cazzo di motivi.
Ignoti, ma tutti suoi.
Boh.

Non sono destinata a cambiare pannolini.
Sono destinstinata a cambiare solo i miei, fino all'età della menopausa.
Il tizio che diceva "Andate e moltiplicatevi" evidentemente non ce l'aveva con me.

11/08/10

Hello Kitty, ciao Betty.



Io odio Hello Kitty.
Odio le gattine inespressive.
Odio i fiocchi nei capelli.
Odio il rosa.
Odio il merchandising.
Odio quella faccetta senza bocca.
Odio il fatto che sia stata disegnata dalla solita giapponesina che poi c'ha fatto i miliardi.
Odio che alla mia nipotina di 2 anni venga messo in mano il lecca lecca di Hello Kitty, che abbia i vestitini di Hello Kitty e sia praticamente già obbligata a farsela piacere, solo perché piace alla madre.

Ma più di tutto odio le mamme rifatte con le tette di marmo che al TG5 sfoggiano la carrozzina rosa di Hello Kitty e dicono "Quest'anno va di moda lei!"

E' una bestia bianca e insignificante disegnata 35 anni fa. E ancora ce l'abbiamo tra le palle.

Io non sono per la vivisezione, ma Hello Kitty riversa su un tavolo con la gomma piuma che le esce da tutte le parti... dio, quello si che sarebbe impagabile!

06/08/10

Se mi lasci non vale.


Eh... beh. è stato lasciato dalla fidanzata.
Aveva problemi. Era depresso.
Mh-mh.
E infatti non ha trovato niente di meglio da fare che massacrare a pugni la prima donna che si è trovato di fronte.
Oggi un venticinquenne pugile per diletto ha ucciso così una madre di famiglia che passava di lì.
La donna sbagliata al momento sbagliato.

Non sia mai che uno si vada a scegliere uno grande e grosso come lui, eh!

Resto sempre più avvilita nel vedere la strabordante incapacità maschile nel gestire il rifiuto.

Come sono stati cresciuti questi uomini?
Che padri avevano?

29/06/10

Due anni.



- Quanti anni hai detto che compie Alice?
- Due
- Cosa stai cercando?
- Non lo so… un gioco
- Regalale una barbie.
- No, è sessista.
- Guarda c’è la piccola veterinaria!
- …
- Uh, che carino! C’è il mocho vileda e la scopettina! E il carrellino per la spesa!
- Lasciamo perdere…
- Beh, altrimenti puoi comprarle dei trucchi, le prendi una bella borsettina e la riempi di quelle cose.
- A due anni?!

Mi giro verso lo scaffale dei maschi: un tripudio di fucili sparasparaammazzaammazza, avventure fantastiche, mostri, cavalli, isole da scoprire.
Torno allo scaffale rosa confetto.

- Altrimenti c’è sempre il ciccio bello che piange!
- E cccheppalle! Deve per forza prendersi cura di qualcuno? Ma non c’è un bel fucile femminista?

22/06/10

Fatti la badante.


"Mio padre ha la fidanzata di 22 anni!”
Lì per lì resto un po’ stupita, perché il padre della mia amica non mi sembra questo gran che.
Non particolarmente bello. E neanche troppo interessante come uomo. Ma per carità: ci sono donne a cui piace.
A lei ormai le nuove fidanzate di lui fanno poco effetto. Ci scherza sopra.
Poi puntualizza
“è la badante dei miei nonni”
Ah.
Perché mi sembra tutto più facile ora? O meglio. Perché mi sembra più facile diventare maligna?
Solo il mese prima mi aveva detto che stava con una di 30 anni (quindi di 20 anni più giovane di lui).
Ora l’età media si è abbassata ancora.
Ne cambia in continuazione. E ormai si rivolge solo alle badanti.
Prima ha avuto tutta una rassegna di russe. Poi è passato alle peruviane. Ora è il periodo delle ecuadoregne.
E non è il solo. Dalle mie parti ormai è diventato abbastanza usuale vedere uomini un po’ attempati, o che comunque in vita loro hanno avuto sempre ben poco a che fare col gentile sesso, accoppiarsi con russe o cubane.
Le motivazioni?
Sono più ubbidienti, non come le italiane che non vogliono fare più niente”
“Sono tranquille”
“Regali loro una collanina e sono contente”.

Già.
L’italiano medio sta riscoprendo la femmina tutta casa, chiesa e vodka.
Donna e buoi dei paesi suoi.
Finché dura. Perché spesso dura solo il tempo di capire come funziona la comunione dei beni. E poi ciao.

31/05/10

Stronze col ciclo.



E' vero, quando ci viene il ciclo siamo nervose.
Sarà per il mal di testa.
Sarà per gli ormoni.
Sarà per i dolori pre mestruali, per quelli durante il ciclo e per quelli dopo.
Sarà per quell'orrenda sensazione di impossibilità di controllo.
Sarà perché non puoi passare una notte a dormire tranquillamente a pancia in su senza macchiare le lenzuola.
Sarà perché ti gonfi e non stai più nei tuoi jeans preferiti.
Sarà perché vorresti fare mille cose senza doverti preoccuparti di portarti dietro gli assorbenti.
Sarà perché ti vien voglia di fare l'amore ma non è detto che ai maschi piaccia quando stai così.

Sarà.
Avere il ciclo è una gran scocciatura.
Ma il fatto che ci si faccia passare per stronze isteriche, e poveri mariti che ci sorbiscono, questo proprio no.

(questa è della Y&R , Cile e in sostanza pubblicizza una pillola per i dolori mestruali per riavere indietro la propria compagna, femmina e solidale, come al soltio)

20/05/10

BINGO!

Bravi loro, visto che in Italia siamo ancora abituati agli spot moralisti contro l'HIV.
A questo link.

24/04/10

à

La verifica della à.

21/04/10

Hanno ritrovato Enzo.



T'hanno finalmente rimesso insieme.
E pensare che eri pure bello grosso!
: )

Lo so, magari sembrerà strano, ma a me ha fatto effetto sapere che in qualche modo sei tornato qui.

Per chi non lo sapesse, Enzo Baldoni era il copywriter che scriveva blog meravigliosi come questo.

18/04/10

Che cosa avrà voluto dire?

"Sul coupon dobbiamo dire che anche i campioni guidano la nostra auto"
"Quindi devo specificare la doppia anima sportiva: quella che guido ogni giorno è l'auto che vince i rally, giusto?"
"No, devi dire che è anche i campioni la guidano"
"Ma campioni di cosa?"
"dei rally."
"Quindi cosa dobbiamo dire?"
"Eh... questo. Ma detto meglio"

(Discussione realmente avvenuta tra me e un'account in un'agenzia milanese. Tema: un coupon per pubblicizzare ancora non ho capito cosa.)

13/04/10

In alto le chiappe!


Sono arrivate anche queste:
non bastavano i tacchi a stiletto, a spillo, le platform.
No. Adesso la Reebok ha fatto le scarpe da ginnastica per avere i glutei più tonici.
Ovviamente si parla di chiappe femminili, eh!
Non sia mai che un maschio abbia il deretano tonico!

Easy Tone.
Io non le compro. Mi piaccio molle.

23/03/10

Lowe.



Sono stata in Lowe. E tanto basta per capire che uno è stato in Pirella Lowe Fronzoni.
Nell'estate scorsa ero lì per una gara. Lui, Emanuele, è apparso sulla porta.
Io mi sono girata verso i miei colleghi e ho detto "ma è quello vero o un cartonato? Lo posso toccare?"
A me fa sempre effetto vedere le persone che hai sempre e solo visto sui libri di scuola, o meglio: sulle pagine stampate con cose come "chi mi ama mi segua".
Sono quei personaggi che davvero hanno fatto la pubblicità.
Sono quelli coi nomi sulla porta.
Sono i padri.
I fondatori.
I maestri. Quelli che usano il vecchio sistema, che non vogliono vederti davanti al computer ma vogliono LE IDEE.

Mi hanno raccontato una scena bellissima capitata nei giorni in cui io ero lì:
una riunione per un grosso budget, in un teatro. Un grande cliente nazionale che commercia pasta chiama una ventina di agenzie. Passano il brief a quel modo: parlando agli AD delle agenzie come fossero un pubblico.
Saranno circa 50 persone.
Lui lascia fare e alla fine si alza in piede e dice:
"Scusate, ma io sono troppo stanco e troppo ricco per stare a sentire un brief così. Non ho intenzione di far partecipare la mia agenzia a questa gara ridicola".
E se ne va.
Un signore.

Lui è uno di quelli che verranno ricordati, alla faccia dei tanti direttori creativi che vincono premi fittizi e che non stanno facendo la storia.

Ciao Emanuele.
: )

17/03/10

Alex.

E' l'uomo dei magheggi del sito.
Vi incollo qui il testo.
Ma lo potete leggere anche dal suo blog.



Il nuovo sito di Roberto Saviano è online. Una piattaforma decisamente avanzata per dare la possibilità a lui e tutto lo staff di pubblicare ogni tipo di articoli. Il sito è ben fatto e la grafica è accattivante. La struttura è semplice e funzionale e fin qui la cosa non è questa gran notizia. Se non fosse che ho scritto personalmente ogni riga di codice del sito per motorizzare un’idea nata da Selmi Bali Barissever, seguita con passione da Valentina Maran e Cristina Mazzocca. Il tutto realizzato da Smallfish nell’arco di poche settimane su piattaforma wp con implementazione WP Framework e nuove funzioni PHP/​Jq. Wp “The Code is Poetry” spacca.. c’è poco da fare! Complimenti a tutti, con l’augurio a Roberto di poter sempre difendere ciò in cui crede, a tutti i suoi fans di seguirlo e leggerlo sul nuovo sito, e al sito di non avere troppi bug :D.

16/03/10

Orgoglio.



Avete presente quando, col petto gonfio e lo sguardo lucido dall'emozione dite "quello l'ho fatto io"?
Ecco, il sito di Roberto Saviano l'ho fatto io.
Ma non da sola: con Selmi Bali Barissever - un bravissimo art director con cui ho avuto la fortuna di collaborare negli anni.
Grazie anche ai meravigliosi ragazzi di Smallfish- realizzatori del sito- che mi hanno supportata e sopportata (chiedo ufficialmente che facciano un monumento al Alex Giustolisi nel cortile del palazzo!)
Grazie anche a Cristina Mazzocca perché è lei che ha messo in moto la macchina infernale. E senza la Cri, nulla si muove.
Io vado orgogliosa di tutti loro.
: )


Se volete fare loro i complimenti, qui ci sono le loro mail:
Selmi Bali Barissever – selmico@selmico.com
Smallfish- info@smallfish.it
Cristina Mazzocca – lacricri70@gmail.com

11/03/10

Non mi ci riconosco -oggi meno che allora.


Ripropongo il pezzo che avevo pubblicato in questo blog e che è stato citato nel libro di Anais Ginori "PENSARE L'IMPOSSIBILE- donne che non si arrendono"

(mi fa sempre ridere rileggerlo... peccato che sia tutto vero)




- Io non mi sci rihonosco.
Ha un accento toscano fortissimo.
Sfido che non si riconosce: abbiamo usato donne vere, per carità, magari un attimino più in forma di lei, ma vere.
- Non mi sci rihonosco perché io non so micha chossì!
Eh, no, lei è grassa, con la ricrescita che urla vendetta. Abbina calzoni larghi sfatti, blu di maglia, con magliette di due taglie più grandi, marroni con motivi floreali e brillantini.
Suda.
Suda molto.
E si chiazza.

E’ talmente brutta che non può venirti il dubbio che sia stata messa lì per meriti estetici. Sicuramente ha carattere.
Purtroppo, come tutti i direttori marketing, non capisce una mazza di marketing.
Peggio ancora: non capisce niente di donne.
- Voglio vedere una donna vera, una donna he lavora!
- Ma infatti è così – azzardo – Quella che vediamo è una giornalista, fa una vita intensa, sempre impegnata. Tra orari di redazione, viaggi all’estero per gli articoli. Una donna che ha una vita piena, anche di interessi.
- E’ troppo alta di profilo.
- Beh, un minimo aspirazionale la dobbiamo fare… non fa mica la scrittrice! O il primo ministro! Fa la giornalista!
- Le donne non sci si rihonoscono: Voglio proprio vederla quella he sta ffori dalla mattina alla sera!
- Io!- Le faccio.
Io che mi alzo alle sei del mattino e non rientro prima delle otto di sera, quando va bene.
Io che, se serve, vengo spedita di qua e di là nel globo a seguire campagne pubblicitarie.
Io.
E sono normalissima.
Faccio un lavoro comune. Faccio gli orari della maggior parte delle mie amiche che vivono in provincia.
- E’ una cosa normalissima.
Dribbla.
- E questa hosa dell’homo?.
Lo script prevede che la protagonista sia una persona reale, single, una dalla vita piena ed è normale che abbia partner diversi, conosciuti magari una sera.
Oppure uomini che frequenta di più, ma nulla di fisso.
Vero, insomma, perché a noi donne, che diamine, piace anche trombare per il gusto di trombare!
- Beh, molte donne non hanno un partner fisso e ormai è entrato nelle normali vicende della vita quotidiana quelle di avere più di una relazione. Il fatto di far vedere lei che usa il detergente intimo in tutte le occasioni della sua vita, compresa quella prima di avere un rapporto, fa capire la grande fiducia verso il prodotto.
E cccheccacchio: te lo farai un bidet prima di stenderti uno, o no?
Inspira, espira, poi alza voce.
- Miha tutte!
La incalzo
-Beh, quelle in target sì!
E a questo punto le parte quello che noi chiamiamo l’incazzometro;
la faccia comincia a diventarle paonazza;
una specie di sfogo d’orticaria che le parte dal collo.
Alza la voce. Non mi guarda. Sono la più bassa in grado in questa riunione e secondo la sua idea di gerarchia, non dovrei parlare. Ma se non difendo io questo mese di lavoro, non lo farà nessuno. E poi è una questione di principio nei confronti della realtà.
- Ho detto he l’idea he diamo della donna non va bbene!
- Ma è reale!
Il rossore passa dalla gola al mento.
Fissa a turno tutti i miei superiori
Io insisto, tanto ormai è partita
- … e poi usando lei possiamo farla vedere in varie situazioni della vita: 4 prodotti, 4 necessità diverse, e poi anche salviettine da viaggio:
la facciamo vedere in palestra per l’antibatterico, o appunto, visto che ha una vita sessuale attiva, facciamo capire che usa quello, poi il delicato se lo deve prestare a un’amica, o magari mentre studiavano all’università e avevano esigenze diverse. Per quando è in viaggio all’estero, in qualche missione umanitaria, o campo profughi, o situazione igienica difficile, si porta le salviettine. Insomma: è un personaggio credibile, interessante, di formazione. Con un lavoro normale, ma aspirazionale.
Capisco che non l’ho convinta dalla faccia ormai completamente paonazza.
- Non voglio sentire altro. E’ SBAGLIATO.
Ormai non parla. Urla.
- Io voglio una donna diversa. Le donne non sono miha queste! Le donne lavorano, tornano a hasa e poi quando arrivi e apri la porta… beh, che c’è di più bello che trovare tuo marito che t’aspetta hoi bambini? Questa è una donna vera! Niente è più bello che tornare a chasa e trovare tuo marito che t’aspetta.
Si, magari sul divano coi piedi sul tavolino mentre guarda la tv, i pargoli ti devastano casa e tu pensi che non muore anche se per una volta nella vita prepara lui la cena.
-la gjioia dei figli! Io voglio una chosa chossì! La freschezza, la normalità!
Va in bagno, si rinfrescha. Io voglio questi valori!

E da qui si riparte.
Film con donna che esce dal lavoro, prende i mezzi, torna a casa. Apre la porta e le si spalanca il magico mondo delle meraviglie: 2 figli, maschio e femmina, e il marito che l’accoglie sorridente prima che lei vada a farsi il bidet.
Andiamo in test con quello.
E il test lo boccia: le donne non ci si riconoscono.
Per fortuna.
Questo però vuol dire che si riparte di nuovo.
Su un altro prodotto.
Igiene intima, target giovanissimo, prodotto che dà estrema freschezza. Quasi glaciale.

Ok. Quindici giorni dopo torniamo da Sherk (in ufficio la chiamiamo affettuosamente così)
Lo spot: una barista che lavora in un lounge bar.
E’ una piuttosto aggressiva e decisa: lavora per mantenersi agli studi, per non pesare sui suoi.
E’ una che, proprio per il lavoro che fa ha la possibilità di conoscere e frequentare numerosi ragazzi.
Usa il prodotto super fresco perché gli piacciono le sensazioni decise.
Non è una da vie di mezzo. O così o così.
Infatti durante quella stessa serata ammicca a uno. Stacco, il giorno dopo la vediamo correre fuori di casa in ritardo, assonnata, ma non prima di aver cacciato lui dall’appartamento mettendogli i vestiti in mano di corsa.

Silenzio dopo la presentazione.

- secondo me mancha il sorriso… è pocho luminosha…

Beh, se è solo quello forse lo salviamo ancora ‘sto spot.

Si toglie la notte. Deve essere diurno. E si deve vedere di più il bagno di casa.
Si cominciano a tagliare secondi di descrizione sul personaggio di lei. Addio indipendenza, addio alla poesia del “vivo in un monolocale ma almeno è mio”, addio al suo carattere deciso.

Ripresentiamo.
- Ragazzi, che ve lo devo anchora ripetere? Il bagno! Il ba-gnooo. E’ un detergshente intimo! Questa sta sempre al bar!
No. Al lavoro. Come la maggior parte delle donne.

Alla terza presentazione la vogliono vedere in bagno e basta. Quello di casa. La protagonista diventa un’asociale che passa la vita al cesso.
Lasciamo almeno le foto di lei sul mobiletto del bagno per far capire che è una barista, che lavora, che non è miss nessuno.
Ma reputano lo spot ancora troppo descrittivo su di lei e poco sul prodotto. Bisogna lavorare di più sull’assoluta freschezza.
Alla quarta presentazione lei è morta. Rimane solo questa femmina che si aggira per pochi secondi in sala e poi per il resto in bagno, felice e gioiosa di farsi un bidet ghiacciato.
Ripresentiamo lo spot così.
Niente parole intelligenti, Niente orgoglio per quello che si è. Niente indipendenza, decisione, niente carattere forte.
La femmina è gioia di lavarsi, grandi sorrisi e moine in macchina.
Chi sia, cosa faccia, che cosa pensi non importa. L’unico sentore di riconoscibilità che le donne avranno sarà quello estetico. Stop.

E finalmente Shrek annuncia:
- Finalmente mi sci rihonosco!
Già. Come no. Infatti la protagonista è una ragazza brasiliana con un culo marmoreo in primo piano dall’inizio alla fine, e un’inspiegabile gioia esistenziale nello schizzarsi d’acqua e nel farsi un bidet ghiacciato prima di uscire.
Ovviamente col fidanzato storico. Guai a pensare che possa essere libera sessualmente, eh!

E chi non ci si riconosce?!

Ok. Quello spot che gira ancora su tutte le reti è colpa mia.
Mea culpa.
Ma dio solo da se non c’ho provato a fare qualcosa di vero.

10/03/10

Cattiva pubblicità.



Da molto tempo insisto scrivendo pezzi su quello che non mi piace della comunicazione.
E su quello che non mi piace della pubblicità.
Ho avuto la fortuna di essere intervistata da Anais Ginori per questo libro di Fandango
"Pensare l'impossibile - donne che non si arrendono".
Mi trovate qui in mezzo, tra altre persone che la pensano come me. Ma anche no.
: )


Ecco la presentazione del libro:

Quando si parla di donne, in Italia prevale la rassegnazione. Battute grevi, il corpo femminile che diventa oggetto di marketing, la sottomissione come consuetudine, sterili e umilianti dibattiti sulle quote rosa. Il “velinismo” è ormai un criterio selettivo, e solo lo scatto d’orgoglio di una moglie, Veronica Lario, ha creato un temporaneo moto di indignazione contro il “ciarpame senza pudore”. I principali istituti nazionali di ricerca pubblicano i dati sulla condizione delle donne: ogni volta è un po’ peggio. Meno di una italiana su due lavora, record negativo europeo, le violenze di genere aumentano, altro primato inquietante. Va così, lo stato delle cose è questo. Davvero non è possibile fare nulla davanti a questa situazione? E non c’è modo di schiodarsi da quell’umiliante 72° posto, su 135 paesi, questa la classifica che ci viene assegnata dal nuovo rapporto sul divario di genere del World Economic Forum?



Anaïs Ginori dà voce alle donne, sparse per la penisola, di ogni ordine e grado, che invece non intendono rassegnarsi e continuano a pensare l’impossibile. Attraverso i loro occhi, le loro parole e le loro storie, disegna una mappa della resistenza, si confronta con le cause dell’arretramento, dalle battaglie degli anni settanta al corpo delle donne vilipeso e negato di oggi. E in questo viaggio incontra personaggi, situazioni e vizi spesso dimenticati dalle cronache di tutti i giorni. Ogni capitolo di questa inchiesta-reportage indica un sintomo, che sia di speranza o di degradazione. Senza nascondersi mai dietro ad un dito, neppure nell’elencare le cause dell’anno zero che stiamo vivendo. Dall’ipocrisia del linguaggio sulle “escort” nei palazzi del potere, mentre le “mignotte” vengono cacciate dai marciapiedi, alla lotta dei gruppi religiosi contro un farmaco, la pillola abortiva Ru486, disponibile in tutto il mondo da anni. Dalla serie di film porno italiani dedicata agli stupri fino al sessismo in politica (e a chi cerca invano di combatterlo). Dai racconti delle femministe storiche, che ammettono anche i loro errori e non nascondono la realtà attuale, fino alle giovani studentesse e agli altri bagliori che covano sotto la cenere della ricerca di una nuova identità femminile.



Con interviste a Emma Bonino, Daniela Del Boca, Luisa Muraro, Sofia Ventura, Lorella Zanardo, Valentina Maran, Emile-Etienne Baulieu (il creatore della RU486), il regista porno Andy Casanova e altre/i.

Prefazione di Concita De Gregorio

ANAIS GINORI (Roma, 1975) lavora a la Repubblica dal 1999. È giornalista al servizio Esteri. Con Fandango ha pubblicato nel 2001 “Le Parole di Genova” e, con Sperling&Kupfer, “Non Calpestate le farfalle” (2007).

08/03/10

8 marzo.



Oggi mi va di ricordare lei: Tina Lagostena Bassi. Una donna straordinaria che ha fatto tanto per le altre donne.
Da grande mi piacerebbe essere così. Ma temo che non mi basterà tutta la vita per diventarlo.

Niente da festeggiare neanche quest'anno. Davvero niente.

05/03/10

8 anni.


Raggiungo il commesso del negozio di giocattoli tutta smarrita: è da 20 minuti che fisso lo scaffale della LEGO ma davvero non so cosa regalare a Edoardo per i suoi 8 anni.
Il ragazzetto mi precede orgoglioso e preparatissimo verso le ultime novità.
“Guarda… voleva la fattoria ma…”
Ma vaffanculo: 56 euro da spendere non ce li ho.
“Hai qualcosa di più economico?”
Mi presenta una serie di confezioni monoporzione di macchinine super aggressive ultra elaborate.
“Guarda, questo gli piacerà di sicuro: c’è una macchina da corsa che assalta il furgone portavalori”
Penso che mi stia prendendo per il culo perché mi sembra tanto paradossale che un ghigno da joker mi si stampa a metà faccia.
Guardo la copertina della scatola: c’è proprio quello che sembra un camion portavalori che si ribalta con il portellone aperto, i soldi che volano via e una macchina da corsa che incombe sulla scena, aggressiva.
“No…”
Stento a credere che mi stia vendendo un gioco che fa così chiaro riferimento a un atto illecito.
“C’è anche questo bellissimo con il camion dei rifiuti tossici”
Ed effettivamente c’è un rimorchio con dei bidoni con disegnato un teschio e un veicolo da corsa che li fa rovesciare.
Guardo il ragazzetto come se mi stesse offrendo cocaina al posto di giocattoli.
“Stai scherzando, vero?”
Allora va su qualcosa di più classico.
“Altrimenti c’è l’inseguimento con la macchina della polizia”
Gli restituisco le scatole.
“No, sono diseducativi”.
Se ne fa un baffo. Evidentemente non gli frega assolutamente nulla. Tanto per lui l’importante è vendere.
“Guarda, questo è bellissimo: sono due macchine da corsa elaborate e la scatola fa anche da pista”.
Ha fretta di sbolognarmi perché evidentemente sono una rompipalle.
Vada per le macchine da corsa da 20 euro.
Giuro che pensavo che la LEGO fosse un mondo idilliaco. O forse lo è ma dai 50 euro in su. Sotto è tutto un inferno.
Vado in cassa in pago il conto al ragazzetto insofferente.

Ringrazia il cielo che ho un nipote maschio: fosse stato femmina ti beccavi il pippone sulle Winks, le Bratz e l’immagine distorta che danno del femminile.

12/02/10

I cessi di Varese sono femmine.


Se dici di no te la tiri.
Se schivi il solito che ti dice con fare da manzo “ma lo sai che sei carina” te la tiri.
Se dici “no grazie” te la tiri.
Se dici “non mi interessi “ te la tiri.
Se ti metti i leggings e non hai il fisico, te la tiri.
Se non la dai subito a qualcuno te la tiri.
Se non vuoi compagnia te la tiri.
Se uno ti offre un passaggio e non hai voglia di salire in macchina con lui, te la tiri. Peggio se lui ha una macchina di merda: la colpa è tua e te la tiri il doppio.
Se hai quindici anni, fai un po’ la cretina con le amiche, comunque te la tiri.
Se ti incazzi quando qualcuno ti appoggi la mano sul culo, te la tiri.
Se non dai retta a un imbecille che ti tira scema a forza di dirti cazzate, te la tiri.
Se non vuoi da bere te la tiri.
Se non ti va di avere a che fare con uno che non ti piace e che non ne sta imbroccando una per fare colpo, te la tiri.

Stando a quanto dice un gruppo su Facebook, a Varese anche i cessi se la tirano.

A Varese siamo tutte stronze. E brutte.

Solo per il fatto di essere femmina e di essere detentrici di passera, ci colloca o nella categoria di quelle che se la tirano oppure no.


Perché se non sei come dicono loro, se non rispondi come dicono loro, se non sei negli schemi che dicono loro, te la tiri.
A Varese “ce l’abbiamo alta”.
A Varese il metro di misura per collocare le doti di una donna è la figa.
O la dai, oppure se te la tieni non va bene.

Questo lo affermano :
Andrea Cavani - collaudatore di ubriache- e dal nome immagino che il suo approccio col mondo femminile possa passare solo dall’eventualità che una donna sia gonfia d’alcol, perché evidentemente da sane uno così non lo caghiamo.

Stefano Cioba Franchi- il quarto uomo. Perché evidentemente se non ha almeno altri tre maschietti con cui fare comunella si vede che non riesce neanche a dire “piacere, il mio nome è”

Giacomo Sgarbossa- fomentatore- ma se gli dite che non siete d’accordo ve la tirate, quindi siete avvisate.

Massimiliano Bomber Albizzati- il martellatore- deve essere quello che se ne sta tutta la sera con lo sguardo bulso e l’occhio a mezz’asta a dirti “oh, ma lo sai che sei carina? No, ma davvero, sei carina. Ma non ci credi? Ti dico che sei carina. Oh, mica lo dico a tutte? Ma perché non rispondi? Cioè non c’è niente di male” no. È che dopo un po’ rompi le palle.


Sergio Ambrosetti- drunk pasturator.
Non ha argomenti ma ha un bicchiere in mano. Il che vuol dire “se ti offro da bere e poi non me la dai, te la tiri”
E tirarsela è peccato mortale.
Significa dire di no a uno che non ti piace.

Luca Toblerone Lo visetto- Pubblic relationship- quello che forse cercherà di rispondere a questo post a nome degli altri. Forse l’unico che ha terminato le scuole. Chissà.


Volete la prova del nove per sapere il grado di evoluzione di una città? Volete scoprire se Varese è provinciale oppure no?
Andate da una e provateci. Se vi dice di no se la tira.
Oppure andate su facebook e cercate quanti fan ha un gruppo offensivo di questo tipo.
Questo si che vi darà l’esatta immagine della grettezza di un posto. Con nomi e cognomi.

02/02/10

7 minuti di ritardo.



Sette minuti di ritardo e io finisco col sentirmi molto americana.
Prendo solo the liscio senza ghiaccio perché tanto anche la coca finisce con l’avere tutta lo stesso sapore.
Sette minuti di ritardo del treno e io finisco a sfoltire un’ora d’attesa senza spararmi.

Arriverà qualcuno a rimorchiarmi?
Il tizio seduto qui di fronte finirà col mettersi la mano sul pacco e a tirarlo fuori facendo finta di niente esattamente come ora?

Burger King.
Sono in vetrina, faccio bella mostra di me, del mio mac e della mia bevanda in tazza media.
Succhio dalla cannuccia sporcando di rosso carminio il the al limone.

Sopra di me la tv parla di sport.
Mancano ancora tre quarti d’ora che passerò qui così, se la batteria del Mac non mi molla prima.
Sette minuti.
E io finisco in un Burger King sul bordo della strada.
Potevo essere in macchina verso casa.
Potevo avere addosso i miei calzoni comodi, le mie ciabatte e starmene già sul divano.

Invece mi atteggio da pinup, con un’accavallo noncurante, lo scollo fintamente abbottonato, facendo la colta che ha molto da dire e da fare.

Cronaca di un lunedì sera che doveva andare in un altro modo.

Non posso neanche mettermi a camminare in giro: ho i tacchi troppo alti e non ho voglia di farmi venire il mal di piedi.

Sette minuti di ritardo.
Chissà se i signori delle ferrovie Nord se lo immaginano cosa succede per sette, inutili, insignificanti minuti di ritardo.
Quanta vita ti ribaltano.

Beh, se non lo sapete finisce così:
con ore di attesa che non passano più.
Con sorsi su sorsi di un pessimo the freddo, da sola, senza la voglia di chiacchierare e una miriade di altre cose da fare a casa.
Finisce coi negozi chiusi e neanche la soddisfazione di sfogare la rabbia in shopping.
Finisce davanti allo schermo del tuo computer mentre scrivi qualcosa per ammazzare il tempo. Perché questo post non è altro che l'omicidio del tempo inutile che mi manca prima di poter salire sul pullman e tornare a casa.

Finisce al freddo, perché porca miseria il Burger King non è mica cosi caldo.

01/02/10

Non sembra ma ci sono.

Molto casino. Molto lavoro (per fortuna).
Cose belle che capitano e delle quali vi terrò informati.
Vi dico solo che sto facendo un corso di Burlesque e che domenica è il mio compleanno (maledizione!)

Se c'è qualcuno in ascolto, tra un po' torno a farmi sentire!
Vale

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