Capisco e comprendo la voglia di mantenere il privato,
privato. Ci mancherebbe. Ma di contro mi fa una certa tenerezza il messaggio
che vedo comparire sulla bacheche di Facebook nel profilo di molti da un po’ di
tempo a questa parte.
Mi si chiede (o meglio, la persona chiede agli amici che lo
seguono) di fare un’operazione per blindare il proprio profilo e non permettere
a terzi di leggere le discussioni.
Facebook è un social network mosso prima di tutto da una
volontà di business.
Tutto quello che noi facciamo all’interno del grafo sociale
è sostanzialmente pubblicità.
Veniamo monitorati, seguiti, studiati, e analizzati. Diventiamo
parte di un enorme algoritmo che servirà fondamentalmente a veicolare
pubblicità più o meno dedicata a noi. Siamo target allo stato puro.
Lo siamo in modo analitico. Lo siamo in modo preciso. Sanno
i nostri interessi, quello che facciamo, e soprattutto sanno quello che
clicchiamo.
Su Facebook l’interazione è la prima regola che ci rende
riconoscibili e studiabili. Nessuno dà niente per niente. Vi hanno dato uno
spazio gratuito per ritrovare amici e conoscenti (o almeno questa è la promessa
in apertura quando ci si iscrive), in cambio diventiamo target effettivo.
Quindi non stupitevi se Facebook col tempo vi renderà sempre
più trasparenti, sempre più accessibili a terzi.
È nel suo interesse economico che voi interagiate con più
persone possibili: è su questo che fonda la sua economia: vende ai clienti,
alle marche, ai prodotti la possibilità di essere visti da più persone
possibili.
E questo lo fa invitando la gente a iscriversi e permettendo
a ciascuno di allargare la propria rete di contatti. Ciascuno di noi è per Facebook
una potenziale piccola piattaforma di risonanza pubblicitaria. Tutto ciò che io
commento, clicco, leggo e condivido diviene palcoscenico per altre persone. Si
presta ad essere rimbalzato su altri profili. Meglio ancora se questa attività
viene fatta con un prodotto. Avete barattato parte della vostra privacy con il
vostro “potenziale di influenzamento”. Ciò che mi piace compare sulle bacheche
di chi mi segue, e diventa di possibile interesse anche per loro. È ovvio che
la piattaforma ora utilizzi piccoli stratagemmi per evitare che possiate
limitare la privacy e la visibilità di ciò che vi interessa. Vi lascia ancora
spazi per farvi pensare di poter controllare le cose, ma in realtà rende i
percorsi tortuosi. La richiesta che vedo sui profili invita gli amici a fare
un’operazione per rendere private le discussioni dell’utente. Dovete sperare
che lo facciano tutti gli amici. E lo dovrete chiedere anche a tutti i nuovi ai
quali vi collegherete. È uno sforzo utile? Serve vista la minima parte di
persone che si sbattono per fare qualcosa per voi?
Personalmente credo che non abbia molto senso. È un po’ come
vendere l’anima al diavolo: avete dato un po’ della privacy della vostra vita
in cambio del collegamento diretto con gente che altrimenti non sentireste più.
Dovete decidere voi se avete fatto bene o no. Avete comunque
due ottime opzioni possibili: o cancellarvi da Facebook e mettere fine
all’ansia che tutti, o troppi, possano sapere di voi; oppure potete decidere
con metodo cosa pubblicare e cosa no. Dopotutto siete voi che decidete quanto
della vostra vita mettere in piazza.
Se non volete che si sappia, semplicemente, non ditelo.
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