10/03/10

Cattiva pubblicità.



Da molto tempo insisto scrivendo pezzi su quello che non mi piace della comunicazione.
E su quello che non mi piace della pubblicità.
Ho avuto la fortuna di essere intervistata da Anais Ginori per questo libro di Fandango
"Pensare l'impossibile - donne che non si arrendono".
Mi trovate qui in mezzo, tra altre persone che la pensano come me. Ma anche no.
: )


Ecco la presentazione del libro:

Quando si parla di donne, in Italia prevale la rassegnazione. Battute grevi, il corpo femminile che diventa oggetto di marketing, la sottomissione come consuetudine, sterili e umilianti dibattiti sulle quote rosa. Il “velinismo” è ormai un criterio selettivo, e solo lo scatto d’orgoglio di una moglie, Veronica Lario, ha creato un temporaneo moto di indignazione contro il “ciarpame senza pudore”. I principali istituti nazionali di ricerca pubblicano i dati sulla condizione delle donne: ogni volta è un po’ peggio. Meno di una italiana su due lavora, record negativo europeo, le violenze di genere aumentano, altro primato inquietante. Va così, lo stato delle cose è questo. Davvero non è possibile fare nulla davanti a questa situazione? E non c’è modo di schiodarsi da quell’umiliante 72° posto, su 135 paesi, questa la classifica che ci viene assegnata dal nuovo rapporto sul divario di genere del World Economic Forum?



Anaïs Ginori dà voce alle donne, sparse per la penisola, di ogni ordine e grado, che invece non intendono rassegnarsi e continuano a pensare l’impossibile. Attraverso i loro occhi, le loro parole e le loro storie, disegna una mappa della resistenza, si confronta con le cause dell’arretramento, dalle battaglie degli anni settanta al corpo delle donne vilipeso e negato di oggi. E in questo viaggio incontra personaggi, situazioni e vizi spesso dimenticati dalle cronache di tutti i giorni. Ogni capitolo di questa inchiesta-reportage indica un sintomo, che sia di speranza o di degradazione. Senza nascondersi mai dietro ad un dito, neppure nell’elencare le cause dell’anno zero che stiamo vivendo. Dall’ipocrisia del linguaggio sulle “escort” nei palazzi del potere, mentre le “mignotte” vengono cacciate dai marciapiedi, alla lotta dei gruppi religiosi contro un farmaco, la pillola abortiva Ru486, disponibile in tutto il mondo da anni. Dalla serie di film porno italiani dedicata agli stupri fino al sessismo in politica (e a chi cerca invano di combatterlo). Dai racconti delle femministe storiche, che ammettono anche i loro errori e non nascondono la realtà attuale, fino alle giovani studentesse e agli altri bagliori che covano sotto la cenere della ricerca di una nuova identità femminile.



Con interviste a Emma Bonino, Daniela Del Boca, Luisa Muraro, Sofia Ventura, Lorella Zanardo, Valentina Maran, Emile-Etienne Baulieu (il creatore della RU486), il regista porno Andy Casanova e altre/i.

Prefazione di Concita De Gregorio

ANAIS GINORI (Roma, 1975) lavora a la Repubblica dal 1999. È giornalista al servizio Esteri. Con Fandango ha pubblicato nel 2001 “Le Parole di Genova” e, con Sperling&Kupfer, “Non Calpestate le farfalle” (2007).

1 commento:

pino s. ha detto...

Vale, il problema non è la comunicazione o la pubblicità, ma chi la fa e come la fa. E questo capita in tutti i campi: c'è chi nell'edilizia per costruire usa la sabbia e chi il cemento.
E' una questione di onestà, ma soprattutto sentimento e compassione: senza questi, puoi essere più forte ma non avrai mai il potere; puoi essere più intelligente, ma non acquisirai mai il sapere.

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