05/08/08

Finché morte non vi separi.



Ieri in piena notte ha acceso la luce e ha cominciato ad insultarla.
Lei adesso dorme nella camera coniugale col bambino che ha sei anni e capisce tutto. Pure gli improperi.
Lei lascia correre.
Tanto la casa verrà pronta tra 15 giorni.
I più lunghi della sua vita.
L’ha accontentato fino all’ultimo, anche su quella cosa del consultorio.
Ha preso appuntamento lui e non si ricordava neanche con chi.
Il prete che li ha accolti dopo una breve discussione ha dato ragione a lei su tutto: sul fatto che si sia sentita dare della “solita minestra riscaldata” anche quando si faceva trovare splendidamente in ghingheri solo per lui. Le ha dato ragione per gli anni passati a tirare quel cordone ombelicale di lui che non si staccava dalle scale del piano di sopra.
Ragione del secondo figlio non voluto sempre da lui.
Delle vacanze da sola col bambino perché lui non ha voglia di venire.
Ragione di tutto dopo che se n’era già andata una volta e poi tornata.
E lui, l’unica cosa che ha da dire è che non ha colpe. Che il torto è di lei. Che è tornata dalle vacanze cambiata.

Lui lavora. Lui porta a casa i soldi. Lui non ha fatto niente di sbagliato. Lui.
Undici anni così. Con uno che non parla. E se lo fa non dice niente di carino.
Undici anni a mentire e a fare promesse mai mantenute. La prima di tutte: portarla via da lì, da quella casa di altra gente che sopporta a malapena che tu faccia entrare le amiche dalla porta.
Mancano 15 giorni e il posto nuovo è pronto.
Anche il piccolo è contento d’andarci.

Siamo pronti anche noi a portarle i materassi, le sedie, la tv. Qualunque cosa occorra.
15 giorni.
E lui la insulta da mattina a sera, ora.
L’assilla di telefonate non appena mette il piede fuori casa per sapere dov’è e con chi.
La minaccia. Di guardarsi le spalle. Di stare attenta quando dorme.
Quando era via sola non le ha neanche fatto una telefonata per sapere come stava il piccolo.
Adesso che lei ha deciso, non la lascia stare un attimo.

15 giorni.
Eppure ho il terrore che quell’uomo ombra, quell’ameba che negli anni nulla ha fatto per renderla felice, ora possa farle del male.

15 giorni.
Ieri sera le ho mandato un messaggio e non mi ha risposto.
Scherzando ho detto “stai a vedere che sta facendo a pezzi mia sorella e la sta mettendo in una valigia!”
Ci siamo guardati. E ci siamo fatti seri.
E’ così labile il confine tra ridicolo e tragico.

Allora l’ho chiamata e per fortuna ha risposto.

Lo so. Probabilmente sono stupida e mi sto preoccupando troppo.
Ma alla fine undici anni fa in chiesa hanno promesso “finché morte non ci separi”.
E non è specificato di che morte si tratti.

2 commenti:

francesco tacconi ha detto...

stupendo! soprattutto perché io sono quell'uomo

restodelmondo ha detto...

Com'è andata, poi?

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