08/10/13

Io, l'epidurale e Iggy Pop.



Ve lo dico senza giri di parole: io a questo giro mi faccio fare una tromba di epidurale così tosta che mi si deve materializzare Iggy Pop sulla porta della sala parto e chiedermi di fargliela provare.
Non me ne frega nulla del parto naturale e di tutto quello che mi sono sentita raccontare durante il primo corso preparto: che è sempre stato così, che è la cosa migliore per il bambino, che in Africa le donne si fanno legare agli alberi per partorire. Vai a farti cavare un dente senza anestesia se lo vuoi fare. Io no.
“Partorirai con dolore” è il peggior augurio che si possa fare a una donna. Ci sono passata: non è stata la cosa migliore né per me, né per Emma, ora col senno di poi posso dirlo. E non mi interessa se all’ingresso della sala parto del “Ponte” le ostetriche che mi hanno avuta in cura ancora parlano di me e della mia resistenza al dolore come una specie di fenomeno da emulare.
Io a ‘sto giro non voglio sentire nulla.
Quello che ho provato col primo parto e che ancora mi ricordo minuto per minuto mi è bastato (a proposito: non è vero che il dolore si dimentica. Sappiatelo.)

Se state pensando di cominciare una filippica sul fatto che l’ho presa male e che ci devo pensare, siete cordialmente invitati a girare i tacchi e andarvene.
Mi sono fatta il Vietnam andata e ritorno senza morfina, 10 ore con dolori di tutto punto.
Non ne voglio più sapere. Ho dato. Mi sono lacerata. Quando mi hanno ricucita (tutta, e quando dico tutta, significa che mi hanno rimessa insieme lembo per lembo) l’anestesia non prendeva più. Grazie di tutto, saluti e baci, ma io di naturalità, mondo meraviglioso e dolore positivo non ne voglio sapere nulla.
Se va bene per voi non significa che vada bene per me. Quindi grazie ma se c’è lì nascosto qualche talebano o talebana della nascita naturale, la porta è quella.
Anche perché a questo giro il nano si presenta fuori misura già al sesto mese. Il Capoccione, come è stato ribattezzato affettuosamente dalla mia amica Giulia, è candidato a spaccarmi in quattro già adesso.
“Signora, non ci pensi ora, poi vedremo. Intanto mangi pochi carboidrati, che quelli fanno ingrossare lei e il bambino” è stato il consiglio della ginecologa. Io avrei preferito sentirmi dire “Stia tranquilla. Se è troppo grosso programmiamo un cesareo, non ha senso soffrire”.

Invece sono qui già in ansia, piena di paura dopo tutto quello che ho passato e che dovrò passare.
Non voglio senti fiatare nessuno. Io con la passera ci lavoro. Anzi, ci scrivo. E per me avere quella cicatrice lunga che arriva fino a dietro equivale ad averla in faccia.
Ho fatto un anno senza guardarmi lì sotto, piangendo dal terrore di non tornare più come prima. E infatti così è: non sono più come prima. Funziona abbastanza, ha nuove abitudini sue, ma non è più come prima. È cambiata in peggio. Non tantissimo, ma meglio di certo no.
E se siete lì a pensare “hai fatto un figlio, non potevi pensare che saresti stata come prima” beh, all’alba del 2013 io mi aspetto che la medicina e la chirurgia possano far fronte a questo evento così tanto “naturale”. E invece ti trovi ricucita in modo funzionale, ma non ottimale, sei attorniata da amiche che hanno tutte esperienze molto diverse, c’è quella che non si è ripresa mai, quella che dopo il cesareo ha delle strane aderenze incurabili, quella che ha perdine urinarie sempre, quella che ormai convive con infezioni continue perché ha due buchi dove ce ne dovrebbe essere uno.
Ecco, magari poi me lo spiegate tutto questo col miracolo della nascita…
Me la spiegate la naturalità del rimetterci per sempre la funzionalità (e la felicità) nell’utilizzare un organo così importante solo perché ho deciso di fare figli?
Hanno fatto le ginocchia bioniche perfettamente funzionanti…. Perché non si può avere la passera in titanio? Perché ho la sensazione che parlare del post parto arriviamo sempre e solo a parlare della condizione del figlio e solo in minima parte a quella della madre?
Ho il sacrosanto diritto di difendere la mia vagina dalla distruzione funzionale ed è quello che ho intenzione di fare.
A costo di fare un casino del boia.

E se qualcuno vuole venire a indottrinarmi sul fatto che è sempre stato detto “partorirai con dolore”, beh, si, sono una pessima cristiana, ma una straordinaria peccatrice. E voglio continuare a esserlo gloriosamente.

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