20/02/11

Silvianheach ci mette il culo



Ed eccola l'ennesima campagna pubblicitaria fatta per farmi fumare le palle.
Si vede che la gente si diverte a farsi insultare da me. E io ovviamente non mi tiro indietro.
Le mega affissioni con delle tizie che- sorridenti e chiappe al vento- passeggiano per la città come se andare in giro a mostrare una simpatica fetta di culo fosse la cosa più naturale del mondo.
Ho già segnalato la campagna allo IAP.
Potete farlo anche voi a questo indirizzo:
segreteria@iap.it o compilando il modulo che trovate sul sito.
Invece ho scritto il mio disappunto a quelli di Silvianheach stilando questa cordialissima mail e inviandola a questo indirizzo:
info@silvianheach.it

Non basta solo arrabbiarsi: questi loschi individui vanno minacciati pesantemente.
Visto che si divertono a mettere in mostra i nostri culi, beh, adesso glielo facciamo noi un bel buco di budget!

Scrivete e lamentatevi!



"Buongiorno.
Ho visto la vostra discutibile campagna pubblicitaria.
Non parlo da bigotta o da mamma apprensiva, parlo prima di tutto da donna e in seconda battuta da pubblicitaria: trovo vergognoso il vostro modo di fare advertising.
A parte l'assoluta mancanza di idee, scommetto che l'unica scusate che saprete utilizzare è: "è sexy, vende, è una campagna allegra."
Io non ci vedo alcuna allegria in due ragazzotte con le chiappe inutilmente al vento. O mentre leccano dei ghiaccioli fallici come se stessero succhiando cazzi. Perché è questo che state inscenando. Poche chiacchiere e pochi giri di parole. Diciamo le cose come stanno.

La vostra campagna è offensiva per la dignità delle donne, inneggia a un uso del corpo nel quale molte di noi non si riconoscono.
Continuate a perpetrare un'immagine femminile volgare, asservita solo all'ammiccamento in favore del maschio.
Dovete vergognarvi.
E si devono vergognare i pubblicitari che vi hanno proposto una campagna simile.
E se quello che pensate è "purché se ne parli" beh, sappiate che una campagna di cui si discute non è una campagna che fa vendere.
Una campagna che fa incazzare una donna come me porta a dire, alla sottoscritta e a molte altre "io non comprerò mai i vostri prodotti e boicotterò in ogni modo il vostro marchio"

Ho appena avuto il piacere di segnalare la vostra campagna allo IAP, l'istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Mi auguro che ve la facciano ritirare presto costringendovi ad un buco di budget di svariati milioni.
Imparate a fare meglio le vostre pianificazioni marketing.
E imparate cosa vuol dire fare una buona campagna pubblicitaria.


Cordialità da quella che non sarà mai una vostra cliente
Valentina Maran "

04/02/11

Speriamo che sia femmina. Forse.




"Beh, andando per esclusione, visto che non riesco a vedere bene... forse potrei dire femmina. Ma è davvero un'ipotesi. Diciamo sospetta femmina."

La creaturina sullo schermo si muove in continuazione. Come ha capito che tentavamo di indagare l'identità, si è messa di schiena facendoci vedere il sedere.
Sospetta femmina.
Ok.
Nulla di certo. Potrebbe anche essere il contrario.
Poi ho una vertigine.

Dovesse essere un maschio sarebbe più facile: più semplice trovare modelli maschili ai quali guardare.
Eroi del cinema, dello sport. Della letteratura.
Personaggi inventati e anche non - vivi o morti- ma c'è solo di che scegliere.

Sospetta femmina.
E io chi le propongo come modello?
Come faccio a schivare le storie di principesse che aspettano giusto il principe azzurro per essere salvate?
Come gliele spiego le veline?
Cosa le dico del perché le femmine stanno sempre in tv in costume e i maschi vestiti sempre di tutto punto?
Come glielo dico di non fissarsi con la dieta, che tanto sarà bella comunque?

Sospetta femmina.

Certo, dopotutto sono femmina anch'io e alla fine non è che sia venuta su tanto male...
Ma allora perché mi sembra tutto così difficile?

E l'unica cosa che mi sento dire ultimamente è "Speriamo che sia femmina: sono così divertenti da vestire!".

Poi penso che ultimamente ho conosciuto un sacco di donne in gamba: magari non potrò darle chissà quanti modelli di riferimento nelle favole o in tv. Però potrò farle conoscere tutte le mie amiche che stimo. Quello si.

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