12/02/10

I cessi di Varese sono femmine.


Se dici di no te la tiri.
Se schivi il solito che ti dice con fare da manzo “ma lo sai che sei carina” te la tiri.
Se dici “no grazie” te la tiri.
Se dici “non mi interessi “ te la tiri.
Se ti metti i leggings e non hai il fisico, te la tiri.
Se non la dai subito a qualcuno te la tiri.
Se non vuoi compagnia te la tiri.
Se uno ti offre un passaggio e non hai voglia di salire in macchina con lui, te la tiri. Peggio se lui ha una macchina di merda: la colpa è tua e te la tiri il doppio.
Se hai quindici anni, fai un po’ la cretina con le amiche, comunque te la tiri.
Se ti incazzi quando qualcuno ti appoggi la mano sul culo, te la tiri.
Se non dai retta a un imbecille che ti tira scema a forza di dirti cazzate, te la tiri.
Se non vuoi da bere te la tiri.
Se non ti va di avere a che fare con uno che non ti piace e che non ne sta imbroccando una per fare colpo, te la tiri.

Stando a quanto dice un gruppo su Facebook, a Varese anche i cessi se la tirano.

A Varese siamo tutte stronze. E brutte.

Solo per il fatto di essere femmina e di essere detentrici di passera, ci colloca o nella categoria di quelle che se la tirano oppure no.


Perché se non sei come dicono loro, se non rispondi come dicono loro, se non sei negli schemi che dicono loro, te la tiri.
A Varese “ce l’abbiamo alta”.
A Varese il metro di misura per collocare le doti di una donna è la figa.
O la dai, oppure se te la tieni non va bene.

Questo lo affermano :
Andrea Cavani - collaudatore di ubriache- e dal nome immagino che il suo approccio col mondo femminile possa passare solo dall’eventualità che una donna sia gonfia d’alcol, perché evidentemente da sane uno così non lo caghiamo.

Stefano Cioba Franchi- il quarto uomo. Perché evidentemente se non ha almeno altri tre maschietti con cui fare comunella si vede che non riesce neanche a dire “piacere, il mio nome è”

Giacomo Sgarbossa- fomentatore- ma se gli dite che non siete d’accordo ve la tirate, quindi siete avvisate.

Massimiliano Bomber Albizzati- il martellatore- deve essere quello che se ne sta tutta la sera con lo sguardo bulso e l’occhio a mezz’asta a dirti “oh, ma lo sai che sei carina? No, ma davvero, sei carina. Ma non ci credi? Ti dico che sei carina. Oh, mica lo dico a tutte? Ma perché non rispondi? Cioè non c’è niente di male” no. È che dopo un po’ rompi le palle.


Sergio Ambrosetti- drunk pasturator.
Non ha argomenti ma ha un bicchiere in mano. Il che vuol dire “se ti offro da bere e poi non me la dai, te la tiri”
E tirarsela è peccato mortale.
Significa dire di no a uno che non ti piace.

Luca Toblerone Lo visetto- Pubblic relationship- quello che forse cercherà di rispondere a questo post a nome degli altri. Forse l’unico che ha terminato le scuole. Chissà.


Volete la prova del nove per sapere il grado di evoluzione di una città? Volete scoprire se Varese è provinciale oppure no?
Andate da una e provateci. Se vi dice di no se la tira.
Oppure andate su facebook e cercate quanti fan ha un gruppo offensivo di questo tipo.
Questo si che vi darà l’esatta immagine della grettezza di un posto. Con nomi e cognomi.

02/02/10

7 minuti di ritardo.



Sette minuti di ritardo e io finisco col sentirmi molto americana.
Prendo solo the liscio senza ghiaccio perché tanto anche la coca finisce con l’avere tutta lo stesso sapore.
Sette minuti di ritardo del treno e io finisco a sfoltire un’ora d’attesa senza spararmi.

Arriverà qualcuno a rimorchiarmi?
Il tizio seduto qui di fronte finirà col mettersi la mano sul pacco e a tirarlo fuori facendo finta di niente esattamente come ora?

Burger King.
Sono in vetrina, faccio bella mostra di me, del mio mac e della mia bevanda in tazza media.
Succhio dalla cannuccia sporcando di rosso carminio il the al limone.

Sopra di me la tv parla di sport.
Mancano ancora tre quarti d’ora che passerò qui così, se la batteria del Mac non mi molla prima.
Sette minuti.
E io finisco in un Burger King sul bordo della strada.
Potevo essere in macchina verso casa.
Potevo avere addosso i miei calzoni comodi, le mie ciabatte e starmene già sul divano.

Invece mi atteggio da pinup, con un’accavallo noncurante, lo scollo fintamente abbottonato, facendo la colta che ha molto da dire e da fare.

Cronaca di un lunedì sera che doveva andare in un altro modo.

Non posso neanche mettermi a camminare in giro: ho i tacchi troppo alti e non ho voglia di farmi venire il mal di piedi.

Sette minuti di ritardo.
Chissà se i signori delle ferrovie Nord se lo immaginano cosa succede per sette, inutili, insignificanti minuti di ritardo.
Quanta vita ti ribaltano.

Beh, se non lo sapete finisce così:
con ore di attesa che non passano più.
Con sorsi su sorsi di un pessimo the freddo, da sola, senza la voglia di chiacchierare e una miriade di altre cose da fare a casa.
Finisce coi negozi chiusi e neanche la soddisfazione di sfogare la rabbia in shopping.
Finisce davanti allo schermo del tuo computer mentre scrivi qualcosa per ammazzare il tempo. Perché questo post non è altro che l'omicidio del tempo inutile che mi manca prima di poter salire sul pullman e tornare a casa.

Finisce al freddo, perché porca miseria il Burger King non è mica cosi caldo.

01/02/10

Non sembra ma ci sono.

Molto casino. Molto lavoro (per fortuna).
Cose belle che capitano e delle quali vi terrò informati.
Vi dico solo che sto facendo un corso di Burlesque e che domenica è il mio compleanno (maledizione!)

Se c'è qualcuno in ascolto, tra un po' torno a farmi sentire!
Vale

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