Ve lo dico senza giri di parole: io a questo giro
mi faccio fare una tromba di epidurale così tosta che mi si deve materializzare
Iggy Pop sulla porta della sala parto e chiedermi di fargliela provare.
Non me ne frega nulla del parto naturale e di tutto
quello che mi sono sentita raccontare durante il primo corso preparto: che è
sempre stato così, che è la cosa migliore per il bambino, che in Africa le
donne si fanno legare agli alberi per partorire. Vai a farti cavare un dente
senza anestesia se lo vuoi fare. Io no.
“Partorirai con dolore” è il
peggior augurio che si possa fare a una donna. Ci sono passata: non è stata la
cosa migliore né per me, né per Emma, ora col senno di poi posso dirlo. E non
mi interessa se all’ingresso della sala parto del “Ponte” le ostetriche che mi
hanno avuta in cura ancora parlano di me e della mia resistenza al dolore come
una specie di fenomeno da emulare.
Io a ‘sto giro non voglio sentire nulla.
Quello che ho provato col primo parto e che ancora
mi ricordo minuto per minuto mi è bastato (a proposito: non è vero che il
dolore si dimentica. Sappiatelo.)
Se state pensando di cominciare una filippica sul
fatto che l’ho presa male e che ci devo pensare, siete cordialmente invitati a
girare i tacchi e andarvene.
Mi sono fatta il Vietnam andata e ritorno senza
morfina, 10 ore con dolori di tutto punto.
Non ne voglio più sapere. Ho dato. Mi sono
lacerata. Quando mi hanno ricucita (tutta, e quando dico tutta, significa che
mi hanno rimessa insieme lembo per lembo) l’anestesia non prendeva più. Grazie
di tutto, saluti e baci, ma io di naturalità, mondo meraviglioso e dolore
positivo non ne voglio sapere nulla.
Se va bene per voi non significa che vada bene per
me. Quindi grazie ma se c’è lì nascosto qualche talebano o talebana della
nascita naturale, la porta è quella.
Anche perché a questo giro il nano si presenta
fuori misura già al sesto mese. Il Capoccione, come è stato ribattezzato
affettuosamente dalla mia amica Giulia, è candidato a spaccarmi in quattro già
adesso.
“Signora, non ci pensi ora, poi vedremo. Intanto
mangi pochi carboidrati, che quelli fanno ingrossare lei e il bambino” è
stato il consiglio della ginecologa. Io avrei preferito sentirmi dire “Stia
tranquilla. Se è troppo grosso programmiamo un cesareo, non ha senso soffrire”.
Invece sono qui già in ansia, piena di paura dopo
tutto quello che ho passato e che dovrò passare.
Non voglio senti fiatare nessuno. Io con la passera
ci lavoro. Anzi, ci scrivo. E per me avere quella cicatrice lunga che
arriva fino a dietro equivale ad averla in faccia.
Ho fatto un anno senza guardarmi lì sotto,
piangendo dal terrore di non tornare più come prima. E infatti così è: non sono
più come prima. Funziona abbastanza, ha nuove abitudini sue, ma non è più come
prima. È cambiata in peggio. Non tantissimo, ma meglio di certo no.
E se siete lì a pensare “hai fatto un figlio,
non potevi pensare che saresti stata come prima” beh, all’alba del 2013 io
mi aspetto che la medicina e la chirurgia possano far fronte a questo evento
così tanto “naturale”. E invece ti trovi ricucita in modo funzionale, ma non
ottimale, sei attorniata da amiche che hanno tutte esperienze molto diverse,
c’è quella che non si è ripresa mai, quella che dopo il cesareo ha delle strane
aderenze incurabili, quella che ha perdine urinarie sempre, quella che ormai
convive con infezioni continue perché ha due buchi dove ce ne dovrebbe essere
uno.
Ecco, magari poi me lo spiegate tutto questo col
miracolo della nascita…
Me la spiegate la naturalità del rimetterci per
sempre la funzionalità (e la felicità) nell’utilizzare un organo così
importante solo perché ho deciso di fare figli?
Hanno fatto le ginocchia bioniche perfettamente
funzionanti…. Perché non si può avere la passera in titanio? Perché ho la
sensazione che parlare del post parto arriviamo sempre e solo a parlare della
condizione del figlio e solo in minima parte a quella della madre?
Ho il sacrosanto diritto di difendere la mia
vagina dalla distruzione funzionale ed è quello che ho intenzione di fare.
A costo di fare un casino del boia.
E se qualcuno vuole venire a indottrinarmi sul fatto che è sempre stato
detto “partorirai con dolore”, beh, si, sono una pessima cristiana, ma una
straordinaria peccatrice. E voglio continuare a esserlo gloriosamente.
9 commenti:
"sono una pessima cristiana, ma una straordinaria peccatrice": fantastica
Grazie! :D
sei stata chiara e ne hai, credo, tutte le ragioni
mia moglie mi ha detto pari pari le stesse parole. in sala parto ho dovuto comunque litigare con tre ostetriche (ovviamente tutte e tre donne) che come al solito volevano farla pesare quasi come una concessione. A un certo punto una mi è uscita a dire "lei si sta agitando" - si ok io ho una moglie squassata dal dolore e tre galline che mi urlano contro, lei che scusa ha?
Guarda Michele, capisco e condivido tutto. Sarebbe ora di rispettare semplicemente di più i desideri delle donne - o meglio- dei futuri genitori- e piantarla con questa solfa del parto naturale si o no, e di tutte le altre manfrine. Non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti gli stessi desideri e le stesse necessità. Io quando vedo che il mio diritto a scegliere viene calpestato, mi arrabbio davvero molto. Hai fatto bene a farlo anche tu. :)
ti stimo. io sono alla prima gravidanza ma la penso esattamente come te. l'epidurale è un progresso della medicina come tanti altri.
Ho letto il post sul tuo parto e, scendendo, sono arrivata a questo. Condivido il tuo pensiero al 200%. E davvero, denuncia quelle non-professioniste che hanno violato il tuo diritto a ricordare il tuo parto come uno degli eventi piu' importanti della tua vita.
Simona
Ciao Valentina,
mi chiamo Ettore e voglio solo dirti BRAVA! Non posso certo dire che leggerti sia esattamente un "piacere"; visto che gli argomenti sono decisamente tosti, ma sicuramente è avvincente e mi piace il tuo modo di vedere le cose.
Continua così.
Chapeau
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