27/06/08

Grazie. A tutti.

Grazie a tutti!
Anche per i commenti negativi: per carità è giusto che tutti abbiano le loro opinioni.

L'unica cosa che ci tengo a sottolineare è che io continuo a farmi domande su quello che faccio.
La pubblicità è un lavoro al limite.
Può essere bellissimo e divertente, ma può anche essere un lavoro dove ti sfruttano fino all'osso.
Può essere un modo per dar sfogo a quello che sai fare, alle tue manie d'artista, oppure può essere un mestiere dove ti imponi di fare esclusivamente ciò che vuole il cliente.

Non è un lavoro limpido. Forse non lo è nessuno.
Io mi faccio delle domande quando insceno la solita famiglia felice o quando metto la gnocca che saltella dal bagno al bidet, perché mi domando che influenza può avere su una ragazzina vedere quegli stereotipi.
Mi domando quanto sia giusto omettere i dettagli e fare lo slalom tra le parole quando parli di un prodotto.

Omettere dettagli è come dire la verità?

Ho venduto automobili senza saper guidare.
Al pubblico fa differenza?

Ho saputo che alcuni clienti delle agenzie in cui ho lavorato avevano forti contatti con la camorra e col riciclaggio di denaro sporco.
E io ero lì a far guadagnare loro fette di mercato.
Stavo facendo la cosa giusta? Il professionista è professionista prima di tutto quando fa il suo lavoro? O è giusto che abbia dei dubbi?

Che valore stanno dando al mio lavoro se non mi pagano un solo centesimo di straordinari, se è ovvio pretendere (e neanche chiedere) che una persona dedichi il week end a un progetto?

Mi faccio continuamente domande su quello che ho fatto. E che forse continuerò a fare.

Perché è bello. E' un mestiere che mi piace. E perché è difficile.
Perché ci sono troppe cose che non vanno bene, che non mi piacciono, e che onestamente non mi va più di assecondare.
A costo di non lavorare più in quel mondo.

Mi sto facendo vedere in giro, sto facendo colloqui, sto prendendo le misure al futuro.
Io ci provo a fare qualcosa per cambiare quello che non trovo giusto.

Il licenziamento è solo la punta dell'iceberg di un sistema malato da tempo.

Magari non servirà a nulla.
Non lo so.

Ma è sempre meglio che stare zitti.

Non me l'aspettavo.

Pare che stia creando più rumore del previsto.
L'articolo di oggi sul blog di Flavia Amabile per La Stampa, intendo.

Ci tenevo a far sapere che non mi piace come sono andate le cose.
Essere buttati fuori è una cosa che può succedere.
A chiunque.
Qualunque attività può trovarsi in difficoltà. Questo non lo contesto.

E' il modo che è stato assurdo.
Soprattutto visto il rapporto che c'era tra noi.

Quindi sono arrabbiata.

Credo che sia lecito.

Per il resto trovo che la mia professionalità non sia in discussione.

So fare il mio lavoro.

Se poi il mondo della pubblicità si spaventa ad avere a che fare con una come me, pazienza.

Mi restano sempre i libri!

(e comunque mi sto muovendo, tranquilli).

25/06/08

Groupie ci sarai tu!




Puntuali insieme alle zanzare, arrivano i concerti all’aperto.
Sagre di paese o megaeventi internazionali, la penisola si trasforma in palcoscenico e i live estivi animano le serate.

E di fianco a loro, grandi e piccoli divi dei generi musicali più disparati, ci sono loro: le groupie.
Frank Zappa era solito dire che se non avevi delle groupie non stavi facendo sul serio.
Ci era abituato lui, a queste pazze scatenate pronte a tutto pur di immolarsi per la causa.
Se non ricordo male, Hendrix dedicò loro la copertina di Electric Ladyland, chiedendo loro di posare a seno nudo.
Fatto sta che son finiti i bei tempi.
Quelle che una volta erano fans, amiche intime, confidenti e concubine, oggi sono solo femmine starnazzanti sotto il palco pronte a dare il corpo per… per cosa?
Me lo sono domandata spesso.
Posso capire il fascino, il magnetismo dei grandi musicisti di una volta.
Posso capire i figli dei fiori e la liberazione sessuale.
Posso capire una tra le più famose: Pamela des Barres, oggi signora attempata che vive di ricordi e che può dire “io c’ero”.
O quel genio assoluto di Cynthia Plaster Caster che ebbe l’idea di fare calchi in gesso dei genitali dei suoi paladini, traendone fama e successo.

Ma è tutto qui?
Vivere all’ombra di qualcun altro?
Per avere cosa? Luce riflessa?
Che senso hanno le groupie? Sono donne senza personalità che hanno bisogno di altro per spiegare la propria esistenza?

Per carità: a pogare sotto il palco dei Subsonica c’ero anch’io. Ma se dovessi incontrare Samuel o Boosta o uno degli altri ragazzi avrei ben più da dire che “hey, ti va di scopare?”.

Ci sono ancora le groupie? Ha senso esserlo?
Stai a vedere che adesso scopro che Gigi d’Alessio ne è pieno e neanche me lo immaginavo…
E se proprio dovessi concedermi a qualcuno... beh, è lui che dovrebbe sapere con chi ha la fortuna di andare a letto.

Quella che firma autografi sono io.
Eccheccazzo!

23/06/08

Uèèèèèè!



Dite ciao al mio nuovo MAC!
Questa è la prima foto che faccio con lui.
Quello dietro è il mio sole. E i muri sono casa mia.

Che dire? Nulla.
Sto sbollendo l'incazzatura per le ultime vicissitudini.
Sto riordinando idee e portfolio e intanto rilascio interviste per il mercato messicano in un improbabile inglese!


Devo ripassare per la presentazione di venerdì.
Uè, vi aspetto, neh?

Non lasciatemi lì da sola!

(a proposito. come mi trovate? Meglio della scorsa settimana, vero?)

Vi amo tutti lì fuori!

11/06/08

RRRRRRRRRRRRRaul.


Io e questo bell'uomo il 27 giugno presentiamo il suo nuovo romanzo: "La prima notte" edito da Baldini e Castoldi.
Ore 20,30 a Carnago (Varese) al circolo Arte e Cucina, via Vittorio Veneto 9.

Una promessa per le fans: se mi dite che ci tenete, e che l'idea vi attizza, io provo a convincerlo a togliersi la maglietta alla fine della presentazione.

Messaggio in bottiglia numero 2:
Armanda, ci vieni?
Mh?
Frrrrr! (queste sono fusa, e tu sai cosa vuol dire!)

07/06/08

...

Tre puntini di sospensione.
Già.
Sono in pausa per un po'.
Giusto il tempo di ricomprarmi un MAC (questo lo devo ridare), sistemare la connessione e ripartire.
Sarò un po' a Varese e un po' a Milano.
Un po' in giro, insomma.

Sapete una cosa? Sono qui che sto tentando di trovare una parola... una per descrivere lo stato d'animo in cui ero stamattina.
Perché stavo davvero di merda.
E fino a stamattina quella parola mi affiorava sulle labbra con facilità.
Mi veniva.

Non era imbarazzo... no. Non era rabbia... neanche prostrazione. Oddio. Avete presente quando vi spremete le meningi ma proprio non vi viene?
Ecco. Non mi viene.
Quella parola non mi viene.
Non me la ricordo più.

Perché è passata.

E probabilmente non era quella giusta.

Probabilmente perché da qui si riparte un'altra volta.



Ci si sente presto da qui, quindi.

Vi saprò dire come va. E cosa succede.

Stay tuned! (si scrive così? Minchia, meglio se mi rimetto a studiare l'inglese!)

Un abbraccio temporaneo dalla vostra fedelissima e adorata.

Ci si sente presto.

La Vale

05/06/08

L'ultimo bicchiere.



Porca vacca, quando lo vedo non riesco a non pensare al fatto che una volta aveva i capelli lunghi fino al culo e cantava "l'ultimo bicchiere e me ne andròooooo...".
L'ho visto suonare sabato scorso, al festival Rock di Travedona, insieme ai Moka.

E visto sul palco, di fianco a Chris, il cantante dei Moka, pensi "era diverso coi capelli lunghi. E' più carino adesso".
Poi quando Chris dice "Questo è Nikki, ossia Fabrizio Lavoro, mio fratello" pensi
"pazzesco che Chris abbia una testa di capelli ricci così, e invece lui sia calvo".

E mentre questo pensiero ridicolo mi macinava in testa, lo spettacolo continuava e io mi sono divertita un sacco.
I ragazzi sono bravi. Spaccano. E fanno ridere.

(però accidenti che impressione che mi fa ricordarmi che aveva i capelli lunghi fino al culo... Oh, e pensare che a me, più sono calvi, più mi piacciono!)

L'ultimo bicchiere e me ne andròooooo...


Oh, yeah, salamella!

Archivio blog