10/06/09

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“Guarda che ti ha sfilato qualcosa di rosa dalla borsa. Controlla.”
Stento un attimo a mettere a fuoco quello che mi ha appena detto la ragazza coi rasta.
Il ragazzone abbronzato, straniero, con l’occhio tumefatto se ne sta lì strafottente a dire “oh, cosa vuoi?”
Apro la borsa e verifico. Manca il mio cellulare. Nella sua custodia rosa.
“Ridammelo!”
“Ma non è vero!”
“Ridammelo!”
“Ma cosa vuoi da me?”
“il mio cellulare! Lei ha detto che m hai preso qualcosa di rosa, il mio cellulare è in una custodia rosa e non ce l’ho nella borsa”
“vuoi vedere nelle tasche? Guarda!
So che non posso mettergli le mani addosso. Non voglio mettergli le mani addosso.
“Svuotale!”
Si mette le mani in tasca, tira fuori chiavi monetine,
“vuoi vedere nella borsa?”
“Si, fammi vedere!”
La apre, ci metto le mani ma non c’è nulla, intanto fa per allontanarsi
“ridammi il mio cellulare”
Intanto la ragazze dice . guardagli in tutte le tasche, fagli tirare fuori tutto
Io dico ad alta voce “chiamatemi la polizia!”
E se poi non ce l’ha? E se poi io sono stupida e l’ho dimenticato in ufficio?
Però no, lo so, ce l’avevo in borsa.
La custodia rosa.
“chiamatemi la polizia!” urlo ad alta voce
“macchè polizia? Ma cosa vuoi da me? “
Si allontana. Mi metto davanti a lui. Gli prendo un braccio.
E’ più grosso di me, mi scansa con un gesto.
Qualcuno urla “non le mettere le mani addosso”
“oh non mi toccare”
A guardar bene non ha torto. Lo sto fermando.
Posso farlo?
“chiamate la polizia!”
“ma che cosa vuoi?”
“fermo ho detto!- se non hai niente da nascondere perché ti rifiuti?”
”Cosa vuoi? perché devo perdere il mio tempo per te? Cosa vuoi vedere? Vuoi vedere nelle mutande, mh?”
Si abbassa i calzoni e mette una mano dentro.
Non penso che sfilerà il pacco. Invece lo fa.
Cala gli slip. Ne tira fuori un cazzo scuro e molle. Che eretto non deve essere niente male.
Non faccio una piega, lo guardo e gli dico
“non mi interessa: ridammi il mio cellulare!”
Penso in un attimo che potrei urlare alla gente di fare il mio numero: ma ho impostato la suoneria da riunione e non si sentirebbe niente.
Urlo ancora “chiamate la polizia!”
Intanto sono pronta a seguirlo e dargli noia finché potrò.
Rivoglio il mio cellulare.
C’è l’unica foto che ho con Roberto lì sopra.
E non la voglio perdere.
Ne quella , né tanti altri ricordi che ho registrato lì.
Poi accade tutto in fretta: la gente rumoreggia, lui mi dà le spalle, continua a dire cosa vuoi, fruga nelle tasche e a un certo punto si sfila il mio cellulare dalla tasca dietro facendo finta di nulla.
Sta per andarsene.
“E no, ridammi anche la custodia rosa!”
La pura e classica questione di principio.
Se la sfila dalla tasca e me la butta addosso mentre se ne va sfanculandomi.

In tutto questo la voce mi è sempre tremata.
Avrà avuto 20 anni. Forse rom. Non saprei dire. L’ho guardato in faccia quasi tutto il tempo.
Eppure l’unica cosa che mi ricordo nel dettaglio è il suo pisello.
Pura deformazione professionale.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Valentina, riesci ad "entrare" quando scrivi.


E' il tuo mestiere, già. ;-)

Loster ha detto...

Piccola vale, gli è andata bene a quello. Poteva finire con un occhio nero o su un letto con meravigliose lenzuola di seta nera. Ti leggo tanto, mi manchi di più.

Valentina Maran ha detto...

EEEEDOOOOOOOO!
Eh!EH! Manchi tanto anche tu!

Non ho più nessuno che mi dice
"che mmeraviglia!"

Ti bacio tanto.

Anonimo ha detto...

non ho più il tuo numero. me lo ridai? sai dove trovarmi.

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