28/04/08

A camorra song'io!




Loro sono gli A67.
Sono di Napoli.
Sono amici di Roberto Saviano. E chi è amico di Roberto, è anche amico mio.

I loro pezzi li potete ascoltare su www.myspace.com/sessantasette.
Io vi consiglio di mettere il volume a chiodo su "a camorra song'io".

Se non capite tutto subito, non importa.
Capirete.

23/04/08

Disegnacci e disegnini.




I miei primi giornaletti porno li ho sfogliati a 10 anni.
Mio padre li teneva nell’ultimo cassetto del comodino.

Io e mia sorella li avevamo scovati per caso, frugando come al solito in qualunque posto dove si potesse arrivare senza difficoltà.

Li guardavamo di nascosto, con quel senso di proibito e sbagliato.
Di illecito.
Senza capire.
Non si facevano domande. A nessuno.
Al massimo si commentava con qualche “ma che schifo!”, senza neanche aver bene in mente la reale differenza anatomica tra maschio e femmina. Almeno fino a quel momento.
Poi li rimettevamo a posto, nella stessa posizione in cui li avevamo trovati perché nessuno sapesse niente.

Io ho avuto un’adolescenza normale.
Mio padre è stato ed è un padre come tutti gli altri.
Quando uscivo la raccomandazione classica era:
“Hai l’età per fare cazzate. Ma anche per sapere cosa devi fare per evitarle.”

Questa era la massima discussione sul sesso che si potesse affrontare a casa mia.

E bon.

Io ricordo che alcuni giorni dopo aver sfogliato quei giornaletti ho fatto dei disegni su un quadernetto. Era il mio quadernetto privato, lo tenevo nel ripiano di un tavolino sotto il portico, perché abitavamo in una corte e quel tavolino era il posto dove si disegnava e si facevano i compiti all’aperto.

Un giorno il vicino di casa – un omone goffo e vecchio- ha fatto vedere il mio quadernetto a mia madre.
Non so perché gli sia venuto in mente di metterci le mani.
So solo che lei l’ha preso, me l’ha sventolato davanti e mi ha detto “queste cose non si fanno. Sono sporche”. E ha buttato via quei disegni che dichiaravano un po’ troppe cognizioni per l’età che avevo.

“Parlerò anche con tuo padre”.

Da quel giorno i giornaletti nel comodino di mio padre sono spariti.
E io e mia sorella ci siamo concentrate su altri cassetti.

E morta lì.
Poi cresci. Fai quello che devi fare. Diventi adulta facendo cose giuste e sbagliate. Come tutti.


E quando leggi sui giornali di ragazzine che hanno fatto disegni un po’ equivoci, maestre in allarme, mass media che vengono mobilitati, ti fai tornare in mente quando è successo a te.

Ancora non spiego perché quel vicino di casa si sia messo a frugare nei miei disegni.
Lui mi è sempre sembrato quello morboso.

Non i giornali che mio padre si teneva nel comodino per farsi un paio di pugnette in santa pace, come qualunque cristiano.
No.

E’ sempre stato il vicino di casa l’uomo da evitare. L’uomo con cui era meglio non trovarsi da sole. Anche a detta della mamma.

Lui che ha dato i miei disegni a mia madre più per farla vergognare, che per farla allarmare.

Quello stesso vicino di casa che invece le riviste le teneva nel pollaio e ogni tanto chiamava noi bambine con voce zuccherosa dicendo “vi faccio vedere una bella cosa”.
E noi rifiutavamo perché a pelle, quell’uomo non ci piaceva.

E’ da un bel po’ che quel vecchio goffo riposa in pace. Ma a me non è rimasto un bel ricordo.

Anch’io ho fatto disegni che in teoria non si dovevano fare.
Ma è successo per caso. Per svista. Per qualcosa di personale lasciato nel cassetto sbagliato, dove non pensi che le tue figlie andranno a frugare.


L’ho fatto anch’io. E non c’erano le veline, le tette al vento. Non c’era youtube e internet.
Ma c’era comunque un po’ di male lì attorno. E non era a casa mia. Ma proprio in quella accanto.

E come tutte le cose a lieto fine, alla fine non è successo niente.
Già.
Alla fine non è successo niente.

22/04/08

Uno che si chiama Einaudi non fa per forza l'editore.




Per far capire che è ora di cominciare, il pubblico comincia ad applaudire.


C’è la gente più strana in sala: di fronte a me due adolescenti limonano come se fossero al cinema.
Di fianco a me ho un tizio incravattato, sciarpettato, con gemelli e moglie a tono.
In pendant perfetto anche con la moquette del teatro.

Aldo alla mia destra si passa le dita sulla barba.
La porta lunga da un po’ di mesi, da quando non ci siamo più visti.

Poi le luci si abbassano.
E gli applausi si fanno più forti.
Einaudi sale sul palco.
Tutti applaudono. Anche le mie mani comincino, senza che io abbia chiesto loro di farlo.
Infine il silenzio. Che in realtà non è mai vero silenzio.
Sembra che diventi impossibile per chiunque non generare nemmeno il più impercettibile dei fruscii.
Il tossire sommesso, quasi di scusa, soffiato, fa da tappeto alla musica.
Ogni tanto c’è anche il click della macchina del fotografo di scena. E del telefonino di qualche fan.


Riesco a vederlo bene da qui: posizione poltronissima centrale. Per chi sa cosa voglia dire.
Aldo ha di fianco un tizio che non lo molla. Però ci offre le golia bianche.

Quell’uomo al piano riempie la sala.
Lo fa coi piedi e con le mai.
Con gesti minimi su fondo nero.


Sembra che qui, in tutta questa concentrazione, nello sforzo assoluto di stare a sentire, nulla riesca a tacere.
Le poltrone scricchiolano molto più che in qualsiasi altra situazione.
A metà concerto passa un’ambulanza.
Porte che sbattono sommesse, ma sbattono.
In un riverbero attutito che non riesce a sfuggirmi.
E restano lì, fanno parte anche loro del suono, siamo anche noi il concerto umano.
Credo che sia questo che lui senta dal palco: il nostro concerto umano di tentativo di silenzio.
Credo che senta le palpebre umide che sbattono.
Credo che senta i respiri.
I fruscii.
Le giacche che non sono state lasciate nei guardaroba.
Il profumo di chi si è imbellettato troppo.
I respiri di questa massa umana nel buio. Che ascolta per scoppiare nel boato quando smette di suonare, e conclude. E noi a ringraziare, prima che ci ringrazi lui.

E’ così questo concerto per piano solo.
A ogni minima pausa soffio domande all’orecchio di Aldo, che mi risponde.
Non so se gli ho chiesto cose stupide.
Ride.
Mi chiede se ho sonno.
Ovviamente mento dicendo di no.
Ma tanto se n’è accorto.

Non ci sono pause.
Einaudi non ne fa, tranne una cortissima di un paio di minuti.

Ne approfittiamo per sgranchire le schiene sulle poltrone.

Il concerto dura un paio d’ore. Giuro che pensavo fossero meno

E comunque, per tutto il tempo, non sono riuscita a sfilarmi il sorriso dalle labbra.
Mi si è stampato a caldo in faccia, senza sapere perché.
Colpa della musica.

Quando usciamo piove.
Diamo la caccia al taxi che mi riporterà a casa.
Aldo mi chiede se mi è piaciuto.
Sì. Parecchio. Davvero.

E lo so che prima o poi glielo dirò: la cosa in assoluto che mi ricorderò è la sua barba, che si accarezzava durante il concerto.
Le sue dita tra la peluria che hanno sottolineato a gesti ogni pezzo. Ogni suo pensiero di compiacimento o noia.
Io di quel concerto mi ricorderò sempre Einaudi e il fruscio della barba di Aldo. Insieme.

19/04/08

I have a dream.


A parte quello di fare la scrittrice, ho un altro grande sogno:
quello di fondare un'agenzia pubblicitaria etica.
Mi piacerebbe poter scegliere di pubblicizzare solo prodotti creati nel pieno rispetto dell'ambiente. Ecocompatibili. Riciclabili. Utili.
Mi piacerebbe anche poter constatare di persona come e dove vengono prodotti.
Vorrei poter verificare anche che in quell'azienda, oltre ai prodotti, anche le persone vengono trattate bene.
Vorrei poter verificare che anche chi ne fa parte ad alto livello non abbia pendenze con la legge.
Voglio onestà sotto tutti i punti di vista.

Voglio poter garantire che abbia una finanza chiara e pulita.
Voglio che sia affidabile non solo il prodotto ma anche l'azienda sotto ogni punto di vista.

La mia pubblicità avrebbe così un doppio valore: per ciò che vende, e per ciò che in seconda battuta garantisce moralmente ed eticamente anche a sfondo sociale.

Vedere il marchio della mia agenzia su una pubblicità vorrebbe già dire assoluta lealtà.

Questo vorrei.

Ma so già che resterei subito senza clienti.

15/04/08

Week end? We can!



In totale questa settimana (compresi anche sabato e domenica) ho lavorato 86 ore.
Mi è stato detto “complimenti per l’ottimo lavoro e grazie per la disponibilità”.
Ho risposto prego, ci mancherebbe, ma devo dire che se i ringraziamenti fossero sottolineati dal suono del frusciare di un paio di 50 euro, probabilmente suonerebbero meglio.

Mi è stato risposto che sono venale.

Devo ricordarmi di rispondere così al mio dentista la prossima volta che mi presenta il conto.
Già.

Chiedere di essere pagata per le ore di straordinario è un mio diritto.

Pagarmi per il lavoro che faccio dovrebbe essere un dovere.

Ecchecccazzo!

12/04/08

Basta una croce.


Domani non andrò a votare. E neanche lunedì.
Non voglio scegliere il meno peggio.
Non voglio sentirmi dire "ma se non voti andrà a finire che qualcun altro sceglierà per te".
Lo stanno già facendo.

Io non voto.

Sputo sul parlamento e sul senato italiano.

Sono d'accordo con Dario Villa: arrendiamoci alla Svizzera.
Voglio essere invasa dai tedeschi e dal loro ordine.
Voglio che gli Svedesi e i Finlandesi passino le Alpi ed espugnino l'Italia.
Voglio il rigore e la serietà nordica.


Voglio un po' di civiltà.
Questo paese non mi rappresenta più.

E appena mi capiterà di uscire a pranzo con lo zio Egidio (quello qui sopra), mi sa che avrà un po' di risposte da darmi.

09/04/08

Tanta cacca.

Se uno mi chiede come sto in questo momento, mi viene da dire che sono sommersa dallo tzunami di mmmerda.
E' un vero casino: 3 progetti in contemporanea, tutti molto complicati. Tutti urgenti.
Io sabato e domenica sono qui- non pagata- a lavorare.
Farò notte.
E non mi fa piacere.

Ma ho un mutuo da pagare.


Io quelli che entrano in ufficio e fanno fuoco con un fucile a pompa li capisco.
Quelli che ordinano pistole su internet e poi fanno saltare i cervelli ai colleghi, li capisco.
Quei due minuti di assoluta soddisfazione incorniciati dal "non ce la faccio più", li capisco.
E hanno tutti ragione.

Sono tutte persone normali. Nessuno ha mai dato segno di cedimento.
Niente che potesse far pensare una cosa così.

In questi giorni sento che potrei arrivare a rasentare la follia.
Finché la coscienza tiene, finché la psiche non traballa, va tutto bene.
Va tutto assolutamente bene.

04/04/08

Ma a Waterloo è finita pari?

Questo è il direttore generale di Telecom.
E guadagna dei bei soldi.

Ma a chi cazzo siamo in mano?
Guardatelo.
E sputategli!


http://www.youtube.com/watch?v=D5FSE_m3OOU

Niente ricchioni in piscina.


Polemiche in Gran Bretagna perché un gruppo di naturisti ha affittato una piscina comunale per poter nuotare nudi.
Il tutto avviene rigorosamente a porte chiuse, ovviamente per non urtare chi preferisce coprire le proprie nudità.

Già. Il grande dramma sta nel fatto che i naturisti in questione siano tutti omosessuali.
Il direttore della piscina assicura che vengono rispettate tutte le norme igieniche.
Le mamme inferocite si lamentano perché il luogo è frequentato da pensionati e bambini.

Il fatto che il gruppo sia di soli omosessuali fa differenza?
Essere nudi e gay è più sporco che essere nudi e eterosessuali?

Visto il titolo "Gay nuotano nudi nella piscina comunale: scoppia la polemica",
mi sa di sì.

Ah, le mamme hanno detto "Se non permettono ai bambini di nuotare nudi, perché lo consentono agli adulti?"

Signora, perché non manda suo figlio nudo col gruppone di naturisti?
Così sguazza felice.
Secondo me nessuno le dirà di no.

03/04/08

Business is business, baby.

Dal sito del corriere:

" A 35 anni Natasha Kaplinsky è la presentatrice di telegiornale più pagata del Regno Unito. Per convincerla a lasciare la Bbc, dove era la anchorwoman del Tg delle sei del pomeriggio (il più seguito), Channel Five le ha fatto un contratto da un milione di sterline l'anno. Ha dimostrato subito di valere l'investimento: il 18 febbraio, quando è andata per la prima volta in onda alle cinque e mezzo, l'ha seguita un milione di spettatori, il 43 per cento più della media del canale per quella fascia. È andata sempre meglio: l'ultimo rilevamento l'ha data in crescita del 72%.

Però, sei settimane dopo l'esordio trionfale, ha detto che è «assolutamente felice di poter annunciare che sono incinta di tre mesi». La signora continuerà ad andare in video fino a settembre. Poi, arrivederci a dopo la nascita e a quando il piccolo potrà fare a meno della mamma per qualche ora al giorno.

La reazione pubblica del direttore generale di Channel Five è stata molto signorile: «Siamo felici per lei, le facciamo i migliori auguri». Poi il dirigente ha ammesso che «nei mesi che ci rimangono dovremo cercare qualcuno del suo livello per la sostituzione». In privato, una fonte della rete ha confidato che «c'è profonda frustrazione, anche se tutto sommato stiamo ricevendo una bella pubblicità».

(...) Ma la questione si è allargata quando il Times se ne è occupato nel suo blog Alpha Mummy. Osservando: «Che lo sapesse già o meno, quando Natasha ha cominciato a lavorare per un milione di sterline l'anno, era già incinta e la cosa fa pensare». «Ci si chiede se Channel Five si sia reso conto che stava dando un pacco di denaro a un talento che sta per infilare la porta per diversi mesi».

In un'intervista la signora Kaplinsky ha assicurato di aver discusso della possibilità di diventare mamma con i dirigenti.

Ma Alpha Mummy ha insistito allargando il tiro dal caso della star tv alle donne comuni: «I datori di lavoro non possono discriminare le donne per il fatto che restano incinte. Ma che cosa debbono le donne ai loro datori di lavoro? Non si dovrebbe rivelare di essere in attesa quando si sta per essere assunte? Dopo tutto se io cominciassi con un nuovo impiego e subito dopo chiedessi un anno di aspettativa per un progetto personale, la maggior parte della gente penserebbe a una presa in giro»."

Ci sono delle cose fondamentali nella vita di una donna. Delle cose comprensibili.
Una di queste secondo me è la pura scaramanzia anche a poche settimane o pochi giorni dal concepimento.
Io me ne starei zitta fino al terzo mese.
Perché fino al terzo non si sa mai.

Secondo me ha fatto benissimo a farsi gli affari suoi.
E' ora di finirla di pensare che la maternità sia una rottura di scatole, sia un freno nella vita professionale di una personae e soprattutto di un'azienda.
Parlano di una professionista che ha fatto alzare lo share del 72%!
Un figlio non è un progetto personale. E' un normale fatto nella vita di una donna.
E di una coppia.
Io darei incentivi alle aziende con donne incinte tra il personale.
Più si figlia, più l'azienda deve guadagnare, perché vuol dire che all'interno si gode di un bel clima.

Io è da due anni che provo ad avere figli. Da quando ho cambiato agenzia e sono venuta qui.
Cosa avrei dovuto fare? Dirlo?
Farmi discriminare? Perdere un posto per l'ipotesi di un figlio che di fatto ancora non arriva?

La signora andrà avanti fino a settembre.
Ribadisco: ha incrementato gli ascolti del 72%. Sta facendo fare miliardi alla rete per cui lavora.
Se fosse stata un uomo, avrebbe solo portato a casa gli auguri della direzione e nessuna polemica.
Puah!

01/04/08

Sporcaccione!


Se ti si rompe il preservativo sono cazzi tuoi.
Se ti scivola un piede sono cazzi tuoi.
Se hai sbagliato sono cazzi tuoi.
Adesso, oltre all’osceno impedimento di poter abortire legalmente, pare che le donne non abbiano neanche il diritto di avere la pillola del giorno dopo.
E' successo a due ragazze di vent'anni che si sono viste rifiutare dalla guardia medica la prescrizione per il farmaco.

Perché comunque fare all’amore è una colpa. Ricordiamocelo.
Dovete arrivare vergini al matrimonio.
Dovete fare figli solo con la persona che sposate.
Dovete pentirvi delle cose sporche che fate.

Ah, e come sempre, chi giudica e decide non siete voi, ma qualcun altro.

Capito?
Arrangiatevi, sporcaccione!

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