21/07/09

Ha ragione lei.



Mettere da parte i soldi a 16 anni e a 18 farsi una sesta, ma solo perché il chirurgo si rifiuta di farti un'ottava.
Investire per poi ottenere visibilità. E denaro.
Almeno per un po'. Fino a che dura.
Fino a che non ne arriva un'altra con le tette più grosse e più gonfie.

Le sue tette l'hanno tenuta a galla.

Oltre alla Moreira in bikini che fa ballonzolare le sue di bocce durante tutto Paperissima Sprint, e senza contare Belen e le inquadrature da film porno del suo culo, adesso ci manca anche questa.

Visto che Lucignolo è già occupato, visto che non si sa bene quanto sia amica dei bambini dopo le pornodive, le ritaglieranno un angolo fatto apposta per lei.
Appunto. E' quetso il problema della tv. Che gli angoli li tagliano apposta per queste qui, mica per noi.
Poco importa chi c'è davanti alla tv.
Quello che importa è chi c'è davanti alle telecamere.
Quello che importa è che tette e culi fanno audience.
Ma ne siamo così sicuri?
Quante alternative ci hanno dato?

Meglio spegnere e leggere libri.
Oppure boicottare i telecomandi di quelli che fanno test per gli ascolti.
Perché non ce li andiamo a prendere?

13/07/09

Prove di sciopero.



Domani questo blog starà zitto per far rumore.
Non sarò in piazza a Roma, ma ci saranno tanti altri al posto mio.
Domani tantissimi blog si zittiranno per far sentire quanto rumore fa il silenzio delle opinioni.

Domani si fanno prove di tendopoli: siamo i terremotati dell'opinione.
Dove tutto è controllato e gestito da qualcun altro. E tu al massimo hai il diritto a ringraziarli d'esser vivo.

Tra un po' dovremo comunicare coi piccioni viaggiatori, finché non ci abbattono anche quelli.

08/07/09

C'è Twitter nelle tendopoli?

Domandone: ma arrivano informazioni direttamente dalle tendopoli? Da chi ci vive?
Hanno internet? C'è qualcuno che aggiorna Facebook o un blog direttamente da lì, vivendoci dall'interno?
Ci sono voci che raccontano in diretta quello che succede?
O arriva tutto filtrato?
Twitter?

Perché non c'è internet nelle tendopoli ma c'è Miss terremoto?
Sono io che mi sono persa i dettagli, o c'è qualcosa che non sappiamo?

Io dopo aver letto questo ho cominciato a dubitarne:

HO VISTO L 'AQUILACondividi
Oggi alle 15.47

Questa lettera è stata scritta da Andrea Gattinoni*, un attore che si trovava a L 'Aquila per presentare un film. Le parole sono dirette a sua moglie ma rappresentano un'efficace testimonianza per tutti quelli che a L 'Aquila non ci sono ancora stati.

Andrea, per chi non se lo ricordasse era uno degli interpreti del recente film *Si può fare* con Claudio Bisio, su un gruppo di "pazzi".


Oggetto: HO VISTO L 'AQUILA
Lettera a mia moglie scritta ieri notte


Ho visto l 'Aquila. Un silenzio spettrale, una pace irreale, le case distrutte, il gelo fra le rovine. Cani randagi abbandonati al loro destino. Un militare a fare da guardia a ciascuno degli accessi alla zona rossa, quella off limits.
Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli. Ho mangiato nell'unico posto aperto, dove va tutta la gente, dai militari alla protezione civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini e la mozzarella e i pomodori e gli affettati.
Siamo andati mentre in una tenda duecento persone stavano guardando "Si Può Fare". Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia, Anna, Maria, Franco e la sua donna. Poi siamo tornati quando il film stava per finire. La gente piangeva. Avevo il microfono e mi hanno chiesto come si fa a non impazzire, cosa ho imparato da Robby e dalla follia di Robby, se non avevo paura di diventare pazzo quando recitavo.
Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore. Chi ha perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa. Francesca, stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli della protezione civile non potessero piombargli nelle tende all'improvviso, anche nel cuore della notte, per CONTROLLARE. Gli anziani stanno impazzendo.

Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli serve. Gli hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi, con la scusa che nel testo di quello che avevano scritto c'era la parola "cazzeggio". A venti chilometri dall'Aquila il tom tom è oscurato. La città è completamente militarizzata.

Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la città sono sempre più gremiti di militari, che controllano ogni albero e ogni roccia in previsione del G8. Ti rendi conto di cosa succederà a questa gente quando quei pezzi di ***** arriveranno coi loro elicotteri e le loro auto blindate? Là ????

Per entrare in ciascuna delle tendopoli bisogna subire una serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco fossero delinquenti, anche solo per poter salutare un amico o un parente.
Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da ginnastica.

Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L'Aquila.
Poi c 'è il tempo che non passa mai, gli anziani che impazziscono. Le tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E ' come se avessero voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a stordirsi di qualunque cosa, l'importante è che all'esterno non trapeli nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il ragazzo che me l 'ha raccontato mi ha detto che sembrava un venditore di pentole. Qua i media dicono che là va tutto benissimo. Quel ragazzo che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri ragazzi, adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere come si fa a tenere prigioniera l 'intera popolazione di una città, senza che al di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato che la lotta più grande per tutti là è proprio non impazzire. In tutto questo ci sono i lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non c'è più, tutto perduto.
Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre chilometri in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perchè i proprietari devono rientrare nelle tendopoli per la sera. C 'era un silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di zombie. E poi quest'umanità all'improvviso di cuori palpitanti e di persone non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere andato là. Ci voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi guardava nella notte in fondo alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei voluto buttarmi al tuo collo per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai.
Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e fuori c 'erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al bancone ha porto un arrosticino a Michele, dicendogli "Assaggi, assaggi". Michele gli ha detto di no, che li stavamo già comprando insieme alle altre cose, ma quello ha insistito finchè Michele non l'ha preso, e quello gli ha detto sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini".
Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve sapere. Anzi metto in rete questa mia lettera per te.

Andrea Gattinoni, 11 maggio notte

Da zeroviolenzadonne.it

ACHILLE SI RIGIRERA' NELLA TOMBA

di Valeria Palumbo

Perfino Achille, credo, si rigirerà nella tomba. Perché il Corriere della Sera, in un editoriale, ha addirittura tirato in ballo l’Iliade e l’ira di Achille per parlare di Massimo Merafina, l’uomo che il 23 giugno ha accoltellato a morte l’ex moglie, Monica Morra, in via Cova, a Milano, dopo averla picchiata davanti al figlio di due anni. Achille? Che eroe, quale epica? Quale poeta potrà raccontare (nemmeno giustificare, ma anche solo raccontare) l’assurdità di un uomo che, per quanto alterato da droghe e alcol, considera l’ex compagna una “cosa” così sua da non riconoscerle il diritto di abbandonarlo e sottrarsi così alla sua violenza? Ci sono tre elementi che, in quest’ennesimo assassinio di una donna, da parte di un suo partner o ex partner, non tornano.

Il primo: mentre è evidente che la violenza contro le donne viene, nella stragrande maggioranza dei casi, dai partner, i politici (e non solo di destra) continuano a parlare di norme sulla sicurezza contro gli stranieri e di ronde [ndr il ddl sulla sicurezza è diventato legge il 2 luglio scorso, saranno istituite ronde fatte da cittadini]. È la prima cosa che ha invocato il neo-presidente della provincia di Milano, Guido Podestà: non ha guardato le statistiche, non si è informato, non ha studiato. Ha urlato il suo odio contro la sinistra e gli immigrati per tutta la campagna elettorale, adesso figurati se abbandona il celodurismo da vero macho del Nord. L’ha uccisa l’ex marito? Se non era nero, rumeno o marocchino, è un pò un problema. I casi sono troppi? Come disse Silvio Berlusconi: “Non possiamo mettere un soldato per ogni bella ragazzza italiana”. In effetti le case italiane sono sempre più piccole. Forse Podestà si sarà anche detto: chissà se questa Monica Morra era poi bella. E a 33 anni, si è ancora ragazze? Insomma per quelle come lei, come noi, che non hanno la ventura di incrociare un nero assatanato, niente ronde, niente protezione, nessuna mobilitazione della popolazione indignata.
Perché il secondo punto è: dov’è finita la tanto sbandierata legge anti-stalking? La ministra Mara Carfagna non ha fatto ancora in tempo a imparare la corretta pronuncia in inglese che già la legge non funziona: Monica Morra, soltanto cinque giorni prima, aveva chiamato la polizia perché Merafina l’aveva minacciata di morte e poi aveva firmato la denuncia. Adesso l’uomo è indagato per stalking. Accidenti che prontezza. Possibile che la legge non preveda, in caso di una denuncia per minacce di morte, l’allontanamento forzato? Invece il nuovo 612-bis del codice penale lo prevede, altroché. E prevede pene severe per i “molestatori”. Magari ci si concentrasse meno sulle ronde e più sui provvedimenti…
Mi chiedo anche perché, se c’era tanta gente ad assistere alla scena e se una madre è riuscita a portar via il bambino prima dell’accoltellamento, nessuno abbia fermato il pestaggio. Certo, solo nel febbraio scorso, un padre, Mohamed Barakat, era riuscito ad accoltellare e a sparare al figlio di nove anni davanti al personale del Centro dei servizi sociali di San Donato Milanese. La paura farà pure la sua parte, ma avendo più volte assistito alla totale indifferenza della gente in metropolitana, sui bus o per strada quando una donna viene infastidita, derubata o aggredita, potrei pensare che gli italiani, da qualche tempo, hanno i riflessi lenti (li ritrovano tutti quando entrano a far parte delle ronde? O avremo ronde lente? O il termine “rumeno” risveglia i riflessi?).
Terzo punto: i riflessi lenti anche nelle reazioni successive (editoriali epico-omerici a parte). L’Europeo, il mio giornale, pubblicò nel 1960, a firma di Giorgio Bocca, il racconto del linciaggio, in quel di Cremona, di un ubriacone, Renzo Bottoli, colpevole solo di essersi diretto barcollando verso una ragazza, salvo poi inciampare in una moto e cadere. Forse voleva toccarla: non lo sapremo mai. Ma i compaesani, che lo conoscevano da sempre e sapevano che era innocuo, lo uccisero di botte. Quando la gente si lamenta dei tempi cupi che viviamo, dimentica che l’Italia è sempre stata un Paese violento. Non è “passato di moda” lo stupro. Non è passato di moda il linciaggio. E soprattutto se uno picchia la moglie fino ad ammazzarla la prima reazione è: «chissà lei che gli ha fatto», o gli ha detto… Dramma della gelosia, intitolano quasi sempre i quotidiani. Come se si parlasse di uno spettacolo di tango. E nella parola “dramma” non c’è soltanto la comprensione per il “poveretto” accecato dall’ira, ma, sotto sotto, l’idea che una donna i “guai” se li va sempre a cercare. Ma se li cerca fuori casa tocca agli uomini di famiglia o al branco ripristinare l’onore perduto della famiglia, o del paese o del quartiere. Se ad ammazzarla è il marito, be’… non dimentichiamoci che il “delitto d’onore” l’abbiamo cancellato dal nostro ordinamento soltanto nel 1981. E che i mariti assassini (le mogli un pò meno) uscivano impuniti dai tribunali tra gli applausi della folla. Chi applaudiva ieri (ed era soltanto ieri), oggi gira la testa. Una fiaccolata per Monica? Ma scherziamo?! Le fiaccolate si fanno, come quella del marzo 2007 a Milano, sindaco Letizia Moratti in testa, per la sicurezza. In strada. Se poi tuo marito ti picchia e poi ti ammazza per strada e nessuno interviene e le forze dell’ordine non ti hanno protetta nonostante le tue denunce, e i passanti guardano altrove, e il giorno dopo non accendono neanche un cerino in tuo ricordo… be’ in fondo, sei solo una donna.

07/07/09

Terremoti all'italiana



Questo è un articolo uscito oggi su City con una bella intervista alla signora Anna Pacifica Colasacco.

"Così si vive all'Aquila a tre mesi dal terremoto"

Come ha fatto ad avere il container? Il governo ha predisposto solo le tende...
L’ho comprato: 2100 euro più Iva. La scelta era tra stare sei o più mesi in una tenda con altre 12 persone o andare via dalla città. La roulotte che ci avevano prestato all’inizio degli amici non reggeva il freddo e la pioggia. Così abbiamo deciso per il container.
Ha perso la casa?
Se penso alla mia giornata tipo di prima, ho perso tutto: la mattina ti alzi, hai casa tua. Io l’ho persa. Andavo al negozio: l’ho perso. O ad arredare le case antiche del centro: perse anche quelle. Poi al bar a prendere il caffé: perso. Il cinema, la palestra, il medico: li ho persi. E io sono stata fortunata: non ho avuto morti.
Ma il centro storico è riaperto e in città si tiene il G8: non è il segno che L’Aquila sta tornando alla normalità?
Hanno aperto un tratto di corso, dalla villa comunale fino al Duomo: sarà 200 metri. E solo dalle 9 di mattina alle 9 di sera. In più con il G8 è tutto bloccato.
È vietato l'accesso alla zona del vertice...
Non solo: non possiamo neppure andare a fare la spesa.
Cosa c’entra fare la spesa con il G8?
Il G8 si tiene nella cittadella della scuola della Guardia di Finanza, nella stessa parte della città dove sono gli unici negozi aperti. Ora per noi è inaccessibile. Non so, forse al supermercato ci andranno i potenti della terra...
Non può chiedere un pass?
Non è che lo danno a chi deve fare la spesa. In più va chiesto al Dicomac, il centro di comando della protezione civile. Già quando non c’è il G8, per andarci devi presentare un documento, farti accompagnare da un finanziere e fare una fila allucinante, perché tutti stanno lì a chieder permessi. Ma per l’appunto è nella scuola della Gdf, dove ora si tiene il G8.
Quindi per andare a chiedere il pass bisogna entrare nella zona in cui è possibile entrare solo con un pass...
Esatto. Oltretutto nei campi gira voce che dal giorno 8 (da domani, ndr.) chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori: le tendopoli saranno chiuse. Io però non ci credo: sarebbe una violazione clamorosa dei diritti umani.
Ma scusi, non avete nessuna comunicazione ufficiale?
Non c’è nessuna istituzione a cui poter chiedere le cose, dalla più semplice alla più complicata. La protezione civile ti dice: “Non è nostra competenza, chiedi al Comune”. Se vai al Comune ti risponde che è di competenza della protezione civile. E tra l’uno e l’altro ci sono 10 km di strada trafficatissima, perché è l’unica aperta.
Possibile che non ci sia nessuno a cui rivolgersi?
È tutto un rimpallo. Il gruppo “100%”, che riunisce i comitati di cittadini, chiede proprio questo: il 100% della ricostruzione e il 100% della trasparenza. Ora per avere notizie dobbiamo leggere i giornali. E nei campi vengono impedite anche le assemblee.
Li gestisce la protezione civile, vero?
Sì: ha militarizzato tutto. E ha esautorato il Comune e la Provincia eletti democraticamente. È la prima volta che succede: in tutti gli altri disastri italiani la protezione civile gestiva solo il primo soccorso. Poi toccava alle amministrazioni locali. Ora il governo le ha affidato anche la cosiddetta ricostruzione.
Quella però sta andando avanti...
Ricostruzione è il termine sbagliato. Fa pensare che rimettano in piedi le abitazioni crollate. Invece il governo sta facendo un piano case.
Gli alloggi delle “New town”.
Hanno individuato 20 zone dove costruire moduli abititativi prefabbricati non temporanei: cioè per sempre. Hanno espropriato gli appezzamenti, a prezzo di terreno agricolo, e li hanno di fatto resi edificabili. Poi resteranno allo Stato, o a chi per lui: a noi certo no.
Quando sono iniziati i lavori?
Quindici giorni fa. Ma per ora solo in due zone. Devono costruire 2400 alloggi entro settembre; si immagini i mostri ecologici ed estetici: una bruttezza che neanche nella Cina di Mao. L’Aquila era una città medioevale circondata dai campi... E comunque non saranno sufficienti per i 60mila sfollati.
Voi cosa farete?
Io e mio marito eravamo completamente spaesati. Ci siamo chiesti: “Che cosa vogliamo fare di quello che ci resta della nostra vita?”. Abbiamo deciso di restare. Ora la prima cosa è lavorare: trovare un terreno dove rimettere su un laboratorio. Anche perché noi commercianti e autonomi se non lavoriamo non abbiamo nulla.
Per questo il governo ha deciso di darvi aiuti maggiori...
Sì, 800 euro al mese a testa, ma solo per i primi tre mesi. Altrimenti per chi sta fuori dalle tende l’aiuto è di cento euro al mese. Ma tutto sulla fiducia: al momento non ci hanno dato ancora un centesimo.

05/07/09

Scc...



“scccc….”
“DI’ SCARPA, IMBECILLE!”
“scccc…urati”
“merda!”
Intanto l’intervistatore fa domande inutili.
Tiz è sempre sorridente e cortese.

“Scc…scarpa”
“eddddddai”

L’intervistatore tronca quasi a metà un discorso.
Sembra che lo spoglio sia quasi concluso.
Me ne sto rannicchiata sul divano.
“scarpa scarpa scarpa scarpa scarpa”

C’è fermento attorno alla lavagna coi voti.
La solita bella e inutile è lì col gessetto in mano, e non fa in tempo a scriverli.
Allora glieli ripetono più lentamente. E’ tutta la sera che scrive cifre, possibile che non sappia ancora incasellarle al volo?

“scarpa scarpa scarpa scarpa scarpa”

Non leggono la classifica in ordine, tranne che per i primi due posti.
Tiz è tra quei due

“scarpa scarpa scarpa scarpa scarpa”

Voci, casino, rumore, flash.
Possibile che i tanto decantati “uomini di cultura” non sappiano stare zitti un attimo?!

“E per un solo voto, con 119 punti… vince la sessantatreesima edizione del premio strega…”

“Tiziano!”

“Tiziano Scarpa!”

Mi esce un “SI!” dedicato al cielo.
Agguanto il cellulare e gli scrivo immediatamente quanto sono orgogliosa di lui.
Avrà già il cellulare intasato, ma non importa.

Invio.
Intanto mi godo il suo sorriso sano, i baffoni e quegli occhi chiari.
Mi mette già un’insana allegria sapere che la prossima volta potrò urlargli
“Uh, che onore il vincitore dello strega!”
E lui se la riderà, con quel modo a metà tra l’imbarazzo e la gioia, dicendomi “che scema”.

Già Tiz. Sei il vincitore dello Strega.
Dio che bello!

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